Per raccontare la storia della realizzazione del Canale di Panama e, soprattutto, del terribile scandalo finanziario che l'accompagna, bisogna, necessariamente partire da parecchio tempo prima.
È noto che i discendenti dei gallo-romani sono famosi per aver reso navigabile gran parte del loro territorio. Sfruttando i fiumi esistenti, dove possibile, o costruendo appositamente dei canali.
Un canale tra due mari.
Si potrebbe arrivare a dire che si tratti di una sorta di vocazione genetica quella che li spinge a collegare, ogni volta che sembri possibile, due corsi d'acqua separati da un lembo di terra.
I francesi però, ad un certo punto della loro storia, rischiarono di veder compromessa irrimediabilmente questa innata inclinazione nazionale. Dopo aver ricoperto il loro magnifico territorio di una fitte rete di canali navigabili, fiancheggiati da romantici paesaggi rurali, si ritrovarono tristemente a corto di terreni da scavare e fiumi da collegare.
Così, quando, al seguito delle baldanzose aquile del Primo Console, giunsero in terra d'Egitto, non parve loro vero scoprire che proprio lì, non solo si poteva, forse, scavare un canale addirittura tra due mari, ma ve ne era la reale necessità.
Scoprire che il Mar Mediterraneo ed il Mar Rosso erano separati da una lingua di sabbia di lunghezza non eccessiva e desiderare di fendere quella striscia di terreno inutile per collegare i due bacini e consentire così la navigazione verso l'Asia, senza essere più costretti a circumnavigare l'Africa, fu cosa praticamente istantanea.
L'avventura francese in Egitto non durò abbastanza e, poi, alcuni disfattisti insistevano a sostenere che lo sforzo sarebbe stato vano e che le sabbie del deserto avrebbero ben presto riempito il canale.
I più contrari al progetto furono certamente gli Inglesi. Avendo impiegato alcuni secoli per ottenere il controllo dei mari del mondo, non vedevano troppo di buon occhio l'idea di ritrovarsi il Mar Giallo infestato di navi europee dall'oggi al domani.
Nonostante questo, non pochi volonterosi si impegnarono a sviluppare ambiziosi progetti, alcuni dei quali anche interessanti, ma errori di misurazione portarono a ritenere che il dislivello tra i due mari fosse più elevato del reale e questo fatto imponeva la realizzazione di chiuse e innalzava di molto i costi di realizzazione.
L'idea rimase in ogni caso sospesa, se così si può dire, nell'arrière-pensée di molti transalpini e l'idea si tramandò di francese in francese, fin verso la fine del diciannovesimo secolo.
Naturalmente sto scherzando! In realtà, la possibilità di realizzare un canale in Egitto era molto più remota risalendo addirittura ai Faraoni ed ai Persiani. Il canale venne realizzato e poi abbandonato alle sabie del deserto e se ne perse persino il ricordo.
Poi avvenne una svolta improvvisa della Storia e, quello che appariva impossibile fino a poco prima, apparve, finalmente, a portata di mano!
Verso la metà del diciannovesimo secolo, l'aristocrazia prima e l'altissima borghesia subito dopo, avevano già de tempo cessato di fornire alla Francia (ma anche a tutta l'Europa) Generali d'Armata e Marescialli dell'Impero. Ora le classi dominanti si prodigavano soprattutto a fornire capitani d'industria e finanzieri d'assalto.
Con l'immenso sviluppo del trasporto ferroviario, che iniziava proprio in quegli anni, agli industriali ed ai finanzieri si aggiunsero gli ingegneri. Tutte queste categorie di uomini erano unite da un comune pensiero positivo e dalla sensazione condivisa che unendo capitale, mezzi di produzione e tecnologia, fosse praticamente possibile realizzare qualunque cosa: anche arricchirsi spaventosamente.
Iniziava l'era delle grandi realizzazioni umane: ponti d'acciaio, treni, strade e, naturalmente anche canali navigabili.
Il primo progetto venne presentato al Governo egiziano nel 1834, naturalmente da un francese. Si trattava di Prosper Enfantin leader della setta politico religiosa detta movimento sansimoniano (una sorta di movimento hippy ante litteram), poi convertitosi all'imprenditoria.
Gli egiziani non si mostrarono particolarmente interessati alla questione, ma, nonostante questo, Enfantin diede un grande contributo alla realizzazione del futuro progetto. Al suo ritorno in Europa, fondò la Société d'étude pour le canal de Suez, che riuniva studiosi interessati al progetto, provenienti da varie nazioni, ma soprattutto da Francia, Inghilterra ed Austria: le principali potenze del tempo.
La Société d'étude pour le canal de Suez fu dunque il primo istituto ad occuparsi in modo organico della realizzazione di specifici studi di fattibilità sulla realizzazione dell'opera e rappresenta il primo passo concreto verso la sua realizzazione.
Proprio dai territori della Triplice Monarchia ecco arrivare alla ribalta un nuovo protagonista della vicenda: l'ingegnere Luigi Negrelli, nato a Fiera di Primiero, in Trentino, allora parte dell'Impero d'Austria-Ungheria.
Luigi Negrelli era ingegnere di grande esperienza in lavori ferroviari e stradali, realizzati negli immensi territori dell'Impero, ed aveva all'attivo anche la realizzazione di opere idriche sull'Adige, sul Reno ed in Svizzera.
I tecnici della Société d'étude pour le canal de Suez eseguirono accurati rilievi sui territori interessati ai lavori del futuro canale, arrivando a dimostrare che la differenza d'altitudine tra le superfici dei due mari, erroneamente valutata in epoca napoleonica, era trascurabile. Niente più chiuse quindi, ma un canale a livello i cui costi di realizzazione erano enormemente inferiori.
Il progetto assumeva dunque un profilo molto più interessante e, di conseguenza, anche le potenze europee iniziarono a guardarvi con maggiore interesse.
Tranne, naturalmente, gli inglesi che arrivarono a minacciare interventi armati e continuarono a seminare zizzania, adducendo sempre nuove perplessità sulla fattibilità dell'opera.
Nulla può comunque fermare la Storia quando questa si mette in cammino e, in particolare, quando la Storia assume le sembianze di un uomo scaltro e determinato come Ferdinad de Lesseps, vero protagonista di tutta la vicenda che stiamo raccontando.
Ex ambasciatore francese in varie parti del mondo, fra le quali l'Egitto, Ferdinad de Lesseps vanta conoscenze ed amicizie personali in un vasto ambiente internazionale. Conoscenze ed amicizie che, divenuto imprenditore ed affarista, gli consentono entrature molto utili agli affari, suoi e dei suoi soci.
Convinto sostenitore dell'idea del canale fin dal suo mandato di Ambasciatore al Cairo, de Lesseps è entrato a far parte della Société d'étude pour le canal de Suez e non solo. Uomo estremamente determinato ne ha di fatto monopolizzato il controllo dei progetti, divenendone il responsabile della Commissione scientifica internazionale.
Una delle tante amicizie preziose del de Lesseps è Said Pascià che nel 1854 diviene Viceré dell'Egitto.
Ferdinad de Lesseps si reca subito al Cairo, non appena riceve la notizia dell'importante posizione politica raggiunta dal suo vecchio amico. I due si incontrano e, immediatamente, il nuovo Viceré si convince della validità dell'idea di un canale navigabile tra Mar Rosso e Mediterraneo. Un canale navigabile, aperto alle navi di ogni nazionalità, del quale l'Egitto avrà la maggioranza delle azioni e Ferdinad de Lesseps il diritto di sfruttamento economico per 99 anni, attraverso una società creata ad oc.
Tagliato fuori definitivamente Enfantin, cooptato nel progetto il Negrelli, che comunque muore due anni dopo, Ferdinad de Lesseps si avvia tranquillamente a passare alla stroria come: "le grand Francais".
Fonda, nel 1858, la Compagnie universelle du canal maritime de Suez, raccoglie i fondi necessari ed il progetto decolla immediatamente. I lavori vengono portati a termine in un decennio.
Gli inglesi, dal canto loro, fanno ricorso al noto pragmatismo che li contraddistingue. Occupano militarmente l'isola di Perim sul Mar Rosso, vi impiantano un deposito di carbone e si apprestano a guadagnare una fortuna rifornendo le navi in transito sul canale.
Il Canale di Suez viene inaugurato il 17 novembre 1869, alla presenza dell'Imperatrice Eugenia, consorte di Napoleone III, e di svariate altre teste coronate.
Un clamoroso successo che da lustro alla Francia, alla sua imprenditorialità e, naturalmente, a Ferdinand de Lesseps, insignito dell'Ordine della Legion d'Onore e soprannominato ormai: il Grande Francese!
Sull'onda di cotanto viatico la fama di Lesseps cresce smisuratamente e di pari passo il suo prestigio. Da abile diplomatico, qual era stato, egli sa bene come coltivare i rapporti umani e professionali. L'operazione Canale di Suez gli consente di stringere ulteriori importanti contatti nel mondo politico, imprenditoriale e giornalistico, spalancandogli le porte a future ed incredibili possibilità.
Lesseps si fa promotore di molti ambiziosi progetti, anche di difficile realizzazione, come quello di un tunnel sotto il canale della Manica, o quelli di azzardati collegamenti ferroviari in Asia e attraverso il deserto del Sahara. Alcuni di quei progetti, per le difficoltà tecniche presenti al tempo, vedranno la loro realizzazione solo molti anni dopo.
Non vi è da stupirsi del diffuso interesse verso iniziative industriali e finanziarie che spesso si rivelano altrettanto avventurose quanto lungimiranti. Questo è l'autentico spirito che anima la più intraprendente borghesia durante quell'epoca di realizzazioni e fortune finanziarie che è stata la Belle Époque!
Progetti azzardati quanto geniali, consentono di realizzare fortune incredibili o di innescare disastri economici personali e collettivi di proporzioni internazionali.
Uno di questi progetti prevede la realizzazione di un canale navigabile attraverso l'istmo di Panama, territorio che all'epoca è parte integrante della Colombia.
Un progetto antico di cui si parla già dal 1500. Un progetto rispolverato più volte nel corso degli anni e su cui molto si è discusso e sondato, pur senza che un vero e proprio studio di fattibilità sia mai stato seriamente affrontato.
Sul finire del XIX secolo i tempi sembrano essere maturi. Una ferrovia è stata realizzata tra le due sponde del continente, ma la possibilità di far transitare direttamente il traffico mercantile marittimo attraverso un canale navigabile, inizia a galvanizzare sempre più gli spiriti più audaci dell'epoca.
Ora però la situazione è molto diversa. Un uomo determinato ed audace si appresta a prendere in mano le redini del progetto: Il grande francese Ferdinand de Lesseps.