Europa 33, raccolta di reportages dall'Europa, realizzati da un Georges Simenon nelle vesti, cui il pubblico è meno avvezzo ad immaginarlo, quelle di giornalista e reporter.
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Pensiamo abitualmente a Simenon come ad uno scrittore estremamente prolifico. L'uomo che ha scritto più di duecento romanzi, che ha creato il personaggio del commissario Maigret, dedicandogli ben 75 romanzi e 38 racconti. L'uomo delle centinaia e centinaia di romanzetti destinati ai quotidiani e settimanali francesi nella Parigi degli anni venti.
Simenon è stato, però, anche un grande viaggiatore e dai suoi viaggi non ha mancato di riportare impressioni e commenti, degli autentici reportages, che venivano poi puntualmente pubblicati.
Monsieur Tout-le-Monde, Au fil de l’eau, La Méditerranée en golette, Sixiéme Continent, sono solo alcuni dei tanti resoconti inviati dall'America, dall'Africa o dai canali di Francia. Uno di questi è, appunto, Europa 33, pubblicato in Italia per i tipi di Adelphi.
Europa 33 edizione Adelphi Sinossi.
È un’Europa che sonnecchia sotto la neve, ma «scossa da bruschi e terrificanti sussulti», quella dei primi mesi del 1933. Un’Europa malata, tanto che il medico, mentre la ausculta e le fa dire «33», ha un’aria preoccupata. Non è un medico, Simenon, non ha rimedi da prescrivere, ma ha il fiuto, la curiosità e la cocciutaggine del reporter di razza. E non esita ad attraversarla, questa Europa, dal Belgio a Istanbul, spingendosi fino a Batum e concentrando la sua attenzione soprattutto sui «popoli che hanno fame»: quelli dell’ex impero zarista. Risoluto a ignorare le «cartoline illustrate», Simenon ci offre, sul continente negli anni tra le due guerre, una testimonianza preziosa, fatta di immagini, episodi, annotazioni, dialoghi, scenari (alcuni dei quali torneranno, trasfigurati, nella sua narrativa). E non meno preziose sono le fotografie che scatta in viaggio, e che accompagnano il volume: perché ancora una volta, nelle stradine ghiacciate di Vilnius come nelle desolate campagne della Polonia, nella Berlino che assiste all’incendio del Reichstag come nel sordido dormitorio dei poveri di Varsavia, nello studio di Trockij sull’isola di Prinkipo come nel miserabile mercato di Odessa (e perfino negli alberghi di lusso delle grandi capitali europee, popolati di sagaci portieri, stravaganti banchieri, ricche dame annoiate e nevrasteniche, truffatori e avventuriere di alto bordo), quello che interessa a Simenon è stanare l’«uomo nudo», e mostrarcelo, come farà poi nei suoi romanzi, con compassione infinita e senza mai emettere giudizi.
Georges Simenon Giornalista Scrittore.
In Italia mancava quasi del tutto una testimonianza riguardo questa attività giornalistica di Simenon e dobbiamo essere grati ad Adelphi per aver saputo comprendere l'importanza anche di questo aspetto, nel complesso dell'opera di Simenon.
In Francia i tanti reportages realizzati tra il 1928 e il 1946 sono da tempo riuniti in un'opera dal titolo: Mes apprentissages.
Dal 1928 al 1946, Simenon viaggiò prima in Francia, poi in Europa e infine nel resto del mondo, solo per il piacere di scoprirli. Finanziò le sue curiosità facendo sì che ogni suo viaggio diventasse oggetto di reportage per diversi giornali. Questi resoconti hanno un valore di testimonianza insostituibile ancora oggi e costituiscono una fotografia del mondo dell'epoca catturata da uno sguardo e da una sensibilità eccezionali. Allo stesso tempo, forniscono un formidabile osservatorio sull'evoluzione del pensiero dello scrittore e sulle sue fonti di ispirazione. Sono proprio questi gli "insegnamenti" di un grande romanziere, raccolti qui in una nuova e definitiva edizione (lingua francese) curata da Francis Lacassin.
Mes apprentissages riunisce i resoconti che Simenon ha riportato dai suoi viaggi in Francia e nel mondo. Apprendistati, davvero, perché Simenon esercita il suo sguardo di romanziere su scene e popoli che scopre, su un altrove di cui si appropria, e così facendo si riempie di immagini e sensazioni che sfrutterà nella sua opera; apprendistati finalmente, perché il giovane va incontro agli altri, ai suoi coetanei così diversi, che cerca di capire senza giudicarli.
Oltre a costituire un formidabile osservatorio dell'evoluzione del pensiero e dell'ispirazione dello scrittore, Mes apprentissages costituisce una testimonianza insostituibile di un'epoca catturata da uno sguardo e da una sensibilità eccezionali, quelli di Simenon, grande reporter.
Dai canali di Francia a Tutto il Mondo.
Tutto ha inizio proprio sul finire degli anni venti del novecento, quando i tanti "romanzetti" venduti alla stampa iniziano a garantirgli, se non notorietà, certamente la sicurezza economica. Il giovane scrittore con moglie, cane e... femme de chambre, intraprende alcuni viaggi in battello lungo i canali di Francia.
Sarà solo l'inizio di una lunga serie di vagabondaggi.
Nel 1932 (Maigret è già nato e si è rivelato un successo) lo scrittore intraprende una serie di viaggi in località anche piuttosto remote: Africa, Est Europa, Unione Sovietica, Turchia. Poi una lunga crociera nel Mediterraneo.
Da queste esperienze prendono vita i famosi reportages che poi pubblicherà in diverse riviste. Alcuni di questi reportages costituiscono il contenuto di questo Europa 33.
Si tratta di articoli eccezionali. Simenon va in profondità: semplice e diretto come d'abitudine. Non si lascia troppo ingannare da illusioni personali o deformazioni ideologiche.
In più, l'occhio attento dello scrittore, si impegna ad immagazzinare soggetti per futuri romanzi e prevale su quello, magari più asettico, del puro reporter.
Emblematico, a questo proposito, l'incontro di Simenon con la realtà popolare della città di Charleroi, nel natio Belgio, dove lo scrittore giunge nel febbraio del 1933. La città industriale nella regione di Hainaut vive una profonda crisi sociale. Il lavoro scarseggia e la popolazione si dibatte fra infinite difficoltà.
Simenon sembra autenticamente immergersi, come farebbe il fido Maigret, nell'atmosfera degradata della città.
Scioperi, disoccupazione, chiusura di miniere di carbone, vetrerie, fabbriche. Tutte le attività che consentivano la sopravvivenza di tanta parte della popolazione sono in crisi.
Proprio sul quotidiano di questa frangia più umile della popolazione, les petites gens, come li definisce Simenon stesso, si concentra la maggior attenzione dello scrittore.
Simenon osserva e descrive gli insediamenti dove vivono i lavoratori, le strade, le case annerite dalla polvere di carbone, i tram, il paesaggio industriale.
Uno di questi lavoratori lo invita al Palais du Peuple, equivalente delle nostre Case del Popolo, dove hanno sede tutte le organizzazioni sindacali socialiste, e Simenon lo interroga sulla loro situazione sociale, sul loro modo di vivere e sugli scioperi del 1932.
Nell'aprile di quello stesso 1933 Simenon pubblica due reportages: Europe 33 e Peuples qui ont faim.
Ma traccia di questa esperienza la ritroviamo puntualmente in un romanzo realizzato nell'autunno dello stesso anno: La Locataire. Da questo romanzo, solo per informazione generale, saranno tratti ben quattro adattamenti cinematografici!
Lo scrittore vede, assorbe, fotografa, luoghi, uomini, situazioni. Dentro di lui sedimentano i tanti ricordi che poi si trasformeranno, forse, al momento opportuno, nell'ambiente e nei personaggi di una storia da raccontare.
Pochi hanno saputo guardare l'uomo del suo tempo così nel profondo da coglierne le particolarità contingenti e, insieme, gli ancestrali caratteri immutabili.
Simenon 1933: un reporter nel cuore d'Europa.
Ecco dunque cosa ci regalerà questo Europa 33, una raccolta di reportages realizzati da Georges Simenon in giro per l'Europa in uno degli anni critici del nostro continente. In un epoca in cui le "grandi illusioni" del primo dopoguerra iniziano a mostrare il fiato corto, le contraddizioni esplodono ed i primi nodi vengono al pettine mostrando, almeno ai più attenti, che tutto è molto più complicato del previsto, che non basta volere astrattamente la pace per conservarla, che l'avvenire appare tutt'altro che certo e che probabilmente quella Grande Guerra che doveva essere l'ultima, ultima non sarà per niente.
Così attraversando una Polonia che ha riconquistato dopo 150 anni, con la propria indipendenza, anche uno spazio sulla carta geografica del continente europeo, Simenon guarda con sospetto al nascente nazionalismo che culla ambizioni mal conciliabili con la miserabile realtà del presente...
Ma quale nazione! Le strade non sono strade! Le stazioni sono baracche! Le case sono scalcinate quanto le città, gli ospedali non esistono quasi! Non ci sono scuole, né università, né un esercito polacco! Non c’è niente! Neppure denaro!
Bene scriverà Marco Cicala su repubblica.it, all'uscite del libro pubblicato da Adelphi:
Dal Baltico ai Balcani, dalla Germania hitleriana alla Russia stalinista: nei reportage pubblicati da Adelphi, l’inventore di Maigret perlustrava un continente che dopo la Prima guerra mondiale già covava la successiva.
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