Il liquore detto la Fata Verde ha un nome ben preciso: si chiama Assenzio.
La storia di questo distillato viene da lontano: dalle Alpi svizzere. Ma è a Parigi che nasce la leggenda della Fata Verde e non poteva essere altrimenti, perché ogni cosa, quando arriva a Parigi, rischia di trasformarsi in Leggenda.
Possiamo provare a ripercorrere la storia di questo formidabile distillato d'erbe. Scoprire quando e come la Fata Verde ha conquistato il cuore e la mente degli uomini e il suo nome è diventato leggenda.
Artemisia il Nome della Fata Verde.
Tutto ha inizio da una piantina verde tanto diffusa sulle Alpi e nelle pianure europee; una piantina che dona il nome e la sostanza alla leggendaria Fata Verde: Artemisia Absinthium.
E' una pianta erbacea, l'Artemisia Absinthium, perenne, con fusto eretto, di colore verde-argentato e alta fino a un metro. Le foglie sono grandi, profondamente incise, grigio-verdastre nella parte superiore, bianche in quella inferiore. I fiori sono piccoli, gialli, riuniti in capolini. Fiorisce da luglio a settembre.
L'Artemisia absinthium è detta anche assenzio maggiore o assenzio romano, appartiene alla famiglia delle Asteraceae (ex Compositae) ed è una pianta conosciuta fin dai tempi più antichi per le sue proprietà terapeutiche.
Sembra che vi si faccia riferimento in un papiro egizio datato al 1600 a.C. Storicamente più sicure sono le citazioni di Plutarco e Plinio che risalgono al 150 a.C. e ne vantano la qualità come insetticida. Molte e diverse sono le antiche testimonianze dell'uso curativo dell'Artemisia Absinthium.
Utilizzato, nelle campagne e nelle vallate, sotto forma di infuso o decotto, facilita la digestione, combatte la febbre, stimola l'appetito ed aiuta nel caso di mestruazioni dolorose.
Un rimedio, insomma, buono per tutte le stagioni.
Lasciando la notte dei tempi ed avvicinandoci all'era moderna, troviamo un certo dottor Pierre Ordinaire che, rifugiatosi tra i monti della Svizzera, per sfuggire alla ghigliottina nei turbolenti e pericolosi anni della Rivoluzione Francese, si stabilì, nel 1792 a Couvet, ameno borgo della Val-de-Travers, nel Cantone di Neuchâtel.
Qui il medico riprese ad esercitare la sua professione e, cosa comune allora, a prepararsi propri medicamenti di ogni genere.
Il dottor Ordinaire conosceva le proprietà dell'assenzio maggiore e trovandone a disposizione in quantità, iniziò a distillare un suo elisir. Aggiunse, nelle giuste proporzioni, anice, issopo, dittamo, acoro, melissa e svariate quantità di altre erbe comuni. Nasce così l'assenzio moderno, anche se non è ancora una bevanda, ma un medicamento. La gradazione alcolica piuttosto elevata, 60%, ne rimarrà una caratteristica tipica.
Questo suo preparato ebbe un immediato e notevole successo e risale a questo periodo l'appellativo di Fée Verte: la Fata Verde!
Come ebbe inizio la produzione commerciale dell'assenzio?
Tutto sembrerebbe molto chiaro, ma non è vero.
La storia si complica perché non è del tutto certo come siano andate realmente le cose. Le versioni sono molte, contrastanti e un po' confuse.
Una versione dei fatti vuole che, alla sua morte, il dottore abbia lasciato il segreto della ricetta a due donne di Couvet: le sorelle Henriette e Suzanne-Marguerite Henriod. Erano veramente sorelle? Forse si trattava di madre e figlia, oppure di un'unica persona identificata con due nomi diversi. La questione è ancora aperta. E non è l'unica.
Altri sono convinti che le due sorelle svizzere distillassero già da molto prima un loro "assenzio". Cosa, questa, piuttosto comune un po' ovunque nelle valli montane. Non dimentichiamo che la pianta dell'assenzio è una componente di molti liquori, comunemente detti amari, come il Genepì, o, mischiata col vino, ai Vermut.
Wermut è anche il nome tedesco dell'artemisia maggiore e di un'antica bevanda teutonica ottenuta mischiando questa, proprio al vino.
Un'altra versione vuole la cosa ancora più complicata:
Le sorelle Henriod avrebbero avuto la ricetta non dal dottor Ordinaire, alla sua morte, bensì da una sua governante a nome Mademoiselle Grandpierre. Il dottore stesso ne sarebbe entrato in possesso tramite una non meglio identificata "Mère Henriod", la quale, pare, non avesse legami di parentela con le sorelle già citate. Ce n'è a sufficienza per confondere chiunque.
Il merito d'aver prodotto la prima ricetta della Fata Verde rimane, dunque, incerto.
La Fata Verde da Elisir ad Aperitivo.
Sia andata com'è andata, poco importa. Quello che conta è che le signore svizzere, o chi per loro, cedettero ad un certo punto, siamo nel 1797, la ricetta del loro assenzio ad un uomo d'affari della zona, tale Maggiore Daniel Henri Dubied.
Questa cosa non avrebbe avuto, forse, conseguenza alcuna sulla sorte dell'Assenzio, se un bel giorno, la figlia del Maggiore non avesse deciso di maritarsi e di scegliere, per far questo, un tale di nome Henry Louis Pernod!
Difficile tradurre letteralmente il termine "Bouilleur de cru", perché non si riferisce ad una professione, non va confuso con il distillatore, ma ad uno status, ad un privilegio. In definitiva il termine indica colui che aveva il diritto di vendere il proprio prodotto distillato, esente da tasse.
Il Maggiore Dubied, con il figlio Marcelin ed il genero Pernod, costituiscono quindi una società ed iniziano a produrre l'assenzio della ricetta di Mère Henriod nella cittadina di Couvet.
Nasce così la prima fabbrica di Assenzio del mondo. Si chiama Dubied Père et Fils.
Siamo nel 1798 e l'assenzio da medicinale digestivo si avvia a trasformarsi in un liquore aperitivo.
Nel 1805, Henry Louis Pernod, rompe con il genero e il cognato. Vede la potenzialità del prodotto e lo vuole introdurre in Francia. Egli apre una propria casa di produzione di Assenzio nella vicina cittadina di Pontarlier, situata in territorio francese a pochi chilometri dal confine svizzero, nella regione Bourgogne-Franche-Comté. Il nome dell'azienda sarà Pernod Fils.
A questo punto è necessario chiarire che la famiglia Pernod in questione, non ha nulla a che vedere, per il momento, con gli omonimi Pernod della più famosa Pernod père et fils, fondata molto dopo, 1860, ad Avignone e lanciatasi con successo nella produzione di Assenzio nel 1884.
Le due famiglie si incontreranno, dopo essere state a lungo rivali e concorrenti, prima in un tribunale, poi fondendosi in un'unica realtà produttiva, ma questo avverrà soltanto nel 1928.
Si tratta della stessa società che oggi conosciamo come Pernod-Richard e che rappresenta il maggiore gruppo industriale francese nel settore delle bevande alcoliche. Forse il più importante al mondo.
Ma tutto questo, nel 1805, è ancora molto lontano da venire e, probabilmente, neppure immaginabile nella mente di Henry Louis Pernod.
La fama della Fata Verde, rimane, infatti, confinata in ambito regionale, sia in Svizzera che in Francia, ancora per una trentina d'anni, e non è così facile per nessuno immaginare gli sviluppi e la fortuna che avrebbe avuto in seguito.
Bisogna arrivare al 1830 e agli anni della Campagna francese per la conquista dell'Algeria. I soldati impegnati in quella terra arsa e, per loro, assai poco salubre, si abituano, su consiglio dei loro ufficiali, a mescolare gocce di assenzio alla normale acqua da bere. Lo scopo è ridurre il rischio di malaria e dissenteria. In pratica lo usano come disinfettante!
Al loro ritorno in patria, i reduci d'Algeria, porteranno con se questa nuova e piacevole abitudine, diffondendola soprattutto nella capitale francese. Naturalmente la proporzione di assenzio nella bevanda verrà decisamente aumentata.
La Fata Verde Conquista Parigi.
Nel giro di pochissimi anni il successo della Fata Verde cresce a dismisura.
Subito, questo distillato, si ammanta di un vago alone di trasgressione, ma rimane a lungo appannaggio delle classi borghesi più elevate e, magari, di alcuni giovani aristocratici in cerca di emozioni. Il costo è ancora abbastanza proibitivo e questo non contribuisce certo alla diffusione del prodotto.
Ma la fama della Fata Verde cresce rapidamente grazie appunto alla nomea che l'accompagna d'essere una bevanda in grado, non solo di donare ebrezza, ma anche di procurare uno stato piacevolmente allucinatorio.
È vero? Non lo è? Chi lo sa con esattezza. Certo l'infuso da cui si distilla l'assenzio contiene sostanze potenzialmente allucinogene, ma bisogna che siano presenti in quantità importante e non sembra che questo sia mai accaduto.
In ogni caso la Fata Verde prende piede. I consumi aumentano, la produzione anche. Molti artisti e poeti ne cantano lodi e meraviglie ed anche questo contribuisce alla fama del distillato.
Con l'aumento della richiesta i produttori si moltiplicano, il prezzo si abbassa notevolmente, di pari passo con la qualità del prodotto finale.
Leggendo le statistiche ci si rende conto di quanto fenomenale sia stata la diffusione della Fata Verde. Nel periodo che va dal 1880 al 1914, la produzione passa da 700 mila litri annui a ben 36 milioni.
Tutti si buttano a produrre assenzio e lo fanno nelle modalità più sconcertanti. L'uso del micidiale alcol metilico e dell'altrettanto pericoloso colorante ricavato dal solfato di zinco, contribuiscono a rendere l'assenzio sempre più nocivo per la salute fisica e mentale dei consumatori. Grazie a questi discutibili (diciamo pure criminali) accorgimenti, un bicchiere di assenzio arriva a costare meno di un bicchiere di vino.
La Fata Verde si è trasformata nel Péril vert: il pericolo verde. L'elevato livello di pericolosità dovuto alle sofisticazioni, unito all'estrema facilità di accesso a questa bevanda fortemente alcolica, determinata dal basso costo di quello che ormai non è che un surrogato di assenzio, contribuiranno in maniera importante alla definitiva messa al bando dell'assenzio nel 1915.
Quando le associazioni proibizioniste e la Chiesa cattolica muoveranno all'assalto dell'assenzio, troveranno facile sponda nei produttori di vino e di liquori tradizionali: entrambi fortemente penalizzati dalla concorrenza, ormai sleale, della Fata verde.
La Fata Verde dagli Altari alla Polvere.
Come abbiamo detto in precedenza, la diffusione di questo distillato conobbe negli ultimi anni del XIX° secolo un'impennata incredibile, a scapito, naturalmente, della qualità del prodotto.
L'uso del metanolo in sostituzione dell'alcol naturale e del solfato di zinco per la colorazione, permisero di abbattere i costi di produzione in maniera significativa. L'assenzio così ottenuto era meno costoso di un bicchiere di vino! Ma si trattava, ormai, di un veleno.
Le conseguenze non si fecero attendere. La piaga dell'alcolismo dilagava sempre più (non sempre e non solo a causa dell'assenzio) nella società industriale che andava affermandosi sulla scena internazionale. A subire le conseguenze peggiori furono le fasce più deboli della popolazione: disoccupati, operai sottopagati, diseredati in genere.
Fra loro l'alcolismo iniziò ad avere diffusione considerevole e, con esso, si diffuse tutto il corollario di drammi personali e familiari e di danni importanti per la salute fisica e mentale delle persone colpite dalla dipendenza dall'alcol.
Nel 1905, fece scalpore il caso di un certo Jean Lanfray, operaio francese emigrato in Svizzera, che pare fosse ubriaco di vino, ma avesse bevuto anche un paio di bicchieri di assenzio, che sterminò moglie e figli il 28 agosto di quell'anno nella cittadina di Commugny.
La tragedia metteva in risalto una situazione dai risvolti effettivamente drammatici e le prime organizzazioni proibizioniste promossero varie iniziative per mettere fuori legge l'alcol in generale e l'assenzio in particolare.
Le raccolte di firme si moltiplicarono e nel 1910 fu, per prima, proprio la Svizzera a porre fuori legge quello che è a tutti gli effetti un prodotto "tipico" del suo territorio. Nella regione della Val-de-Travers si continuerà, naturalmente, a produrne di contrabbando.
Nel 1915 anche la Francia impone il divieto di vendita sul suo territorio, pur continuando ad autorizzare il commercio all'estero e nelle colonie, per consentire ai produttori di esaurire le copiose scorte.
Finisce così la storia "antica" della Fata Verde. Le proibizioni si susseguono un po' ovunque e di questo distillato d'erbe rimangono solo il mito, la leggenda e le innumerevoli opere d'arte che l'alimentano.
Rimangono anche un folto gruppo di volonterosi produttori clandestini nella regione Svizzera che lo ha visto nascere.
Le due omonime dinastie Pernod, che sul liquore verde avevano realizzato le loro fortune imprenditoriali, si indirizzarono, per sopravvivere, sulla produzione di liquori a base di Anice.
I primi a convertire furono i Pernod di Avignone che nei loro stabilimenti di Montfavet iniziarono la produzione con il marchio "Anis Pernod", nel 1918. Seguirono gli omonimi, i Pernod di Pontarlier, che nel 1926 depositarono un loro marchio "Anis Pernod Fils".
Naturalmente scoppiò una guerra fra le due società concorrenti, cosa che consentì, a tutta una numerosa schiera di avvocati, lauti guadagni per almeno un paio di anni.
Il 4 dicembre del 1928 le due società si fusero nella Établissements Pernod. Inizia la storia di tutta una serie di famosissime bevande alcoliche conosciute con i nomi di Pastis e Pernod. La componente fondamentale di questi liquori è l'anice stellato e il colore, questa volta, è il giallo. Nella lotta commerciale tra produttori di liquori all'anice si inserisce, nel 1932, un terzo incomodo: Paul Ricard.
É lui ad imporre sul mercato, con un'abile campagna pubblicitaria, il suo "Ricard, le vrai Pastis de Marseille". Il successo è immediato e la concorrenza alla Pernod sarà spietata.
Tutto si ricompone nel 1975 quando le due società si uniscono per costituire il Gruppo Pernod-Ricard. Realtà industriale che rappresenta, oggi, il secondo gruppo mondiale di bevande alcoliche e vini, dopo gli inglesi di Diageo e prima della Bacardi-Martini.
La storia della Fata Verde non finisce certo così. Un po' come l'Araba Fenice anche la Fata Verde rinasce dalle proprie ceneri e riconquista, almeno in parte, il suo ruolo nel mondo delle cose da bere. Ma questa è storia di oggi.
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