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L'aria di Parigi

La Parigi di Simenon e Maigret, del Cinema, dei Bistrot, delle Canzoni, della Malavita.

Simenon e Maigret nella casa sul fiume

Simenon e Maigret nella Casa sul Fiume.

C'è una casa a Givet, affacciata sulle acque impetuose del fiume Mosa che inesorabili scorrono verso Nord. Simenon vi giunge nella primavera del 1929, Maigret nell'inverno del 1932.

La casa dei Fiamminghi. Quella vera, a Givet, al tempo in cui era un bistrot sul confine belga
La casa dei Fiamminghi. Quella vera, a Givet, al tempo in cui era un bistrot sul confine belga.

La casa è quasi a ridosso della barriera del confine belga.  Sorge al 26 di rue de France ad Hastière.

Georges Simenon la raggiunge navigando la Mosa sul suo battello, l'Ostrogoth, appena uscito dal cantiere navale di Fécamp dove è stato armato.

Oggi quella casa sul fiume è una dimora privata,  un po' malconcia fino a qualche anno fa, ma di recente ristrutturata.

All’epoca in cui vi giunge Simenon, era un bistrot: il Café Français.

Il commissario Maigret vi si reca per investigare, informalmente, sulla misteriosa scomparsa di una giovane donna di Givet.

Ovviamente è il suo autore, Georges Simenon, a voler ambientare una delle più famose inchieste del suo straordinario personaggio in quella città e, in modo particolare, in quella casa.

Cosa c'è in quella casa sul fiume che colpisce tanto lo scrittore belga?

Non lo possiamo sapere con certezza. Forse proprio quella sua stana posizione geografica, al limite di due terre così simili e così diverse. Forse i frequentatori del locale: francesi, valloni, fiamminghi.

Battelli in navigazione sui fiumi e canali di Francia.
Battelli in navigazione sui fiumi e canali di Francia.

Certo è che il ricordo di quella casa e le sue particolari atmosfere serviranno, in qualche modo, a Simenon, come punto d'aggancio per ben tre romanzi: tutti molto importanti.

Chez les Flamands (un Maigret del1932), La Maison du canal (1933) e, più tardi, Chez Krull (1939).

Tre romanzi che hanno molto in comune, pur nell'originalità di ognuno, ma soprattutto condividono un tema centrale: quello della difficile convivenza tra genti diverse per cultura e radici.

Il timore e l'ostilità reciproca che quelle differenze provocano e, per contrasto, le passioni che animano e spesso travolgono il cuore degli uomini. Passioni che non conoscono pregiudizi o preconcetti e che accomunano tutti, anche quando sono espresse in maniera differente.

Ora vogliamo raccontare, per sommi capi, la genesi del primo romanzo che Simenon realizza ispirandosi, specificatamente, a quella strana abitazione che gli è capitato di visitare, navigando il fiume Mosa, nella primavera del 1929.

La casa dei Fiamminghi.

Simenon in Costa Azzurra.

È inverno, ma è l'inverno di Cap d'Antibes, Costa Azzurra, l'inverno mite che non affligge l'anima con rimorsi d'alcun genere.

Georges Simenon, poco incline ai rimorsi, vi si trova perfettamente a suo agio e scrive.

Siamo nel gennaio/febbraio del 1932, e lo scrittore belga si trova, già da dicembre dell'anno precedente, a Les Roches Grises, una località nei pressi di Cap d’Antibes, dove si è temporaneamente stabilito, ospite di un amico parigino, per riprendersi dalla vendita del battello, l'Ostrogoth, con cui ha navigato in lungo e in largo i canali di Francia, Belgio ed Olanda.

L'ingresso della villa Les Roches Grises a Cap d'Antibes.
L'ingresso della villa Les Roches Grises a Cap d'Antibes.

La villa è proprio in faccia al mare, vicino al piccolo Port Salis, in Boulevard de Bacon. Simenon vi rimane solo pochi mesi, ma non si tratta certo della classica vacanza.

Simenon Impegnato tra Cinema e Letteratura.

In quei tre mesi invernali (dicembre 1931-febbraio 1932) lo scrittore realizza tre nuovi Maigret e ne termina un quarto iniziato in precedenza.

Nell'ordine si tratta de L'ombre chinoise, L'affaire Saint-Fiacre, Chez les Flamands e Le port des brumes.

In quello stesso periodo, oltre a scrivere i suoi romanzi, Simenon collabora alla realizzazione delle sceneggiature dei primi due film tratti da sue opere: Le Chien jaune di Jean Tarride e, soprattutto, La Nuit du Carrefour realizzato da Jean Renoir.

Il regista Jean Renoir impegnato su di un set cinematografico
Il regista Jean Renoir impegnato su di un set cinematografico.

Addirittura Renoir raggiunge lo scrittore proprio ad Antibes e, qui, i due lavorano insieme alla stesura della sceneggiatura.

Un Automobile Americana per uno Scrittore di Successo.

Forse è proprio l'atmosfera da "cinema" in cui Simenon si trova inserito, oppure l'aria sofisticata e sfarzosa della Costa Azzurra a contagiarlo; magari le due cose insieme.

Fatto sta che il giovane scrittore acquista, in quei giorni, una Imperial Chrysler, lussuosa macchina americana, fatta venire appositamente dagli Stati Uniti perché in Francia non è ancora commercializzata.

La Imperial Crysler modello 1931.
La Imperial Crysler modello 1931.


Manie di grandezza? Forse. Chi può dirlo con certezza? Forse c'è dell'altro o potrebbe esservi.

Georges Simenon un Anno dopo Maigret.

In quei primi mesi del 1932 ricorre esattamente un anno dal fatidico lancio dei romanzi con protagonista il commissario Maigret. Il successo è sostanzialmente consolidato; i titoli vendono anche all’estero e, come abbiamo ricordato, l’autore vede registi importanti interessarsi ai diritti sui primi romanzi della serie.

Probabilmente, Simenon, pur nella grande considerazione di se stesso che lo caratterizza, non immagina che venderà, negli anni, più di 800 milioni di copie dei suoi libri, né che saranno tradotti in quasi tutte le lingue del mondo.

Quello che è certo, è che sente di aver intrapreso la strada giusta e di avere competenze e capacità sufficienti a percorrerla.

Anche la figura del suo commissario è ormai ben delineata, sia nei tratti fisici, quelli essenziali che Simenon concede ai suoi lettori, sia nel modus operandi e nel carattere umano e professionale.

Il personaggio piace, le storie convincono, l’editore è sicuramente soddisfatto: Simenon si è dimostrato di parola e consegna, regolarmente, un titolo al mese come promesso.

 

Simenon e Maigret nella Casa dei Fiamminghi.

Siamo dunque sulla Costa Azzurra e in pieno inverno, quando Simenon inizia a scrivere Chez les Flamands, 14° romanzo con Maigret protagonista.

Come nasce questa storia torbida ed intrigante. Drammatica fino al punto d'assumere, nel finale, i connotati di una tragedia greca?

Lo scrittore immagina il suo commissario impegnato ad indagare sulla misteriosa scomparsa di una giovane donna, madre di un bimbo di tre anni, avvenuto nella cittadina di Givet al confine con il Belgio.

Al centro della vicenda, una famiglia di origini fiamminghe, trapiantata in Francia da anni, e la casa, metà abitazione e metà emporio, dove i fiamminghi vivono e lavorano, al limite estremo di quell'enclave francese in terra belga eredità delle guerre del Re Sole Luigi XIV.

Quella casa sul fiume al confine belga.

Partiamo dunque, con la nostra serie di osservazioni, proprio da quella casa, che abbiamo visto esiste veramente e, ora come allora, rimane il primo edificio in terra francese.

Nel romanzo, Simenon, colloca l'abitazione dei fiamminghi a non più di cinquecento metri dall'abitato di Givet. Nella realtà la casa dista almeno quattro chilometri dal centro della città. Probabilmente, lo scrittore accorcia le distanze per rendere più verosimile quell'andare e venire, a piedi, del suo commissario, dalla casa al suo albergo.

Uno scorcio della cittadina di Givet, nel Dipartimento delle Ardenne.
Uno scorcio della cittadina di Givet, nel Dipartimento delle Ardenne.

Come abbiamo visto, quando Simenon vi si reca nel 1929, l'edificio ospita un bistrot e probabilmente anche la famiglia che lo gestisce.

Che questi fossero fiamminghi o francesi non è dato sapere, ma potrebbe essere interessante da scoprire.

Il nome del locale, Café Français, suggerisce che fossero francesi o, al massimo belgi di origine vallone.

Di certo, la clientela del locale era composta anche dai tanti battellieri fiamminghi, che navigando la Mosa, nelle due direzioni, non avranno mancato di rifornirsi o rifocillarsi in quel bistrot.

Forse Simenon, mentre batte a macchina le pagine del suo romanzo, ripensa alla prima crociera a bordo del suo battello, che ha da poco venduto, e alle esperienze di tre anni prima.

I Fiamminghi protagonisti del Romanzo.

I ricordi dello scrittore sono sempre stati per lui fonte di ispirazione. Molti dei luoghi in cui ha vissuto o che ha avuto l'occasione di visitare gli hanno offerto lo spunto per ambientare le sue storie, così come alcune persone che gli è capitato di incontrare sono divenute, loro malgrado, protagoniste o comprimarie nelle intricate trame delle inchieste di Maigret.

Anche in quel principio d'inverno del 1932 sono ancora i ricordi a venirgli in aiuto. Ricordi lontani. Ricordi di famiglia.

Ad affiorare sono gli stessi ricordi che, dieci anni dopo, egli racconterà nel suo primo romanzo autobiografico: Pedigree.

Georges Simenon alla Ricerca del Tempo Perduto.

Un romanzo, Pedigree, in cui, lo scrittore belga, narra le vicende che vanno dalla sua nascita alla fine del primo conflitto mondiale. Pur utilizzando nomi diversi da quelli reali, Simenon, racconta la sua vita nella Liegi dei primi anni del novecento. Racconta la sua infanzia, gli anni della scuola, i primi turbamenti da adolescente.

Soprattutto racconta di sua madre, fiamminga, e di suo padre vallone; delle tante e diverse figure che compongono le rispettive famiglie di appartenenza. Stili di vita e visioni del mondo differenti. Persino due lingue differenti.

È a questo punto che entriamo nel vivo di tutto quanto c'è, dentro e dietro l'ispirazione del romanzo La casa dei Fiamminghi.

Un'odierna immagine della città di Liegi con il fiume Mosa che l'attraversa.
Un'odierna immagine della città di Liegi con il fiume Mosa che l'attraversa.

C'è la madre di Simenon e quel tanto di sangue fiammingo che è nel sangue dello scrittore. Il rifiuto di quella loro mentalità, inflessibile, un po' gretta, ma accondiscendente largamente verso se stessi.

La costante attenzione di quella gente alle apparenze e ai beni materiali. L'altrettanto costante paura verso il futuro, che può privarti di tutto in ogni momento.

C'è la rivolta dell' scrittore di successo che ha costruito giorno per giorno la propria fortuna, ma che vede nel denaro solo l'occasione di misurare il proprio valore e la possibilità di godere di quello che la vita piò offrire.

C'è il rifiuto di una morale cangiante alla bisogna. C'è, quindi, anche una  una Imperial Chrysler fatta arrivare dagli Stati Uniti!

Non manca certo una latente e inevitabile nostalgia, che riecheggia negli odori, nei suoni, nei colori che emergono dai ricordi di un bimbo che andava in visita ai parenti di mamma. Nelle loro case, nei magazzini dei loro negozi.

C'è forse la sensazione di un dualismo interiore allo stesso Simenon e della lotta perenne che ne consegue.

È evidente che dovremo parlarne ancora...

 

Contributi al Post.

Immagini e informazioni sono state reperite in rete:

L'immagine del Café Français proviene dal sito: Trussel.com

L'immagine della villa Les Roches Grises proviene dal sito: Trussel.com

L'immagine del regista Jean Renoir proviene dal sito: Quinlan

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