Un delitto in Olanda (Un crime en Hollande), è l'ottavo romanzo della serie Maigret pubblicato da Georges Simenon, per i tipi Fayard nel luglio 1931. Il romanzo Un delitto in Olanda, è ambientato nella cittadina olandese di Delfzijl, località destinata a rimanere famosa nella vita di Simenon e nella storia di Maigret.
È a Delfzijl che Simenon Immagina Maigret.
Quando, a maggio del 1931, Simenon scrive Un delitto in Olanda, lo scrittore, dopo alcune necessarie riparazioni, ha da poco ritrovato il suo Ostrogoth, il robusto battello fatto costruire a Fécamp e battezzato a Parigi nell’aprile del ‘29, dal curato di Notre-Dame.
Il primo Maigret è stato scritto proprio su questo battello e così il secondo ed il terzo; alla fine del 1931, quando Simenon vende l’Ostrogoth, saranno ben otto i romanzi dedicati al commissario, scritti fra le robuste pareti di questa goletta.
Un crime en Hollande è ambientato proprio a Delfzijl, la cittadina portuale Olandese dove lo scrittore belga racconterà di avere avuto per la prima volta l’intuizione del personaggio di Maigret, durante una sosta forzata con il battello.
Oggi, in quel luogo sorge una statua dedicata al commissario Maigret, realizzata dallo scultore Pieter De Hont e che venne inaugurata il 3 settembre 1966, presente lo stesso Simenon e ben quattro interpreti cinematografici e televisivi del suo personaggio: l'inglese Rupert Davies, il tedesco Heinz Rühmann, l'olandese Jan Teuling e l'italiano Gino Cervi.
In realtà le cose sappiamo, con ragionevole sicurezza, che sono andate in modo diverso, ma poco importa e non vi è nulla di male se gli olandesi vantano i natali del commissario simenoniano.
Forse l'idea di un personaggio bonario e corpulento cui affibbiare il nome di Maigret gli è veramente venuta in quel luogo. Forse no. Quello che è certo è che il ricordo della cittadina olandese e delle sue atmosfere, riemerge ancora vivissimo nelle pagine di questo suo ottavo romanzo Maigret.
In Un delitto in Olanda, vediamo il commissario Maigret svolgere la sua indagine all’interno di un ambiente piccolo-borghese e famigliare, che sarà poi quel milieu che caratterizza la totalità delle inchieste condotte dal commissario, nei romanzi successivi, con pochissime eccezioni (Maigret, Lognon et les gangsters).
Da questo romanzo in poi, per quanto le vicende narrate possano coinvolgere malavitosi incalliti (vedi Maigret et son mort, Mon ami Maigret o La colère de Maigret, solo per dirne alcuni), il cuore della vicenda è sempre nei rapporti intimi che legano le persone coinvolte.
Non nasce certo con Un delitto in Olanda, il Maigret che siamo abituati ad amare, ma, diciamo, che da questo romanzo in poi, il personaggio assume la sua forma definitiva. Quella anticipata in quel piccolo capolavoro che è Il cane giallo e che, dopo Un delitto in Olanda, non muterà più in maniera sostanziale.
Quella forma narrativa che spingerà Alberto Savinio ad accusare, bonariamente, Simenon di aver imborghesito, creando la figura del commissario Maigret, la letteratura di genere poliziesco.
Eppure, proprio da questo romanzo in poi, si solidifica, se così si può dire, all'interno della narrazione un certo tipo di critica anti-borghese. Critica che sarà sicuramente presente, in varie forme, nel complesso dell’opera di Simenon. Non si tratta di una critica sociale, la definirei piuttosto, una critica esistenziale.
Certo, Maigret stesso è un borghese, ed è un uomo completamente autocentrato, il cui mondo valoriale non è mai messo in discussione. Un uomo di sentimenti apparentemente semplici, ma assoluti, capace di comprendere gli altri e le loro debolezze, senza per questo, mettere mai in discussione il proprio universo valoriale.
Lui si impegna, e riesce, ad individuare le "crepe" che intaccano in profondità l'apparente sicurezza delle persone con cui entra in rapporto durante l'indagine.
Maigret, è anche un uomo che disprezza sopra ogni cosa la bassezza e la vigliaccheria (quella morale più che quella fisica), la bigotteria e la meschinità camuffate da virtù, l’arroganza dei deboli che, per privilegio dovuto alla ricchezza (vera o presunta) o alla fama, non esitano a schiacciare gli altri.
In più, Maigret, è un funzionario dello Stato, nell’accezione ottocentesca del termine, e questa è una categoria professionale non esattamente assimilabile alla borghesia. Un'importanza ed un riconoscimento sociale, molto superiori al tenore di vita che lo stipendio consente loro, caratterizza il funzionario dello Stato.
Quello che essi rappresentano nella società non deriva dal denaro o dalla capacità negli affari, bensì dal fatto di rappresentare un ente superiore alla società e garante dei suoi valori. Anche in questo caso, però, il commissario si pone contemporaneamente dentro la categoria e fuori da essa. Quasi un ponte fra la vita dell'uomo comune e le istituzioni tenute a governarne le azioni.
La sua vocazione è aggiustare i destini altrui. Una sorta di cavaliere d’altri tempi, quasi un Don Chisciotte che però non confonde mai i mulini a vento con giganti e le mandrie di pecore con nemici.
In questo romanzo, Maigret, si trova a confrontarsi proprio con il tipo umano
che di quanto c’è di negativo nella borghesia rappresenta, per Simenon buon vallone d’Oltremosa, la quintessenza: i fiamminghi.
C’è un misto di ammirazione e antipatia fra Simenon e i fiamminghi. Quelli belgi e, ancora di più, quelli olandesi che sono anche protestanti.
Non è la vocazione al lavoro e nemmeno l’amore per la vita semplice ed austera a suscitare la riprovazione di Maigret e del suo autore, ma il perbenismo esasperato che li spinge a negare l’esistenza stessa delle passioni umane e, di conseguenza, ad una sorta di inumanità.
Maigret non accetta questa scelta di vita che sacrifica una parte della propria natura al mito di un ordine esteriore, che sarebbe lo specchio esatto di un ordine interiore e che in realtà è solo una finzione.
Quanto vi sia di campanilistico in questo non è dato sapere, ma non è poi tanto difficile da immaginare. Sappiamo che la madre di Simenon è di stirpe fiamminga e conosciamo le incomprensioni ed i drammi che hanno caratterizzato il loro rapporto.
La vicenda di Un delitto in Olanda è nota a chi legge Maigret. Il commissario è inviato da Parigi per collaborare ad una indagine che vede coinvolto un cittadino francese. Il professor Duclos esperto di criminologia, ha tenuto una conferenza nella città di Delfzijl, organizzata da un comitato cittadino dedito alle buone opere ed all’educazione dei propri simili.
Dopo la conferenza, il francese è ospite nella casa della presidentessa del comitato e del marito di lei Conrad Popinga, insegnante presso la scuola navale della città.
Oltre al professore francese ed ai padroni di casa sono presenti altri ospiti: una copia di vicini di casa con i due figlioletti, la figlia di un fattore che abita anche lei nelle vicinanze, un allievo di Popinga e la sorella della moglie di lui.
Il quadretto sarebbe quello tipico delle case olandesi con il the servito in grandi teiere foderate, i mobili in perfetto ordine, la casa di un’assoluta pulizia, così come l’animo dei suoi abitanti. Una cortesia composta che non valica mai quella soglia del pudore elevato a stile di vita.
Tutto perfetto tranne che dopo il ricevimento, un colpo di pistola, sparato dalla casa, uccide Popinga mentre sistema la bicicletta nella rimessa dietro l'abitazione. Duclos è il primo ad accorrere e, inavvertitamente, impugna la pistola che ha sparato, trovata sul davanzale della finestra del bagno. Da questo incidente nascono i sospetti della polizia olandese e la conseguente missione di Maigret.
Un delitto in Olanda si apre con un Maigret che giunge in treno nella cittadina olandese e che prende contatto gradualmente con quel paesaggio da cartolina, tutto ordine luce ed equilibrio. Così come ordinati squisiti e fiduciosi sono gli abitanti che il commissario incontra al suo arrivo. Tutto è perfetto.
Fattorie che sembrano villini, canali, prati e barche che si fondono in un unico sublime paesaggio.
Questo è l'aspetto esteriore delle cose. Dietro questa, facciata un mondo di persone come tutte le altre, che lavorano, trafficano, nascondono le proprie pulsioni e persino i propri sentimenti. Un universo umano che protegge se stesso dietro un paravento di virtù che mai e poi mai deve essere infranto, anche a costo di mistificare la realtà.
Maigret a tutto questo non ci sta: è più forte di lui.
Arriverà alla scoperta della verità anche se si tratta di una verità che nessuno desidera veramente scoprire. Perché rivelare la verità significa sollevare il velo sull’ipocrisia intrinseca di quel mondo, perfetto solo in apparenza, che sull’apparenza regge i propri equilibri sociali e morali.
C’è forse un momento in cui Maigret pensa di lasciar perdere? Di limitarsi a dimostrare l’estraneità del suo connazionale al delitto, terminare la missione e tornarsene a casa?
Non è possibile dirlo con certezza. Fin da subito il commissario è l’elemento estraneo, quello che non parla la lingua e non capisce né le parole delle persone né il loro mondo.
Maigret capisce, però, benissimo la vittima, Popinga, con la sua brama di vita frustrata, i suoi appetiti così umani e naturali, schiacciati da convenzioni pesantissime e quasi inumane.
E l’accanimento con cui, intorno a lui, tutti cercano di inquinare l’indagine sembra non lasciargli alternative.
Quando lo stesso commissario olandese, in combutta con Duclos, arriva ad imbastire un goffo tentativo di corruzione nei confronti di Maigret (una ricca cenetta alla francese) il dado è tratto e nulla può più trattenere il nostro commissario dall’andare fino in fondo.
Lui non capisce loro, ma, è evidente, loro non hanno capito lui. A questo punto è una questione di principio.
La verità trionfa in una drammatica sequenza finale in cui nulla e nessuno si salva. Un delitto in Olanda termina così, con Maigret che prende il treno alle cinque del mattino e se ne torna in Francia senza che nessuno lo saluti o lo accompagni alla stazione: nemmeno il connazionale Duclos.
Due dei personaggi che compaiono nel romanzo meritano sicuramente una notazione a margine, non direttamente collegata alla vicenda.
Sono Jean Duclos e Conrad Popinga. Il sospettato del delitto e la vittima.
Il primo è un intellettuale, un accademico votato allo studio teorico, e ci viene descritto in maniera tale da renderlo immediatamente antipatico.
Tronfio, saccente, narcisista si trova subito in conflitto con Maigret, ma la cosa è assolutamente reciproca.
E qui c’è una particolarità curiosa.
Se Maigret si limitasse a vedere in lui un teorico un po’ fanfarone e gli rimproverasse esclusivamente questa tendenza alla “scienza per la scienza”, non ci sarebbe nulla di strano. Ma la critica di Maigret non si ferma qui. Si spinge fino ad attaccare, in Duclos, il tipo umano, l'intellettuale cosmopolita senza vere radici né senso di appartenenza, se non al proprio ambiente orgogliosamente apolide.
Il commissario riconosce subito le differenze che lo dividono dal professore; gli rimprovera il fatto di non essere francese, ma svizzero naturalizzato e in sovrappiù un protestante.
Caratteristiche che, in qualche modo, il personaggio condivide con lo stesso Simenon. Anche lo scrittore non è un vero francese, ma un immigrato belga, venuto in Francia a cercar fortuna.
Il secondo personaggio, Popinga, è la vittima: l’uomo assassinato di notte mentre ripone la propria bicicletta in garage.
La sua figura non meriterebbe una particolare attenzione, se non fosse per le caratteristiche che in qualche misura accomunano, anche lui, al suo autore.
Quella fame di vita, l’amore per i viaggi per mare e un appetito sessuale che lo porta ad insidiare indifferentemente, quasi tutte le donne che gli capitano a tiro. Tutti tratti che sappiamo comuni anche a Simenon.
Vi è quasi la sensazione che l'autore scinda se stesso in due personaggi diversi.
Quasi voglia evidenziare due aspetti del proprio carattere e porli in opposizione l'uno all'altro.
Queste sono, naturalmente mie considerazioni che lasciano il tempo che trovano e contano assai poco.
Quello che conta è che il romanzo è vivace ed originale e scorre via piacevolissimo fra scene idilliache e addirittura divertenti.
Quella in cui Maigret aiuta a far nascere un vitellino nella fattoria olandese o quella della cena con il collega della polizia locale, che lo vorrebbe ammansire.
A queste si alternano momenti di palpabile drammaticità.
Vere e proprie sequenze in senso cinematografico. Simenon con il suo linguaggio essenziale riesce spessissimo a rendere ciò che descrive in modo eccezionalmente dinamico.
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Un delitto in Olanda: il Romanzo.
Un delitto in Olanda (titolo originale francese Un crime en Hollande, pubblicato in traduzione italiana anche col titolo Maigret in Olanda) è un romanzo poliziesco di Georges Simenon con protagonista il commissario Maigret. È l'ottavo romanzo dedicato al personaggio del celebre commissario.
Un delitto in Olanda ambientato a Delfzijl.
Il romanzo Un delitto in Olanda è ambientato a Delfzijl, una località dei Paesi Bassi dove nel 1929 Georges Simenon ideò il personaggio del celebre commissario.
A Delfzijl è stata posata una statua raffigurante Maigret dello scultore, originario di Utrecht, Pieter De Hont (1917-1997), inaugurata dallo stesso Simenon il 3 settembre 1966 alla presenza di alcuni degli attori che negli anni, al cinema o in televisione, hanno interpretato il ruolo del commissario Maigret: l'inglese Rupert Davies, il tedesco Heinz Rühmann, l'olandese Jan Teuling, l'italiano Gino Cervi e il francese Bruno Cremer.
Il romanzo è stato scritto a bordo dell'"Ostrogoth" a Morsang-sur-Seine nel maggio del 1931 e pubblicato per la prima volta in Francia, nel luglio dello stesso anno per l'editore Fayard.
In Italia il romanzo Un delitto in Olanda è apparso per la prima volta nel 1933, con il titolo Un delitto in Olanda, tradotto da Guido Cantini e pubblicato da Mondadori nella collana "I libri neri. I romanzi polizieschi di Georges Simenon" (n° 7). Sempre per lo stesso editore è stato ripubblicato, dal 1960 col titolo Maigret in Olanda e dal 1988 nella traduzione di Claretta Agostoni, in altre collane o raccolte tra gli anni trenta e ottanta. Nel 1996 il romanzo è stato pubblicato presso Adelphi con il titolo Un delitto in Olanda, tradotto da Ida Sassi, nella collana dedicata al commissario.
Al romanzo Un delitto in Olanda sono ispirati tre adattamenti per la televisione:
- Episodio dal titolo The Fontonay Murders, facente parte della serie televisiva Maigret, per la regia di Alan Bridges, trasmesso per la prima volta sulla BBC l'8 ottobre 1963, con Rupert Davies nel ruolo del commissario Maigret.
- Episodio dal titolo Un crime en Hollande, facente parte della serie televisiva Les enquêtes du commissaire Maigret per la regia di René Lucot, trasmesso per la prima volta su Antenne 2 il 26 giugno 1976, con Jean Richard nel ruolo del commissario Maigret.
- Episodio dal titolo Maigret en Finlande, appartenente alla serie televisiva Il commissario Maigret per la regia di Pekka Parikka, trasmesso per la prima volta il 27 settembre 1996, con Bruno Cremer nel ruolo del commissario Maigret. L'ambientazione, rispetto al libro, è stata spostata a Suomenlinna in Finlandia. In Italia l'episodio è apparso con il titolo Maigret in Finlandia.
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