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L'aria di Parigi

L'aria di Parigi

La Parigi di Simenon e Maigret, del Cinema, dei Bistrot, delle Canzoni, della Malavita.


Maurice Barrès tra Nazionalismo, Radici e Identità

Pubblicato da Fulvio Nolli su 6 Gennaio 2024, 11:14am

Tags: #Scrittori Francesi

Maurice Barrès Scrittore imprescindibile.
Maurice Barrès tra Nazionalismo, Radici e Identità

So bene che Monsieur Zola è un grande scrittore; amo la sua opera, che è potente e bella. Ma si può cancellarlo dal suo tempo con uno sforzo di pensiero; e il suo tempo rimarrà lo stesso. Se Monsieur Barrès non avesse vissuto, se non avesse scritto, il suo tempo sarebbe diverso e noi saremmo diversi. Non vedo in Francia nessun uomo vivente che abbia esercitato, attraverso la letteratura, un'azione uguale o comparabile.

Léon Blum

Maurice Barrès e la Difesa dell'Individuo.

Maurice Barrès, nato il 19 agosto 1862 a Charmes (Vosgi) e morto il 5 dicembre 1923 a Neuilly-sur-Seine (Senna), è uno scrittore e politico francese, figura di spicco del nazionalismo francese.

Il Culto del Sé e la Terra e i Morti.

Il primo asse del suo pensiero è "il culto del sé": Barrès afferma che il nostro primo dovere è difendere il nostro sé contro i Barbari, cioè contro tutto ciò che rischia di indebolirlo nello sviluppo della propria sensibilità.

Il secondo asse è riassunto dall'espressione "La terra e i morti", approfondita nei tre volumi del Romanzo dell'energia nazionale: Les Déracinés (1897), L'Appel au soldat (1900) e Leurs Figures (1902), che testimoniano l'evoluzione di Maurice Barrès verso il nazionalismo repubblicano e il tradizionalismo, l'attaccamento alle radici, alla famiglia, all'esercito e alla terra natia.

 

Le Radici di Barrès: Un Viaggio tra Auvernia e Lorena.

La famiglia paterna di Maurice Barrès era originaria dell'Alvernia (sud-ovest di Saint-Flour).
Alla fine del XVI secolo, uno dei rami della famiglia si stabilì più a nord, a Blesle, di cui Jean-Francis Barrès (bisnonno di Maurice Barrès) fu sindaco e consigliere generale.

Uno dei suoi figli, Jean-Baptiste Auguste, dopo essersi arruolato nella Guardia Imperiale, si ritirò nel 1835 a Charmes, nel dipartimento dei Vosgi, dove si sposò.

Da questo matrimonio con una donna di Lorena, ebbe un figlio, Auguste (padre di Maurice), che a sua volta sposò Mlle Luxer, il cui padre fu sindaco di Charmes nel 1870.

La famiglia materna di Maurice Barrès si era stabilita in Lorena dal XVII secolo.
Pierre Moreau fa notare che questa famiglia materna era molto legata a Nicolas Rémy, membro del tribunale degli scabini di Nancy nel XVI secolo, che aveva avuto a che fare con numerosi processi di stregoneria. Con il titolo di Demonolatria, aveva pubblicato le confessioni che aveva ricevuto.
Maurice Barrès possedeva un volume di questa Demonolatria.
Forse questo retaggio non è estraneo alla sua curiosità per le manifestazioni singolari dell'aldilà.

Maurice Barrès e gli studi a Parigi.

Maurice Barrès compì gli studi al Collège de La Malgrange, vicino a Nancy; da giovane interno, sentì crudelmente questo primo "sradicamento" e la promiscuità con i suoi compagni poco rispettosi della sua natura riservata.

Al culto del sé, ci sono arrivato il giorno in cui i miei genitori mi hanno lasciato in mezzo a bambini cattivi nel cortile d'onore di La Malgrange.

Dopo il liceo di Nancy (ora liceo Poincaré), iniziò gli studi presso la Facoltà di giurisprudenza, sempre a Nancy; il suo certificato di iscrizione è esposto nella sala dei professori della Facoltà, e una targa commemorativa è stata apposta al 38 rue de la Ravinelle, dove affittava una camera.

Maurice Barrès e l'occultista Stanislas de Guaita furono amici fin dall'anno 1878, al Lycée de Nancy; i loro percorsi si differenzieranno poi, nel 1882, quando arrivarono entrambi a Parigi.

Maurice Barrès, letterato e Giornalista.

A Parigi, spinto dalla sua vocazione letteraria, Barrès moltiplicò le sue collaborazioni con riviste letterarie.

Nel 1884 fondò una rivista, Les Taches d'Encre, di cui scrisse quasi da solo i primi quattro numeri.
Nel primo numero espone il suo credo estetico e politico:

 

La nostra missione sociale, a noi giovani, è riprendere la terra sottratta, ricostruire l'ideale francese che è fatto tanto del genio protestante di Strasburgo quanto della brillante facilità di Metz. I nostri padri mancarono un giorno: è un compito d'onore che ci lasciano. Hanno spinto così avanti il dominio della patria nei campi dello spirito che possiamo, se necessario, consacrarci unicamente alla preoccupazione di riconquistare gli esiliati.

Diremo che la Francia è grande e anche la Germania lo è. Qualunque siano, d'altra parte, gli istanti della politica, tre popoli guidano la civiltà in questo secolo: la Francia, l'Inghilterra, e anche la Germania.
E sarebbe per noi una perdita irreparabile se una di queste torce dovesse scomparire.

Il patriottismo di oggi non assomiglia né allo chauvinismo di ieri né al cosmopolitismo di domani.
Abbiamo padri in tutti i paesi.
Kant, Goethe, Hegel hanno diritti sui primi di noi.

Maurice Barrès, successo letterario e politica.

Dopo gli studi di legge a Parigi, Maurice Barrès conosce a 26 anni un successo precoce con il primo volume della sua trilogia "Le Culte du moi".

Assiduo frequentatore dei circoli letterari, conferma il suo talento con il seguito di quel suo primo lavoro "Un homme libre" nel 1889 e "Le jardin de Bérénice" nel 1891.

Si lancia quindi nella politica: la sua volontà di anticonformismo e il suo spirito ribelle lo spingono a diventare boulangista, e viene eletto deputato di Nancy nel 1889.

Si impone successivamente come capo degli antidreyfusardi e si orienta verso un nazionalismo tradizionalista. Nel 1894 fonda il suo giornale, La Cocarde, e sarà eletto, dai suoi oppositori e detrattori, capo della "tribù dei riempitori di teschi" (tribu des bourreurs de crâne).

La tribù dei riempitori di teschi.

L'espressione bourrage de crâne, che corrisponde al nostro "lavaggio del cervello", apparsa nell'argot parigino alla fine del XIX secolo, si diffuse durante la prima guerra mondiale per designare la propaganda oltraggiosa e spesso fuorviante della maggior parte dei giornali.

L'espressione fu resa popolare dal giornalista Albert Londres che nei suoi reportage denunciò quel modello di propaganda durante il periodo bellico.

Il 29 novembre 1916, Le Canard enchaîné, lanciò un referendum per “l'elezione del grande capo della tribù dei bourreurs de crâne ”.

La domanda era: “Quale, secondo te, tra i giornalisti che ogni giorno si mettono sotto i riflettori, merita, a tutti gli effetti, il titolo di Grand Chef?”

Pubblicato il 20 giugno 1917, il vincitore fu Gustave Hervé, battendo di misura proprio Maurice Barrès, poi vennero Charles HumbertBrunau-Varilla, Maurice Schwob ed Henri de la Ville d'Avray (pseudonimo di Maurice Maréchal: proprio il fondatore de Le Canard enchaîné).

Il Maurice Barrès antisemita e xenofobo di fine Secolo.

Fondatore della Lega della Patria francese nel 1898, Barrès non nasconde, nei suoi testi, le proprie inclinazioni antisemite e xenofobe.

Se la xenofobia matura in lui dalla ferrea volontà di recuperare e difendere l'identità e la Tradizione francese, visti come perno per ritrovare la forza di affrontare gli immensi cambiamenti politici, morali e sociali conseguenti ai mutamenti epocali di fine '800.

L'antisemitismo è frutto della percezione di accerchiamento ai danni della Francia e della sua cultura, che Barrès, come molti altri francesi dopo la sconfitta del 1870, sente operato da centri di potere, politico e finanziario, esterni ed interni alla Francia.

Sensazioni derivate anche dal terribile choc provocato dallo Scanalo di Panama.

Nel suo famoso discorso del 10 marzo 1899 alla Lega della Patria francese, intitolato La Terre et les Morts, Maurice Barrès ritorna ampiamente sulla necessità di «ripristinare l'unità morale della Francia, per creare ciò che ci è mancato dopo la rivoluzione: una coscienza nazionale».

Nominato deputato di Parigi nel 1906, nelle file del movimento boulangista, tale rimase fino alla fine dei suoi giorni. Nello stesso anno entrò all'Accademia di Francia dove succedette a Paul Déroulède alla guida della Lega dei Patrioti nel 1914.

Avversario di Jaurès e dei pacifisti durante la prima guerra, nel 1920 riuscì a far adottare dalla Camera dei Deputati il ​​suo progetto volto a istituire una festa nazionale per Giovanna d'Arco.

A Parigi, Maurice Barrès frequenta il salotto di Leconte de Lisle (dove incontra José-Maria de Heredia, al quale succederà all'Académie Française), e, come tutta la gioventù del suo tempo, è molto influenzato dal pensiero di Hippolyte Taine e quello di Ernest Renan, che tuttavia non esita a deridere in due brevi racconti del 1888: Monsieur Taine en voyage e Huit jours chez Monsieur Renan.

Maurice Barrès dopo l'esperienza della Grande Guerra.

L'esperienza della Grande Guerra rafforzò ulteriormente, se mai fosse possibile, lo spirito nazionalista che lo animava. Al contrario il sacrificio di sangue del Popolo francese mitigò in lui i sentimenti fortemente antisemiti.

Di fronte all'evidenza del contributo alla lotta nazionale, offerto dai francesi di fede ebraica, Maurice Barrès non esita a rendere omaggio agli ebrei francesi nella sua opera, Le diverse famiglie spirituali di Francia (1917), dove li colloca accanto a tradizionalisti, protestanti e socialisti come uno dei quattro elementi del genio nazionale.

In particolare, Barrès, rende omaggio agli ebrei uccisi durante la Grande Guerra: uomini come Amédé Rothstein, Roger Cahen, Robert Hertz. Immortala la figura del rabbino Abraham Bloch, colpito a morte mentre consegnava un crocifisso ad un soldato moribondo.

La scomparsa precoce di Maurice Barrès.

Maurice Barrès muore il 4 dicembre 1923, all'età di soli 61 anni, nella sua casa di Neuilly-sur-Seine, colpito da una congestione polmonare.

Dopo un funerale nazionale celebrato a Notre-Dame de Paris alla presenza di Alexandre Millerand, Raymond Poincaré e del maresciallo Foch, fu sepolto nel cimitero di Charmes. Si pensò che il Pantheon avrebbe accolto le sue spoglie ma, in una lettera scritta al figlio Philippe, Barrès scrive prima di morire: 

Quando morirò, Philippe, dovrò essere condotto all'ombra del campanile di Sion e non rattristarti, perché la mia fortuna si compirà se mi fonderò in questa terra ricca di continuità lorenese.

Riscoprire oggi Maurice Barrès.

Questo mio scritto non rende minimamente onore alla complessità della figura di Maurice Barrès.

Personaggio complesso perché difficilmente inquadrabile, tenace sostenitore di un principio di "Libertà responsabile", che qualcuno ha cercato di esaurire in alcuni stereotipi grossolani e infamanti.

Di recente L'Institut ILIADE ha curato l'edizione di un'opera dedicata a Maurice Barrès, realizzata da Jeremy Baneton.

Il volume monografico si intitola: Maurice Barrès, Le prince de la jeunesse.

 

Maurice Barrès, Le prince de la jeunesse.

Dal sito de L'Institut ILIADE.

Maurice Barrès appare spesso come il simbolo invecchiato di un passato lontano. Generalmente ridotto a poche etichette infamanti, questo cantore della terra e dei morti fatica a trovare il posto che gli spetta nella storia intellettuale e letteraria moderna. Perché lungi dall'essere un dottrinario antiquato, Barrès era soprattutto un uomo libero, i cui entusiasmi, languori, dolori e ricerca dell'assoluto risuonano più che mai con le nostre domande contemporanee.

Ma è proprio questa dimensione moderna e rivoluzionaria che Jeremy Baneton evidenzia perfettamente in questa monografia.

“Parlare di Barrès”, ricorda, “è accettare la libertà di una parola sorprendente, lirica nella sua politica come nei suoi romanzi, allegra e malinconica allo stesso tempo. È rifiutare “l’irreggimentazione delle menti”, la sclerosi.

Tratto dall'intervista a Jeremy Baneton su Revue Éléments.

Jeremy Baneton, nato nel 1997, si è laureato in filosofia alla Libera Università di Bruxelles. Nel 2023 fonda la piattaforma di formazione IdéoChoc. Maurice Barrès, il principe della giovinezza è la sua opera prima.

L'opera di Barrès è un'ingiunzione all'azione, al superamento di questo nichilismo spesso doloroso di cui lui stesso è vittima. Ma come ritornare all'energia, alla vitalità? Come lasciare il pessimismo invalidante per l’azione? Come creare quando la catena di trasmissione è spezzata?

 

Tutta questa storia non è che il momento in cui il problema della vita mi si presenta con grande chiarezza. Poiché è stato detto che non bisogna amare a parole ma nei fatti, dopo l'entusiasmo dell'anima, dopo la tenerezza del cuore, il vero amore sarebbe agire.

È qui che Barrès mi sembra particolarmente attuale per il nostro campo, il suo lavoro è un metodo. Metodo di autocoltivazione, di egoismo come dice lui, il cui esercizio porta al superamento dell'individualismo. La cultura del Sé è un'ascesi morale al termine della quale l'uomo riscopre la tradizione. Di analisi in analisi di fronte al proprio vuoto, il Sé ne coglie il significato sociale. È un frammento di una catena. Il lavoro di Barrès è un’educazione. Descrive la riscoperta del passato, di verità vitali.

L'intervista completa, in lingua francese:

Il libro Maurice Barrès, Le prince de la jeunesse è disponibile solo in lingua francese sul sito de L'Institut ILIADE:

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