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L'aria di Parigi

L'aria di Parigi

La Parigi di Simenon e Maigret, del Cinema, dei Bistrot, delle Canzoni, della Malavita.


Joséphine Baker la Venere Nera regina delle Notti Parigine

Pubblicato da Fulvio Nolli su 1 Settembre 2024, 11:42am

Tags: #Anni Ruggenti, #Cantanti e Canzoni Francesi, #Teatro e Cabaret a Parigi

Joséphine Baker regina della Ville Lumière.

È la sera del 2 ottobre 1925 e a Parigi sta per esplodere una bomba! Una bomba di danza e sensualità esotica, con un nome ed un cognome: Joséphine Baker.

Quella sera il Théâtre des Champs-Elisées è gremito. C'è grande attesa per il nuovo spettacolo che debutterà di lì a poco. In sala fra il pubblico, anche il poeta Robert Desnos, il pittore Francis Picabia e lo scrittore Blaise Cendrars.

Amano la nuova musica Jazz che imperversa ormai a Parigi, soprattutto vogliono ammirare le scenografie cubiste disegnate dal comune amico Paul Colin.

Una sorpresa inaspettata attende loro come tutto il pubblico presente.

Joséphine Baker la Venere Nera regina delle Notti Parigine.
Joséphine Baker la Venere Nera regina delle Notti Parigine.

 

Joséphine Baker la Venere Venuta dal Missouri.

C'è una ragazza in teatro, quella sera, che ancora non lo sa, ma la cui vita sta per cambiare radicalmente. Viene dal Missouri dove è nata, diciannove anni prima, il 3 giugno del 1906.

Risponde al nome di Frida Joséphine McDonald e, nonostante la giovanissima età, alle sue spalle ha già una vita difficile e due matrimoni falliti.

La madre di Joséphine, Carrie McDonald, è una ballerina di origini afroamericane, mentre, il probabile padre, Eddie Carson, è un musicista di strada, di origini, forse, spagnole.

Lui non la riconosce come figlia e, già nel 1907, abbandona le due donne e svanisce nel nulla. Rimasta sola, Carrie McDonald, convola a giuste nozze, di lì a poco, con tale Arthur Martin, un operaio di modestissime origini, che la renderà madre altre tre volte.

La famiglia versa in condizioni economiche estremamente precarie e, la piccola Joséphine è presto chiamata a contribuire in qualche modo al bilancio familiare. Viene messa a servizio in diverse famiglie, dove svolge i lavori domestici. Occasionalmente e in modo estremamente discontinuo riesce a frequentare la scuola, che comunque lascia definitivamente a 13 anni.

Nel febbraio del 1920, quando ha solo 13 anni, cosa oggi abbastanza inconcepibile, si sposa una prima volta. Il matrimonio dura solo pochi mesi, poi lei se ne va di casa e si unisce ad un trio di artisti di strada: la Jones Family Band. È con loro che Joséphine inizia a muovere i primi passi di danza. Una danza molto "istintiva", ovviamente. Nessuno le ha mai insegnato seriamente qualcosa in proposito. Chissà: forse la madre le ha trasmesso una naturale inclinazione al ballo.

Girovagando per gli Stati Uniti, con il piccolo gruppo di artisti cui si è unita, la ragazza giunge a Philadelphia, siamo nel 1921, e qui incontra un nuovo amore e un nuovo marito. Di quest'ultimo sono rimaste maggiori tracce anche se non particolarmente significative. L'uomo si chiamava William Howard Baker e, per lo meno, ha avuto il merito di contribuire alla formazione del nome d'arte della moglie: Joséphine Baker

 

Joséphine Baker dal Missouri alle Luci di Broadway.

Joséphine ormai guarda lontano: la strada non le basta più. Ora ha 16 anni, un'idea già abbastanza chiara della vita: almeno per come si rivela alla povera gente come lei.

Anche il secondo matrimonio finisce, più o meno, in un battito di ciglia: forse un anno. Joséphine vuole tentare la fortuna a New York. Vuole danzare, conquistare palcoscenici. Diventare una Star del Music Hall!

Lascia il marito e parte per New York. Una destinazione precisa nella mente: i teatri di Broadway.

Sono anni, quelli, in cui la musica nera conosce un primo momento di grande popolarità. Il Jazz è uscito dal ghetto e, risalendo la costa atlantica, da Miami ora imperversa un po' ovunque. Nella Grande Mela, ovviamente, più che altrove.

Ora lei è Joséphine Baker e con quel nome si presenta, senza alcun timore, nei teatri di Harlem, dove si esibiscono gli artisti neri, cercando un'opportunità da sfruttare.

Non è una cosa facile, ottenere una scrittura come ballerina, per una ragazza che non ha alle spalle nessuna specifica istruzione o esperienza. Molte porte le si chiudono in faccia.

Ma come abbiamo detto, quello è un momento magico per la musica nera e, in qualche modo, c'è posto e gloria per tutti.

Caso vuole che sia in allestimento una rivista di particolare importanza: Shuffle Along.

Non si tratta di uno spettacolo esattamente come gli altri. Sarà la prima rivista musicale, composta esclusivamente da artisti neri, ad andare in scena non ad Harlem ma a Broadway!

Joséphin entra nel cast come figurante con un piccolissimo ruolo, ma subito si fa notare per la sua eccentricità, per la carica di simpatia e, diciamolo pure, per la sensualità della sua figura.

Dopo due anni di repliche, Joséphine Baker, lascia lo spettacolo per un ruolo un pochino più significativo, offertole dalla Sissle and Blake stage production, nel nuovo spettacolo che ha in allestimento: The Chocolate Dandies.

Nulla di eclatante, è sempre una ballerina di fila, ma è comunque un passo avanti.

Nell'estate del 1925, Joséphine Baker, è impegnata nel corpo di ballo della rivista Tan Town Topics, in scena al Plantation Club di Manhattan.

È precisamente in quel momento che le si offre la possibilità di entrare nel balletto di una grande rivista musicale, interamente interpretata da artisti afroamericani, destinata a debuttare niente meno che a Parigi.

Lei non lo immagina di certo, ma quella che le viene offerta è l'occasione della vita. Non solo un'ottima offerta di lavoro, ma la strada diretta che conduce nel firmamento delle Star internazionali.

 

Joséphine Baker conquista Parigi ed è subito la Venere Nera.

L'evento che stiamo rievocando è il debutto a Parigi di uno spettacolo musicale e d'arte varia, interamente interpretato da afroamericani, fatti appositamente venire dagli Stati Uniti. Il titolo sui manifesti non lascia dubbi in proposito: La Revue nègre.

Sono gli anni in cui, nella Ville Lumière, imperversa la moda della cosiddetta  "négrophilie". Dopo il primo conflitto mondiale, a Parigi, sono arrivati in massa gli "americani" e si sono innamorati della città. Non poteva essere diversamente.
A loro volta i parigini si sono innamorati, prima della musica jazz e, subito dopo, di tutto quanto faccia riferimento a una reale o presunta "cultura nera".

 

La Revue Nègre: Genesi e Realizzazione.

Il Visionario Magnate Rolf de Maré.

L'idea di uno spettacolo interpretato da artisti unicamente afroamericani, nasce nella mente di Rolf de Maré che, proprio nella primavera del 1925, ha assunto la direzione del Théâtre des Champs-Elisées e ha in animo di trasformare la grande sala in un Opéra-music-hall.

La presenza di musicisti, ballerini e performer afroamericani è, in quel momento, molto in voga in Francia come nel resto d'Europa, ma uno spettacolo completamente in Noir, nessuno lo ha ancora immaginato e proposto.

In accordo con il suo direttore artistico, André Daven, e con l'amico Fernand Léger, pittore ed artista a tutto tondo, realizzatore anche di costumi e scenografie teatrali,
de Maré contatta una sua conoscenza ben inserita nel mondo dello spettacolo, sia in Francia che negli Stati Uniti: Caroline Dudley Reagan.

Caroline Dudley Reagan, nata a Chicago e trasferitasi poi a Parigi, è nota, soprattutto, per essere stata la compagna di vita del poeta e scrittore Joseph Delteil e, con lui, ora è sepolta nel cimitero di Pieusse, piccolo borgo dell'Occitania. In quegli anni, però, la Reagan è ancora la moglie dell'addetto culturale dell'ambasciata americana a Parigi.

Caroline Dudley Reagan Vola a New York.

Innamoratasi dell'idea del de Maré, Caroline, si offre di occuparsi della produzione dello spettacolo e, nell'estate del 1925, parte per New York con l'intenzione di arruolare una compagnia d'avanspettacolo interamente afroamericana da portare sui palcoscenici parigini.

Per riuscire nel progetto si affida alla direzione scenica di Louis Douglas, ballerino e coreografo afroamericano che si esibisce regolarmente a Parigi dal 1903.
Il 21 settembre del 1925, tutto sembra pronto e Caroline Dudley Reagan, Louis Douglas e l'intera compagnia si imbarcano, a New York, sul piroscafo Berengaria: destinazione Cherbourg e Parigi.
Giungono nella Ville Lumière il 26 settembre e qui iniziano i primi problemi.

Un Musical Troppo Americano che non può Conquistare Parigi.

Quando Rolf de Maré e il suo direttore artistico André Daven, assistono alla prima prova sul palco del Théâtre des Champs-Elisées, restano allibiti e si scambiano un'occhiata perplessa.

Nessuno dei due aveva pensato che scritturare un'intera compagnia statunitense e far loro allestire una rivista, avrebbe avuto come risultato uno spettacolo buono per Boston o Filadelphia, magari anche per New York, ma del tutto improponibile a Parigi.

Ottimi certo i due protagonisti principali: la cantante Maud de Forest e il ballerino e coreografo Louis Douglas. Piacevole anche il corpo di ballo, con le esuberanti Chorus girl che danzano il charleston.
Ma è tutto troppo pudico: troppo "americano"! Maud de Forest è troppo elegante e giunonica e poi canta il blues.

Louis Douglas è bravissimo, ma quando si esibisce con Marion Cook, sembrano Fred Astaire e Ginger Rogers. Le Chorus girl troppo vestite e per nulla selvagge.

Non vi è nulla di "Parigino" in quello spettacolo e nemmeno nulla di veramente selvaggio: nulla di "negro" ed esotico, come se lo immaginano i parigini.

E mancano solo dieci giorni alla Prima dello spettacolo! Urge cambiare qualcosa per salvare l'operazione e va fatto subito.

Manifesto dello spettacolo parigino La Revue nègre, Parigi 1925
La Revue nègre, Parigi 1925 - Immagine dal sito https://www.jazzageclub.com/

 

Da Spettacolo Afro-Americano ad Afro-Selvaggio.

Paul Colin, scenografo e costumista, ha già in mente alcune possibili soluzioni.

Fra le ragazze del corpo di ballo ha notato alcuni soggetti interessanti: uno in particolare.
Si chiama Joséphine Baker.

Come abbiamo detto in precedenza, Louis Douglas l'ha scovata mentre si esibiva nel corpo di ballo della rivista Tan Town Topics, in scena al mitico Plantation Club di Manhattan.

La ragazza è specializzata in una sorta di danza sincopata, particolarmente frenetica e che accompagna con smorfie di ogni tipo. In più ha un corpo mozzafiato.

I costumi delle ballerine sono veloci da realizzare: un gonnellino ricoperto di piume e nient'altro.
In ulteriore soccorso viene mobilitato anche Jacques-Charles, uno dei registi di riviste di music-hall più famosi dal dopoguerra. Propone aggiustamenti fondamentali.

Joséphine Baker, finora impiegata solo in balletti collettivi e in un duetto, con Marion Cook, viene scelta per condividere la parte da protagonista con Maud de Forest e Louis Douglas.
I suoi sfrenati siparietti di danza apriranno e chiuderanno lo spettacolo. Danzeranno, entrambi seminudi, lei e il ballerino Joe Alex, originario dell'isola di La Réunion. Una danza sensuale e scatenata che rimarrà famosa come: la Danse sauvage.

Tutto molto più "Afro". Tutto molto più "Parigino".

A raffigurare l'America, sempre per come se la immaginano i parigini, le scenografie di Colin, con grandi grattaceli cubisti, e Sidney Bechet con il suo fantastico clarinetto.

In effetti il risultato fu ammirevole. Uno spettacolo unico, che mescolava musica da jazz-band e coreografie originali, spettacoli di burlesque, scenografie con set mobili, davanti alle quali, anche l'esibizione di corpi seminudi perdeva volgarità.

Joséphine Baker in uno dei suoi famosi ed essenziali costumi.
Joséphine Baker in uno dei suoi famosi ed essenziali costumi.

 

Elogi e Critiche allo Spettacolo della Revue Nègre.

Lo spettacolo La Revue Nègre va in scena a Parigi, prima, e in Europa, poi, fino al 1929. La prima rappresentazione è stata, come abbiamo già detto, la sera del 2 ottobre 1925 ed ha suscitato enorme scalpore.

Non mancarono alcune critiche anche feroci, ma nel complesso il successo fu grande e i maggiori critici del tempo ne riconobbero la validità professionale ed artistica.

Jean Cocteau definisce entusiasticamente, Joséphine Baker, come Surrealista!

Altrettanto colpiti dalla Venere nera saranno i già citati Francis PicabiaBlaise CendrarsFernand Léger, che non cesseranno di promuoverne la prorompente figura.

Il giornalista e critico letterario Gustave Fréjaville, scrive di lì a poco:

"La vera novità di questo spettacolo è per noi proprio la continuità dei suoi effetti, il ritmo orecchiabile dell'insieme e il valore personale di molti dei suoi artisti, in particolare della star, Joséphine Baker."

André Levinson, giornalista di origini russe, profondo conoscitore del monde della danza e del balletto, scrive:

"Certe pose della signorina Baker, i lombi curvi, la groppa sporgente,
le braccia intrecciate e sollevate in un simulacro fallico, evocano tutte le caratteristiche principali dell'alta statura del negro.
Il senso plastico di una razza di scultori e le furie dell'eros africano ci attanagliano. Non è più la ballerina stravagante, è la Venere Nera che perseguita Baudelaire."

La drammaturga e giornalista Yvon Novy è quella che più penetra in profondità con la sua analisi:

Che dire della Revue Nègre […]? Rivelazione? Sì, in più di un modo. Questa
dissolutezza, questa frenesia di colori; l'epilessia acrobatica dei gesti, contorti in spirali allucinanti, rilassati in getti improvvisi e disarticolati;
questa febbre frenetica, questo movimento vertiginoso scandito da un ritmo
ossessivo, implacabile, di prodigiosa sicurezza, di regolazione metronomica, non era mai stato raggiunto con pari intensità.

Soprattutto c'è un elemento di successo che va sottolineato con forza perché
raramente è stato raggiunto con tanta maestria. È una stretta collaborazione,
fusione perfetta tra tutti i protagonisti, tra il jazz e i cantanti,
tra le comparse e le star, tra i cantanti e i ballerini. IL
il movimento sembra amplificato da mille piccole cose, i gesti da giocoliere
del virtuoso direttore d'orchestra con la sua bacchetta, un figurante negro appollaiato
su una botte in fondo al palco che perde improvvisamente l'equilibrio, il
il sassofono lascia il leggio per unirsi all'azione, gesti di disprezzo
della star che simula gelosia mentre le “ragazze” danzano
tutte insieme. Tutto è attentamente regolato, tutto aiuta con l'incantesimo teso
da cui non possiamo uscire, tutto vibra, si agita e non ne siamo molto sicuri
che le due sirene dei giganteschi piroscafi che si stagliano vagamente
in sottofondo non inizieranno improvvisamente ad urlare.

Per Joséphine Baker è l'inizio di una favola e l'avvio di una meravigliosa carriera che non avrà mai più interruzioni!

Alcune delle immagini utilizzate provengono dal Sito:

C'é molto anche su Amazon, dedicato a Joséphine Baker. Due proposte su tutte:

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