Quéméneur e Seznec: due uomini e un mistero.
Pierre Quéméneur e Guillaume Seznec, i protagonisti della misteriosa vicenda che abbiamo iniziato a narrare in un post precedente, sono due imprenditori.
Pierre Quéméneur è un commerciante di legname, Guillaume Seznec è proprietario di una segheria.
Che si conoscano tra loro non può, quindi, certo stupire.
Il primo acquista partite di legname dove ci sono e le rivende dove servono. In più produce egli stesso una certa quantità della sua merce, in una tenuta boschiva di circa 90 ettari, a Plurivo, la cui gestione è affidata al fratello Louis.
Pierre Quéméneur è un uomo di successo, è ricco e rispettato da tutti, è stato persino eletto Consigliere regionale e si avvia ad una brillante carriera politica.
Guillaume Seznec possiede una segheria, ma non può essere definito esattamente ricco. Ha investito nella propria attività anche soldi che non aveva; ha molti debiti e il suo nome è piuttosto chiacchierato.
Di qualsiasi natura fossero i rapporti precedenti, intercorsi fra questi due uomini, il Destino unisce definitivamente la loro storia il 25 maggio del 1923, quando partono insieme, da Rennes in Bretagna, per un viaggio che dovrebbe condurli fino a Parigi.
Uno di loro scomparirà nel nulla, l'altro verrà accusato di omicidio!
Il caso poliziesco che li vede protagonisti è, nella sua apparente semplicità, piuttosto complesso.
Questo perché, ad alcune domande, anche piuttosto rilevanti, l'inchiesta ed il processo non sono riusciti a fornire alcuna risposta precisa o, addirittura, nessuna risposta in assoluto.
Come ci suggerisce il commissario Maigret, in particolare nel romanzo La casa del giudice, in ogni inchiesta poliziesca, l'indagine deve partire dai soli dati assolutamente certi di cui si è a conoscenza.
In questo specifico caso i soli dati assolutamente certi, a disposizione degli investigatori sono tre:
- Quéméneur e Seznec partono insieme da Rennes, in Bretagna, a bordo di un'automobile Cadillac, messa a punto per l'occasione, il 25 maggio del 1923, di buon mattino.
- La stessa vettura riporta Seznec a casa propria, a Morlaix, sempre in Bretagna, il 27 maggio.
- Della sorte di Pierre Quéméneur non si saprà mai più nulla.
Perché i due uomini decidono di intraprendere il viaggio?
Qual è la loro meta?
Cosa accade esattamente durante quel viaggio?
Perché Seznec ritorna, due giorni dopo, a casa propria, da solo e per nulla preoccupato sulla sorte dell'amico?
Infine: come arrivano gli investigatori a sospettare di lui e, più tardi, i giudici ad accusarlo e condannarlo?
Come ho anticipato in precedenza, alcune di queste domande hanno una ragionevole risposta, altre meno, altre ancora non ne hanno alcuna.
In realtà il viaggio che i due uomini intraprendono e che ho voluto definire "misterioso", tanto misterioso poi non lo è.
Molto si conosce di quel viaggio, perché esistono testimonianze in grado di fornire sufficienti informazioni sulla dinamica degli eventi.
Poco o nulla si sa sul suo epilogo. Poco o nulla si conosce sui motivi reali di quel viaggio.
Proprio qui sta il vero mistero. Perché, i due uomini, si mettono in viaggio in quella mattina di maggio di 100 anni fa?
Il poco che è dato sapere viene direttamente dalle dichiarazioni dello stesso Seznec (e della moglie di lui) e, indirettamente, da un paio di testimoni che citano affermazioni, apparentemente concordanti, dello scomparso Quéméner.
La ragione del viaggio sarebbe quella di concludere un lucroso affare che ha per oggetto la compravendita di auto "americane", destinate al mercato della nascente Unione Sovietica, all'epoca carente di autoveicoli.
La mattina del 26 maggio i due commercianti di legname hanno un appuntamento con un intermediario, forse statunitense, che li attende a Parigi.
Volendo essere più precisi, l'appuntamento lo ha il solo Quéméneur. Seznec non conosce esattamente né l'ora, né il luogo esatto, in cui deve avvenire l'incontro, e neppure il nome preciso dell'intermediario.
Quando gli investigatori proveranno a gettarsi su questa pista, non troveranno un solo riscontro oggettivo, nessuna prova materiale a sostegno.
Quando e dove nasce l'occasione di questo affare delle auto americane? Chi dei due lo prospetta all'altro?
Evidentemente sarebbe stato fondamentale trovare le risposte a queste due domande.
Volendo provare a fare un po' d'ordine fra dubbi e certezze, è necessario ricostruire gli ultimi giorni del Consigliere Regionale Quéméneur.
Ad aiutarci le testimonianze abbastanza attendibili, raccolte in seguito dalla polizia, fra coloro che sono stati a diretto contatto con lui in quei momenti.
Sono i famigliari più stretti a fornire le prime e più sicure indicazioni.
Domenica in famiglia per Quéméneur.
Il 20 maggio del 1923 è una domenica ed è la festa di Pentecoste. Pierre Quéméner, verso mezzogiorno, lascia Landerneau, dove risiede, in compagnia di sua sorella Marie-Anne, del marito di lei, Jean Pouliquen, notaio a Pont-l'Abbé, e dei due figli della coppia. Si recano a Commana dove assistono ad una gara ciclistica.
Una bella e spensierata domenica passata dunque in famiglia.
La sera, Pierre Quéméner che non ha moglie, torna da solo a Landerneau, dove vive nella sua villa chiamata Ker-Abri con la sorella Jenny. Jean Pouliquen e la sua famiglia pernottano a Saint-Sauveur.
A detta dei famigliari, in nessun momento il Consigliere regionale accenna ad un prossimo viaggio a Parigi, né ad un affare da concludere con Seznec.
Il 21 maggio, Pierre Quéméner e la sorella Jenny si recano a Saint-Sauveur e trascorrono la giornata con i Pouliquen.
Verso sera, intorno alle 19,00, ripartono per Landerneau. Li accompagna Jean Pouliquen, che il giorno dopo deve recarsi in ufficio, mentre la moglie ed i figli rimangono in loco.
I tre arrivano a Landerneau verso le 20,00. La domestica ha preparato per tempo la cena così, alle 20,30, sono tutti a tavola e cenano insieme.
Ad un dato momento lo squillare del telefono interrompe i commensali. Quéméneur risponde personalmente alla chiamata. Torna a tavola dopo una breve conversazione, della quale, il cognato e la sorella non colgono quasi nulla.
È Quéméneur stesso ad informare i famigliari che la chiamata proveniva dall'amico Guillaume Seznec. Questi è il proprietario di una segheria a Morlaix. I due si sono dati appuntamento per la mattina seguente.
Intendono recarsi a Brest dove hanno affari comuni da sbrigare.
Jean Pouliquen, si prende la licenza di mettere sull'avviso, il cognato, riguardo l'opportunità di intrattenere rapporti con una persona di dubbia reputazione come Seznec.
L'uomo è si un imprenditore, ma su di lui girano molte dicerie, che lo descrivono come personaggio più ricco di debiti che di denari.
La conversazione in merito all'argomento si conclude molto rapidamente e nessuno dei presenti viene ulteriormente informato dal Consigliere sulla natura degli affari che lui e Seznec hanno in comune.
Ora facciamo attenzione, perché quella di martedì 22 maggio è una giornata particolarmente significativa, anche se non tutti gli avvenimenti sono completamente verificati.
Jean Pouliquen prende il treno delle 5 e 21 da Landerneau per Pont-l'Abbé, dove si trova il suo studio notarile. Vi giunge regolarmente alle 9 del mattino.
Quella stessa mattina, Guillaume Seznec arriva, anche lui in treno, a Landerneau. Come ha annunciato la sera precedente al telefono si reca da Quéméner e i due partono insieme nella Panhard di proprietà di quest'ultimo.
Vi è subito una sosta: presso un tale Julien Legrand, amico comune. Seznec ha un documento da fargli firmare.
Il viaggio riprende in direzione di Brest, dove i due amici giungono verso le undici e qui subito si separano.
Verso le undici e mezza, Quéméner, si reca alla sede della Société Bretonne de Crédit et de Dépôts dove chiede al direttore, Gabriel Saleun, che gli venga concesso un credito di 100.000 franchi.
La cosa non sarebbe certo problematica, se non fosse che il Consigliere regionale ha necessità di disporne già dal giorno dopo.
Saleun gli risponde che la sua richiesta non può essere esaudita immediatamente: serve sottoporla al consiglio di amministrazione del giorno seguente.
Probabilmente, il funzionario di banca, si stupisce per tutta quella premura e Quéméneur lo mette al corrente riguardo un lucroso affare di compravendita d'automobili americane d'occasione. Saleun affermerà, in seguito, di aver cercato, inutilmente, di dissuadere l'amico e cliente dal partecipare ad una simile operazione, alquanto fumosa a suo avviso.
Pierre Quéméner, da Brest, decide allora di telefonare allo studio del cognato Pouliquen.
Gli servono in fretta fra i 100 e i 150 mila franchi e chiede al cognato di provvedere.
La richiesta non è così proditoria. Jean Pouliquen ha potuto acquistare l'attività notarile grazie ad un prestito del Consigliere: circa 100 mila franchi.
Il prestito non è ancora stato reso e, quindi, quello che Quéméneur sollecita è denaro suo.
Pouliquen, così sui due piedi, può disporre di non più di 50 o 60 mila franchi e lo fa presente al cognato.
Il Consigliere non si scompone. Dice al cognato di preparare un assegno e che, in seguito, lo informerà su dove inviarlo.
Nessun accenno all'affare delle auto americane. Questo, almeno, a detta di Pouliquen che è l'unico testimone della telefonata.
Cosa abbia fatto in quel frattempo Seznec non è dato sapere.
I due amici si sono dati appuntamento, per l'ora di pranzo, all'Hôtel des Voyageurs nella centralissima rue de Siam e Seznec è certamente in quella via verso le 11 e 30.
Sembra quasi che si sia limitato ad attendere nei paraggi l'ora dell'appuntamento con Quéméneur.
Infatti, proprio verso 11 e mezza, forse nei pressi dell'ufficio postale, incrocia, casualmente, il notaio Jean Vérant, che esercita a Morlaix, cittadina in cui abita lo stesso Seznec.
I due, che si conoscono assai bene, si fermano a scambiare due parole e Seznec informa il notaio di aver appena comprato una proprietà, dando come caparra, dei dollari in oro che teneva di riserva.
Quéméner in quel momento è all'Hôtel des Voyageurs e prende l'aperitivo. Lo vede chiaramente il direttore di banca, Gabriel Saleun, che ha discusso con lui poco prima, riguardo la nuova apertura di credito.
Il direttore di banca è certo di non aver visto Seznec, almeno fin tanto che è rimasto nel bar.
In ogni caso è certo che il Consigliere e il proprietario della segheria, pranzano insieme: se ne ricorda con certezza il proprietario dell'Hôtel des Voyageurs.
Quindi Seznec giunge all'appuntamento, probabilmente, con un leggero ritardo, ma giunge.
I due si separano, nuovamente, dopo pranzo: sono circa le 13 e 30.
Quéméneur torna in banca dove, alle 13 e 45 preleva 10.000 franchi.
Un'ora dopo nuovo incontro fra i due sempre all'Hôtel des Voyageurs.
È a questo punto che, stando alle dichiarazioni successive di Seznec, Quéméner fa redigere in due copie una promessa di vendita, in favore dell'amico ed ora socio in affari.
Si tratterebbe (il condizionale è d'obbligo) niente meno che di Traou-Nez, la sua proprietà gestita dal fratello a Plourivo.
È lo stesso Seznec ad affermarlo e non vi sono altre testimonianze in proposito.
In effetti che l'idea di alienare la proprietà di Plourivo aleggiasse nella mente di Pierre Quéméneur, è dimostrato dal fatto che un agente immobiliare del luogo, Guillaume Le Griguer, fosse stato effettivamente incaricato di sondare questa possibilità.
L'agente ha addirittura per le mani un possibile compratore, tale Paul Uhl, e scrive al Quéméneur, proprio il 24 maggio, consigliandolo di fare delle concessioni sul prezzo richiesto. Lettera che il destinatario, ovviamente, non potrà mai ricevere.
Un po' più tardi, quel pomeriggio, Quéméner e Seznec si recano da Jean Le Verge a Lesneven. Quéméner acquista un'opzione su una Cadillac che il Le Verge ha messo in vendita.
Tornano dunque a Landerneau, a casa di Quéméner e da lì, questi, invia una lettera al cognato chiedendogli di preparare un assegno di 60.000 franchi da spedire, in seguito, a Parigi, ad un indirizzo che gli indicherà a tempo debito.
La sera, Seznec cena rapidamente da Quéméner, poi riparte in treno per Morlaix.
I fatti salienti di questa giornata sono stati ricostruiti all'avvio dell'inchiesta relativa alla scomparsa del Consigliere, incrociando tutta una serie di testimonianze.
Colpisce il fatto che, fino a quel momento, Quéméneur non avesse in nessun modo avvertito il cognato riguardo la sua necessità di contanti. Quindi, o il cognato mente, e non se ne capisce il motivo, oppure l'urgenza nasce quello stesso giorno 22.
Oppure il Consigliere regionale ha sperato fino all'ultimo di poter fare a meno di coinvolgere il cognato nei suoi affari, cosa che non è poi tanto priva di senso, in un uomo abituato a trattarne quotidianamente o quasi.
Mercoledì 23 maggio. Jean Pouliquen riceve la lettera di Pierre Quéméner inviata il giorno precedente da Landerneau. Come abbiamo visto, in questa lettera Quéméner gli chiede di preparare un assegno circolare di 60.000 franchi che dovrà essere inviato a Parigi, ad un indirizzo che sarà indicato successivamente.
Intanto, presso il garage di un certo Jules Jestin a Landerneau, il meccanico Jean-Yves Golias prepara la Cadillac opzionata da Quéméneur. L'auto non è stata più usata da almeno sette mesi.
Seznec, lo stesso giorno, presenta la necessaria richiesta per utilizzare, su strada, il veicolo in un viaggio fino a Parigi.
Verso le due del pomeriggio, Seznec lascia Landerneau con la Cadillac e si dirige verso Morlaix dove abita.
Durante il viaggio ha una foratura. Fa sostituire la camera d'aria presso l'officina di Émile Lagadec e Thomas-Julien Dzinbakowski a Landivisiau.
Giunge a destinazione verso le 21.
A Landerneau, Quéméner, fa visita, quella sera, all'amico Julien Legrand, ex sindaco del paese, e lo mette al corrente riguardo il grosso affare di automobili, residuato bellico statunitense, da acquistare in giro per la Francia e rivendere niente meno che all'Unione Sovietica, dove le auto scarseggiano. I necessari contatti ci sono e l'uomo d'affari prevede grossi guadagni per se e per l'amico e socio Seznec.
Anche Julien Legrand si mostra assai perplesso sull'operazione e non lo nasconde all'amico.
I suoi dubbi nascono, in questo caso, non per mancanza di fiducia in Seznec, quanto, piuttosto, perché ritiene entrambi i protagonisti dell'operazione assolutamente inadatti a trattare affari in un settore che non conoscono per nulla.
Perché mai, si chiede l'ex sindaco, due commercianti di legname dovrebbero impelagarsi in un affare di motori ed automobili? C'è gente, molto più esperta del settore, più indicata per farlo.
Anche queste ultime perplessità, pur se sollevate da persona di assoluta fiducia, non riescono ad incrinare la decisione del Consigliere regionale di impegnarsi in questo nebuloso affare di "automobili amaricane".
Le confessioni di Quéméneur all'amico Julien Legrand offrono spunto almeno ad una osservazione:
"Se le auto americane, da rivendere ai russi, andavano acquistate in giro per la Bretagna, se non addirittura per l'intera Francia, a cosa serviva farsi inviare a Parigi un assegno di ben 60 mila franchi?"
Che l'affare fosse effettivamente nebuloso apparirà chiaro anche agli investigatori incaricati, più tardi, di indagare sulla misteriosa scomparsa di Pierre Quéméneur.
Almeno una cosa è però certa: il Consigliere Quéméneur, contrariamente a quanto affermato in seguito da Seznec, non si preoccupa minimamente di tenere segreta la sua partecipazione all'affare delle automobili americane. Ne parla, e con convinzione, al proprio direttore di banca e ad un amico di fiducia. Non ne accenna minimamente solo al cognato e ai famigliari.
C'è un'altra ipotesi che potrebbe essere gettata sul tavolo.
Immaginiamo, per un momento, che il favoloso affare delle auto americane non sia mai esistito.
Immaginiamo che i due protagonisti della vicenda se lo fossero inventato di sana pianta, proprio con l'intento di coprire qualcos'altro.
Qualcosa di completamente diverso, forse di non troppo legale o, almeno, di non troppo opportuno.
In questo caso, sarebbe stato certamente Quéméneur il più interessato a mantenere il segreto sul vero scopo del viaggio.
In seguito anche a Seznec sarebbe convenuto avallare la versione ufficiale, anche di fronte agli investigatori.
Accusare l'amico scomparso di aver operato in modo sconveniente sarebbe apparso come un tentativo, maldestro e per giunta, ignobile, di difendersi infangando la memoria di un cittadino più che rispettabile.
Si avvicina la data fatidica del 25 maggio 1923.
Il viaggio di Quéméneur e Seznec è prossimo ad iniziare.
Tutti i dettagli li vedremo nel prossimo post, fra circa una settimana.
Come per il post precedente e per i successivi, la maggior parte del materiale proviene dal magnifico Blog di Liliane Langellier:
http://seznecinvestigation.over-blog.com/
Non presento un link diretto per via del protocollo http, ma ho visitato il blog un sacco di volte senza problemi.
La fotografia in testa al post proviene invece da un blog dedicato all'automobile: