Genesi di Corinne Luchaire.
Corinne Luchaire, che diverrà giovanissima una stella del Cinema francese fra le due guerre, non è esattamente quella che si potrebbe definire una figlia del popolo. Non è una ragazzona parigina in cerca di fortuna e riscatto sociale, come lo furono altre protagoniste di quegli anni.
La sua è una famiglia di intellettuali ed artisti; da generazioni protagonista della cultura francese. Studiosi ed accademici.
Corinne, al secolo Rosita Christiane Yvette Luchaire, nasce a Parigi nel XVI arrondissement l’11 febbraio del 1921.
Primogenita dei cinque figli della coppia costituita da Jean Gabriel Luchaire e Françoise Germaine Besnard.
La madre, Françoise Besnard, è una pittrice, come lo sono stati i suoi genitori ed il nonno: Robert Besnard, accademico di Francia.
Il padre, Jean Luchaire vanta anch’egli discendenze illustri. È figlio di Jean-Marie “Julien” Luchaire, letterato, insegnante, italianista. Ideatore e fondatore del prestigioso Istituto francese di Firenze, direttore tra il 1925 e il 1930 di un’organizzazione internazionale da cui deriverà poi l’UNESCO. Tra le altre cose, fortunato autore di teatro. La prima moglie di lui (quindi nonna di Corinne), Fernande Dauriac, divorziatasi nel 1916, sposerà in seconde nozze lo storico e politico italiano Gaetano Salvemini (da qui il collegamento di Corinne all’Italia).
Non avrei voluto indugiare troppo sulla figura di Jean Luchaire, padre di Corinne, proprio per non cadere, come mi sono ripromesso, nel luogo comune. Ma citarlo senza parlarne è impossibile. Il suo ruolo nella vicenda umana della figlia ha, in effetti, la sua rilevanza. Parlarne, quanto meno, serve a sfatare il mito perverso di una sua presunta influenza politica, sulla carriera della figlia.
Jean Luchaire, nasce a Siena nel 1901. È un uomo squisito, di notevole cultura, molto estroverso. Un vero tombeur des femmes. Gode di un forte ascendente sulle donne (con una innegabile preferenza per le attici ed artiste in genere).
Nell’agosto del 1920 sposa la pittrice diciassettenne Françoise Besnard che è ormai in cinta di due mesi. A febbraio del 1921, come abbiamo visto, nasce Corinne.
La coppia, oltre a Corinne, avrà altri quattro figli: Robert (1922), Monique (1925), Florence (1926), che sarà attrice pure lei, e Jean-François (1929) che muore in tenera età.
Le passioni del giovane Luchaire sono il giornalismo e la politica. Uomo di sinistra ed acceso pacifista, nel primo dopoguerra si fa promotore del riavvicinamento della Francia alla Germania, in prospettiva di una futura unione europea e come garanzia di pace in tempi più immediati. Per questo motivo si oppone allo spirito del trattato di Versailles, giudicandolo troppo punitivo nei confronti dei tedeschi. Sostiene la politica estera di Aristide Briand (autentico “faro illuminante” del pacifismo francese tra le due guerre ed europeista ante litteram) e, alle elezioni del 1932, si schiera con Léon Blum, futuro presidente del Consiglio del Fronte popolare del 1936.
Convinto europeista, nel 1927, Jean Luchaire fonda il mensile Notre temps in collaborazione con altri intellettuali dalle medesime convinzioni. Nel 1931 il mensile di Luchaire pubblica il famoso Manifesto contro gli eccessi del nazionalismo, firmato da 186 intellettuali.
Fra i collaboratori di Luchaire in questo periodo troviamo Bertrand de Jouvenel, noto ai lettori di questo blog anche per essere il figlio del secondo marito di Colette ed amante di quest’ultima.
La rottura politica, all’interno della redazione del mensile, avviene nel 1934. Parte dei collaboratori accusa Jean Luchaire di perseguire un ideale europeista a “n’importe quel prix” (a qualsiasi costo).
Gli rimproverano, in particolare, la mancata opposizione al nazionalsocialismo ormai al potere in Germania, ma lui è perentorio:
Stresemann era più simpatico di Hitler, ma Hitler è la Germania.
A questo punto il giornale Notre temps diventa il punto di riferimento dei cosiddetti neo-socialisti. Pacifisti, europeisti, ex comunisti delusi. Tutti sostenitori della centralità di un’intesa franco-tedesca. Uomini destinati, in gran parte, a confluire nelle file della “collaborazione” dopo l’occupazione della Francia da parte delle armate tedesche, nel 1940.
Non è questo il luogo per articolare, al meglio, ragioni e motivi che possono aver condotto alcuni intellettuali francesi, in maggioranza provenienti dalla sinistra, a scegliere la collaborazione con il Governo del maresciallo Petain.
Jean Luchaire, in ogni caso, sarà uno di questi.
Non solo aderisce al Governo di Vichy, ma assume un ruolo di preminenza nel mondo della Stampa francese nei territori occupati.
Qui una nuova parentesi è necessaria: quella che concerne il legame tra Jean Luchaire e l’ambasciatore tedesco a Parigi, durante l’occupazione tedesca: Otto Abetz.
Jean Luchaire e Otto Abetz, socialisti e pacifisti entrambi, sono due tra i più attivi animatori del movimento giovanile di riconciliazione franco-germanica. Movimento che troverà il suo momento più importante nella “Riunione di Sohlberg”.
In questo paese della Foresta Nera, in un ostello della gioventù, si ritrovano per sei giorni, dal 28 luglio al 3 agosto del 1930, fianco a fianco, giovani di differente provenienza politica, francesi e tedeschi.
Fra i due uomini, quasi coetanei, nasce una profonda amicizia che durerà per tutta la vita e che non potrà non avere conseguenze sull’attività di Luchaire durante l’occupazione.
Nel 1932 Abetz sposa Suzanne de Bruyker, che altri non è se non la segretaria di Jean Luchaire e questo la dice lunga sulle assidue frequentazioni tra i due.
Nel 1930 Otto ha aderito alla NSDAP, il partito nazionalsocialista tedesco, e nel 1935 entra in Diplomazia. La sua attività principale rimane quella di rafforzare l’amicizia e la collaborazione tra Francia e Germania, ma adesso non è più solo una passione: è il suo lavoro.
Poi la situazione precipita rapidamente. Nella primavera del 1939 la politica dell’Inghilterra, e di conseguenza della Francia, nei confronti della Germania, muta di atteggiamento. Sul tavolo c’è ormai la questione polacca e i venti di guerra iniziano a levarsi sempre più impetuosi.
Otto Abetz è nuovamente a Parigi dal ’38 e le sue attività in favore di un’amicizia franco-tedesca iniziano ad essere lette come maneggi politici, se non come spionaggio.
Nel giugno del 1939 Otto Abetz è espulso dalla Francia, ma nel luglio del ’40, dopo l’armistizio e l’occupazione di gran parte del territorio francese, viene inviato a Parigi come ambasciatore di Germania.
Il nuovo ambasciatore tedesco ritrova l’amico francese. Questi, il 5 giugno del ’40, pochi giorni prima dell’entrata a Parigi delle truppe del III Reich, ha cessato le pubblicazioni del suo giornale. Otto trova in Luchaire la sponda che gli serve e lo sostiene, prima, nell’avvio di una nuova testata, Les Nouveaux Temps, poi ponendolo alla direzione della Corporation nationale de la presse française, sindacato ma anche organismo di controllo della stampa francese nei territori occupati.
Questo pone il giornalista francese in una posizione molto in vista e molto privilegiata.
Estroverso, amante della vita mondana, donnaiolo inveterato, Luchaire si muove con la massima disinvoltura tra salotti della politica collaborazionista e ricevimenti all’Ambasciata tedesca. Un po’ per lavoro, un po’ per diletto, intreccia relazioni di ogni tipo e non manca ad un ricevimento.
La figlia Corinne, quando non è a curarsi in stazioni climatiche, al mare o in montagna, lo accompagna in ogni occasione.
Nasce la leggenda nera di Corinne Luchaire e di suo padre.
Ne parleremo ampiamente nel prossimo post.
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