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L'aria di Parigi

L'aria di Parigi

La Parigi di Simenon e Maigret, del Cinema, dei Bistrot, delle Canzoni, della Malavita.


La Parigi dei Fortifs e degli Apaches

Pubblicato da Fulvio Nolli su 4 Novembre 2023, 01:36am

Tags: #Belle Époque, #Malavita Francese, #Delitti e Castighi

L'altra faccia di Parigi nella Belle Époque.
Agenzia Rol, Zoniers d’ivry, 1913, Gallica.

Agenzia Rol, Zoniers d’ivry, 1913, Gallica.

Parigi, la Zone, i Fortifs e gli Apaches.

C’è una Parigi di cui si parla poco o non abbastanza. Una Parigi tutt'altro che romantica, anche se, per alcuni suoi aspetti, una certa leggenda ha saputo creare, su di essa, un alone di fascino malsano, ma intrigante.

È quella Parigi, dal sapore di fine ‘800, che si affaccia sulla soglia della modernità incalzante, in quei primi vent’anni del ‘900, tra il fango e l’oro e le infinite contraddizioni di quella immensa città, capitale della Francia e della cultura europea.

Una città di pochi aristocratici al tramonto, di tanti borghesi trionfanti, di un popolo minuto impegnato, più che mai e con alterna fortuna, a mantenersi a galla.

Una città assediata, da anni, da una folla di 30.000 diseredati assiepati in baracche fatiscenti, distribuite lungo un corridoio largo 300 metri e lungo 35 chilometri: La Zone.

Il Popolo dei Fortifs e della Zone.

La Zone, diminutivo di “zone militaire fortifiée”. Una striscia di terra distesa davanti al fossato e alla controscarpa di quelle che furono le ultime, imponenti quanto inutili, fortificazioni poste nel 1844 a difesa di Parigi: l’enceinte de Thiers.

Si tratta di un terreno che circonda la città seguendo l’andamento delle mura di fortificazione. Uno stretto corridoio brullo, sul quale era, per legge, proibito edificare e che, dopo il 1870, quando risultò evidente l’inutilità di quelle mura, inizia a popolarsi rapidamente.

Alcune piccole aziende edificano lì le loro sedi produttive; i costi di costruzione sono inferiori ed i controlli inesistenti.

Ma soprattutto, a sorgere, è una grande quantità di baracche fatiscenti, destinate ad ospitare una massa di persone miserabili. Sono i più poveri abitanti dei vecchi quartieri popolari della città, sfollati dalla speculazione edilizia, e, al pari di loro, i nuovi arrivati dalla provincia in seguito al cosiddetto “esodo rurale” e che, ora, sono in cerca di lavoro e fortuna nella capitale. Una ricerca non sempre facile.

Parigi, la Zone e Les Fortifs.

Acquartierati nella Zone, questi individui, per sopravvivere, si trasformano soprattutto in spazzini e straccivendoli. Recuperano ovunque gli scarti della grande e popolosa città. Dai ferri vecchi ai sigari fumati a mezzo, dagli stracci alla carta, dagli avanzi di cibo ad ogni altro oggetto che si possa ritrovare nella Senna o nelle discariche.

Si sviluppa così un mercato di seconda mano. Quello che è possibile riparare viene riparato e rivenduto. Ciò che non è riparabile o riutilizzabile viene consegnato alle aziende che ne usufruiscono tramite riciclaggio. Gli stracci serviranno per produrre nuova carta, il grasso per produrre saponette, il rottame di ferro e di vetro torna nei forni fusori e riprende il suo ciclo.

La Zone e il suo popolo di disperati.

Tutta questa massa di disperati e le loro famiglie si ammassano all’ombra delle “fortifications“, presto famigliarmente rinominate “Les fortif“. Erigono le loro fatiscenti abitazioni che sono poco più che baracche. Nel 1912 uno studio della municipalità recensisce ben 12.132 di queste costruzioni!

Questa massa di persone cerca un riparo, un luogo dove vivere con i pochi mezzi di cui dispone. Finiranno con l’avere un nome anche loro. Un nome: les zoniers, che, con disprezzo, presto muterà in Les zonards, ma che, come tutto a Parigi, è destinato a rimanere nella leggenda.

La legge che sancisce la demolizione delle “fortifications” arriva nel 1919, all’indomani del primo conflitto mondiale che ha sancito definitivamente l’inutilità strategica di questo tipo di difese statiche. Da quel momento inizia la demolizione dei forti e dei bastioni e il progressivo allontanamento degli zoniers.

Essi rifiutano però lo sfratto e, riuniti in una lega (ligue des zoniers), riescono ad ottenere un indennizzo per la perdita dei loro pochi averi. Bisogna arrivare agli anni ’70 del novecento e alla costruzione delle grandi tangenziali di Parigi, per vedere sgomberata interamente la Zone.

Ma la Zone e le sue fortifications, anche soprattutto grazie alla grande canzone popolare francese, sono entrate ormai nel mito!

Gli Apaches della Zone contro la polizia.

Allo stesso modo, al mito, sono destinati i tanti giovani e giovanissimi che, dalla Zone, abbrutiti dalla miseria ed affamati di vita, ogni giorno, ma soprattutto ogni notte, calano sulla Ville Lumière. Cercano affermazione, avventura, facile guadagno. Portano spavalderia, violenza e brutalità. Sono gli Apaches!

Divisi in bande secondo le zone di provenienza, Bastille, Ménilmontant, Neuilly, Belleville, rubano, fanno battere il marciapiede alle loro donne (che sanno essere terribili almeno quanto gli uomini), si scannano fra loro per un pezzo di territorio, per una donna o per l’onore di un capo.

Qualche pistola, molti coltelli e sfollagente. Terrorizzano i borghesi. Mettono in difficoltà la polizia, che dovrà appositamente organizzarsi e modernizzarsi per far loro fronte efficacemente.

La stampa quotidiana di maggiore diffusione amplifica le gesta di queste bande, ad uso e consumo di un pubblico spaventato, ma smanioso di leggere queste rocambolesche avventure che sembrano uscite da un romanzo.

Apache, souteneur, anarchiste, amant trompé qui se venge, mari ou femme qui sombre dans l’adultère et dans le sang, adolescent abandonné à lui-même attendant le passage au coin d’une rue, jeunes et vieux qui souillent l’enfance, fils de famille coureurs de tripots et entreteneurs de drôlesses, prêts à tout pour échapper à la loi du travail, banquiers véreux, escrocs et faussaires, volés aussi peu intéressants que voleurs, femmes qui tantôt par paresse ou besoin de luxe et d’orgie, tantôt par nécessité, glissent sur la pente du vice et du crime, tels sont les types variés qui défilent sous les yeux du lecteur bénévole qui croit que le monde touche à sa fin.

La Revue judiciaire del 1913.

Il terrore dei borghesi parigini.

Violenza giovanile, corruzione e malavita. Il tranquillo borghese che ama il lavoro e la serenità è affascinato ed al tempo stesso terrorizzato dagli eventi di sangue che la stampa parigina propone al suo pubblico quasi quotidianamente. Sembra veramente “che il mondo stia per finire”!

Gli Apaches e l'epopea di Casque d’Or.

Siamo a Parigi e una storia non è una storia se non ci sono di mezzo le donne!

Così, anche in questo mondo violento e senza legge, che sembra concepito appositamente per gli uomini, sarà proprio una donna a lasciare il suo nome ad un’intera epoca: Amélie Élie (1879-1933), figlia prediletta della Zone. La folta capigliatura di un rosso dorato le fornisce il nome con cui entrerà nelle cronache e nella leggenda: Casque d’Or.

Gli Apaches fra leggende d'amore e vero prossenetismo.

Gli Apaches fra leggende d'amore e vero prossenetismo.

Amore e morte al tempo degli Apaches.

Complicata la storia d'amore di questa giovanissima prostituta passata alla storia come Casque d’Or; indecisa fra due uomini, tra i quali non sa decidersi a scegliere, forse incolpevole, finirà per provocare lo scatenarsi della violenza più efferata, consegnando lei e i suoi amanti alla storia nera della Parigi del primo novecento.

Ce sont là des mœurs d’apaches, du Far West, indignes de notre civilisation. Pendant une demi-heure, en plein Paris, deux bandes rivales se sont battues pour une fille des fortifs, une blonde au haut chignon, coiffée à la chien !

Arthur Dupin del Petit Journal.

Gli Apaches sulle pagine della stampa parigina.

Gli Apaches sulle pagine della stampa parigina.

Gli Apaches delinquenti o ribelli?

Che dire...siamo a Parigi!

Storia e leggenda vanno molto spesso di pari passo e in una grande città avviata alla modernizzazione, dove grandi erano le contraddizioni e le differenze sociali, la violenza di quegli anni a cavallo tra ‘800 e ‘900 non dovrebbe stupire e meno che meno affascinare.

Ma, come ho già ricordato, siamo a Parigi e tutto deve diventare qualcosa in più di quello che è in realtà. La stampa ci mise del suo, coniando, per quelle bande di malviventi, il romantico nome di Apaches preso in prestito dai nativi americani; la fantasia e il romanticismo del pubblico fece il resto.

Persino una storica come Michelle Perrot arrivò a vedere in questi giovani delinquenti:

Gli ultimi ribelli della società industriale, ostili ai borghesi, ai poliziotti e al lavoro.

Scomparvero inghiottiti dalle trincee della grande Guerra ormai alle porte. Sarà il 1913, ultimo anno di pace per l'Europa intera, l’ultimo anno nella storia degli Apaches e delle loro donne. Nonché l’ultimo per tutta un’epoca: la Belle Époque!

Seront expédiés en première ligne lorsque viendra la guerre. La guerre : Veuve suprême. Ainsi finirent les Apaches

Michelle Perrot

Anche la malavita, in seguito, sarà diversa. Altrettanto feroce, ma più industrializzata!

A noi rimane il ricordo di un tempo andato, fra luci ed ombre, e una leggenda in più per amare Parigi.

Le canzoni presentate nel post sono di Fréhel, interprete assolutamente unica di quell’epoca ed autentica figlia dei Fortifs.

Spero siano di libero utilizzo, ma se così non fosse e venissero oscurate per ragioni di “diritti d’autore”, le trovate in ogni caso su YouTube.

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