Adelphi è l’editore italiano di Georges Simenon, del quale inizia a pubblicare le opere nell’ormai lontano 1985.
Lo scrittore belga di lingua francese ha voluto fin da subito che un solo editore si occupasse della pubblicazione delle sue opere: sia in Francia, dove ha esordito, che negli altri luoghi del mondo.
In Italia questo compito è stato assolto, per lunghi anni, dalla casa editrice Arnoldo Mondadori, ma i rapporti tra lo scrittore e il suo storico editore italiano, erano andati via via deteriorando dopo la morte del fondatore della Casa editrice milanese avvenuta nel 1971.
Nel 1982, quando iniziano i primi contatti con la casa editrice Adelphi, i titoli a firma Simenon disponibili in libreria sono ormai ridotti ai soli “romanzi Maigret”, mentre i romans-romans non sono più pubblicati da diverso tempo.
È in questo momento che la casa editrice di Roberto Calasso e Luciano Foà si propone per rilanciare, in Italia, l’opera dello scrittore.
Lo fa con il garbo che, da sempre, è marchio distintivo della Casa.
Siamo verso la fine del 1982 e decidiamo di andare da Simenon a Losanna, nella casa in Avenue des Figuiers, dove si era trasferito dopo aver lasciato la celebre villa di Epalinges. Abbiamo parlato per due ore, gli ho esposto un piano di pubblicazione sistematica delle sue opere. Ci siamo lasciati con la promessa che avrebbe controllato la situazione dei contratti che lo legavano alla Mondadori. E' stata l' unica volta in cui ho visto Simenon.
Adelphi si dichiara disponibile a pubblicare un testo memorialistico del 1974, che Mondadori, ha rifiutato, giudicandolo troppo breve.
Si tratta di Lettera a mia madre.
...rifiutare un Simenon non si dà, ed io avevo buon gioco a chiedere di poter avere i diritti per i soli romanzi non-Maigret. A cominciare, sottolineai, da quella Lettera che in Italia non veniva pubblicata.
Serviranno, comunque, ancora due anni per arrivare alla fatidica decisione da parte di Simenon.
Due anni e una lettera di Federico Fellini, grande amico di Simenon:
Federico e' amico di Simenon, perché non gli scrive? Fellini accetta ed esplicitamente invita Simenon a passare all' Adelphi. La lettera si rivela decisiva. Simenon confessa a Fellini: "E' proprio il momento per lasciare Mondadori".
Adelphi inizia così, nel 1985, la pubblicazione delle opere di Simenon. Primo titolo: "Lettera a mia madre" a cui seguirà "La finestra di fronte", un romanzo scritto nel 1933 che Mondadori non ripubblica dal 1934.
Seguono, negli anni successivi, Pedigree (1987), Il testamento Donadieu (1988), Hôtel del ritorno alla natura (1989), Betty (1991), L'uomo che guardava passare i treni (1991), La neve era sporca (1991), La Marie del porto (1992), La vedova Couderc (1993).
È abbastanza evidente che Mondadori non si è opposta alla pubblicazione di questi titoli, molti dei quali erano già nel suo catalogo da lungo tempo, ma, del resto, mai più proposti al pubblico in nuova edizione.
In quegli anni, Simenon, è anche universalmente conosciuto, in Italia soprattutto, per i 75 romanzi con protagonista il commissario Maigret.
Ci vorranno ancora dieci anni prima che Adelphi possa mettere in stampa anche quelli.
La questione Maigret si e' posta quando Simenon era ancora vivo. Lui ci chiese: siete disposti a pubblicare anche le inchieste del mio commissario? Rispondemmo di si' . Naturalmente, abbiamo dovuto attendere che la cosa fosse possibile come per i "non Maigret". E' trascorso qualche anno e intanto Simenon e' morto. Non appena Joyce Aitken ci ha dato via libera, abbiamo preparato il piano di pubblicazione con traduzioni nuove, e il 6 ottobre sara' in libreria Pietr il lettone".
A margine non possiamo non ricordare che Joyce Aitken fu la mitica, fedelissima, segretaria particolare di Simenon. Dal 1952 fino a dopo la morte dello scrittore (1989) la Joyce curò tutti gli interessi editoriali di Simenon.
Joyce Aitken morì nel 1995, portandosi nella tomba tanti segreti dello scrittore belga che non volle mai rivelare.
Il 6 ottobre del 1993 esce nelle librerie, per i tipi della Adelphi, il primo Maigret italiano non Mondadori. Si tratta del romanzo "Pietr il lettone", proprio quello con cui lo stesso Simenon esordì in Francia con il personaggio che lo renderà famoso in tutto il mondo.
Alla fine dello stesso mese seguirà il titolo "L'impiccato di Saint Pholien" e poi la serie non si esaurirà più fino alla pubblicazione di tutti i romanzi di Simenon dedicati a Maigret.
Oggi sono rimasti poco più di una quarantina di romanzi di Georges Simenon mai pubblicati in Italia o mai più riproposti da tempo immemore.
L'operazione Simenon si è rivelata per Adelphi un importante successo commerciale, ma ci sentiamo tranquillamente di sostenere, che Simenon ha fatto bene ad Adelphi, almeno quanto Adelphi ha fatto bene a Simenon.
Per quanto possa apparire incredibile, il nostro è il più forte mercato dello scrittore belga. "Più che in Francia" sussurra Calasso, come se non fosse educato dirlo, e di gran lunga più che in Gran Bretagna e negli Stati Uniti. Non sarà anche il marchio Adelphi?
Adelphi, conferendo all'opera di Simenon un veste editoriale decisamente più consona ad una autentica opera letteraria e proponendo l'insieme delle opere simenoniane, inserendole in collane che comprendono titoli di autori universalmente riconosciuti come "grandi", ha determinato una riqualificazione quasi automatica dello scrittore belga che non sempre, in precedenza, ha goduto di una considerazione adeguata al suo valore, dentro fuori dalla Francia.
La dimostrazione più lampante di questo assunto risulta ben chiara rileggendo il titolo del già citato articolo con cui Giulio Nascimbeni, il Gentiluomo della Terza pagina, presentava sul Corriere della Sera l'iniziativa editoriale di Adelphi il 24 luglio 1993:
Maigret. Cosa fa quel commissario in casa Adelphi? Giallo in biblioteca, Roth e Nietzsche indagano.
Oggi questo genere di stupore non trova più alcuna giustificazione, ma non è stato semplice demolire il pregiudizio che aleggiava intorno alla figura di Georges Simenon.
Ancora nel 2008, sul Venerdì di Repubblica, un nemmeno troppo vago arrière-pensée dell'intervistatore, insiste ad aleggiare tra le righe, di un'intervista a Roberto Calasso:
La strana commistione tra un editore ultra-aristocratico e uno scrittore geniale, ma popolare? Calasso, su questo, non risponde. Non ammetterebbe mai, anche se fosse, di aver venduto letteratura popolare in una veste d'élite, compiendo un miracolo che ha funzionato tanto bene per il pubblico italiano.
Nessuno, o molto pochi, pensa più di considerare Georges Simenon qualcosa meno di uno dei massimi scrittori del '900.
Che si tratti di Maigret o di romanzi "non-Maigret".
È ancora Roberto Calasso, uomo di infinita cultura, a svelarci la verità. Lo fa citando il grande storico inglese Richard Cobb:
Simenon ci ricorda costantemente che la storia dovrebbe essere camminata, vista, odorata, origliata almeno altrettanto che letta.
Simenon sembra dirci che lo storico deve andare nelle strade, nei ristoranti affollati, nei tribunali, al mercato, al caffè, sulle banchine dei porti, non meno che in biblioteca.
La casa editrice Adelphi nasce ufficialmente il 20 giugno del 1962 a Milano.
Nasce da un progetto, da un sogno, da una suggestione, da un'idea?
Probabilmente da molte di queste cose o forse tutte.
Nasce nella mente di un gruppo di uomini di eccezionali qualità ed altrettanto eccezionale spessore culturale.
Roberto Bazler, classe 1902, e Luciano Foà, classe 1915, sono gli uomini dell'editoria che hanno immaginato e voluto Adelphi edizioni.
Alberto Zevi, classe 1920, e Roberto Olivetti, classe 1928, sono gli imprenditori che dire illuminati è poco, che hanno contribuito a rendere possibile la nascita di Adelphi edizioni. Lo hanno fatto grazie al denaro, che il denaro infine serve in certe cose, ma il solo denaro non sarebbe bastato a fare di Adelphi quello che è stata e ancora è.
Roberto Calasso, classe 1941, ha solo 21 anni quando entra a far parte di questo progetto/sogno. Accompagnerà l'intera vicenda culturale ed imprenditoriale di Adelphi, divenendone Direttore editoriale, Consigliere delegato e, infine, dopo la morte di Luciano Foà nel 2005, Presidente e Socio unico di maggioranza.
La Casa editrice Adelphi è stata, è e, immagino e spero, continuerà ad essere una realtà grande e unica nel panorama editoriale italiano e, forse, non solo.
Credo che qualsiasi scrittore o aspirante tale, ad un certo punto del proprio percorso, dovrebbe porsi come obiettivo di realizzare un opera degna di essere pubblicata da Adelphi (prima o poi).
I migliori auspici di fortuna e fedeltà ai responsabili di oggi:
Teresa Cremisi e Roberto Colajanni!
Degli uomini che Adelphi l'hanno voluta e resa grande, non ho detto praticamente nulla.
Io mi limito a citarli, questi protagonisti italiani del sapere, non me la sento di fare altro.
Lascio il compito di approfondire meglio alla tua curiosità, caro lettore e ad un paio di articoli interessanti trovati in rete. Uno è di Giulio Silvano per Il Foglio, l'altro di Marco Belpoliti per Doppiozero.
Riguardo specificatamente Roberto Calasso e la sua opera di narratore e saggista, le parole non bastano mai.
Sempre in rete ho trovato una Tesi di Ricerca dell'allora dottoranda Elena Sbrojavacca, dal titolo:
Elena Sbrojavacca è oggi è dottoressa di ricerca in Italianistica presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia. Le sue ricerche vertono principalmente sulla letteratura italiana del Novecento.
A Lei dobbiamo questo magnifico lavoro, dedicato proprio a Roberto Calasso:
Ricordati che i tuoi acquisti su Amazon contribuiscono a sostenere questo blog!
Per i tuoi graditissimi commenti usa il modulo qui sotto!