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L'aria di Parigi

L'aria di Parigi

La Parigi di Simenon e Maigret, del Cinema, dei Bistrot, delle Canzoni, della Malavita.


Henri-Cartier-Bresson lo sguardo del secolo

Pubblicato da Fulvio Nolli su 1 Maggio 2024, 00:39am

Tags: #Fotografia e Fotografi, #Musica_Cinema_Fotografia

Henri-Cartier-Bresson e l'istante assoluto.

Henri Cartier-Bresson (Chanteloup-en-Brie, 22 agosto 1908 – Montjustin, 3 agosto 2004) è stato un fotografo francese ed è considerato un pioniere del foto-giornalismo.

Spirito attento, cultore dell'immagine rappresentativa della realtà, tanto da meritare l'appellativo di "occhio del secolo".

Henri-Cartier-Bresson occhio del secolo.

Henri-Cartier-Bresson occhio del secolo.

Henri-Cartier-Bresson e l'istante assoluto.

Henri Cartier-Bresson, teorico "dell'istante decisivo" in fotografia, ha anche contribuito a portare la fotografia di stampo surrealista (ispirata a Eugène Atget) ad un pubblico più ampio.

La corrente artistica denominata Fotografia umanistica trova in Henri Cartier-Bresson uno dei suoi massimi interpreti, ma anche la cosiddetta Street Photography può annoverarlo tra i suoi ispiratori.

Henri Cartier-Bresson a Parigi.

Tutto ha inizio naturalmente a Parigi, dove il giovane rampollo di una tranquilla famiglia borghese dell'Île-de-France si reca deciso a diventare artista e pittore.

Attratto giovanissimo dalla pittura, cui tornerà dopo il 1968, il giovane Bresson si interessa anche di fotografia, ma impiegherà del tempo prima di orientarsi decisamente verso quest'ultima.

Accade quando, nel 1931, Henri Cartier-Bresson, al ritorno da un viaggio in Costa d’Avorio, ha occasione di osservare una fotografia di Martin Munkacsi (fotografo ungherese specializzato nella fotografia di moda) è osservando quelle immagini che nasce in lui la passione per la fotografia. Da quel momento il suo scopo diventa la ricerca dell’attimo perfetto che consenta di immortalare la realtà.

 

 

È stata quella foto a dar fuoco alle polveri, a farmi venir voglia di guardare la realtà attraverso l’obiettivo.

Henri Cartier-Bresson Fotografo Quasi per caso.

Inizia quasi per caso fotografando con una Krauss a soffietto ed in modo assolutamente personale. Quello che lo attrae sono le possibilità espressive ed interpretative del reale che la fotografia consente:

In realtà la fotografia di per sé non mi interessa proprio; l’unica cosa che voglio è fissare una frazione di secondo di realtà.

Henri Cartier-Bresson Maestro della Fotografia.

Nonostante questo, o forse proprio per questo, Henri Cartier-Bresson è diventato uno dei principali maestri dell'arte fotografica e uno dei fondamentali protagonisti della storia della fotografia contemporanea.

Nel 1932, a Marsiglia, Bresson acquista la sua prima Leica e dal quel momento in poi il suo occhio attento non smetterà più di cercare l'attimo e fissarlo su di una pellicola.

Nel 1947, Bresson, fonda, insieme a Robert Capa, George Rodger, David Seymour, e William Vandivert la prestigiosa Agenzia Magnum.

Henri Cartier-Bresson per 95 anni l'Occhio del Secolo.

Henri Cartier-Bresson muore a 95 anni, nell'agosto del 2004 in un ameno paesello di una cinquantina di abitanti della regione del Luberon: Montjustin.

Bresson riposa nel cimitero di quella località vicino alla moglie Martine Franck.

In omaggio al nostro affezionato lettore un catalogo Moma scaricabile. (lingua inglese)

Henri Cartier-Bresson. Lo sguardo del secolo.

"Fotografare è mettere sulla stessa linea di mira testa, occhio e cuore. È un modo di vivere", questa la sintesi di Henri Cartier-Bresson, cofondatore nel 1947 della celebre agenzia Magnum, figura mitica della fotografia del Novecento.

Nel 1931, dopo aver studiato pittura, aver frequentato i surrealisti e intrapreso il primo viaggio in Africa, prende la decisione di dedicarsi alla fotografia.

Da Città del Messico a New York, dall'India di Gandhi alla Cuba di Fidel Castro, dalla Cina ormai comunista all'Unione Sovietica degli anni Cinquanta, non cesserà di percorrere il mondo con la fedele Leica inchiodata all'occhio.

Clément Chéroux ci invita a seguire il tiro fotografico di questo instancabile viaggiatore che, rifuggendo dal sensazionalismo e difendendo l'integrità delle proprie fotografie, darà prestigio alla fotografia di reportage e renderà l'"immaginario secondo natura" un'etica. E un'estetica.

Henri-Cartier-Bresson Attraverso la sua Opera.

Il silenzio interiore in Henri Cartier-Bresson.

Dal bel libro di Agnès Sire e Jean-Luc Nancy: Un silenzio interiore.

"Più di tutto, io cerco un silenzio interiore. Cerco di tradurre la personalità e non una sua sola espressione".

Henri Cartier-Bresson (1908-2004) è stato il più grande e innovativo "realizzatore di immagini" del ventesimo secolo. La sua fotografia ha fatto scuola e i suoi ritratti sono una parte dell'inestimabile patrimonio che ci ha lasciato.

Per oltre cinquantacinque anni ha ritratto le personalità importanti del suo tempo, ma anche gente comune e anonimi passanti, scelti per uno sguardo inusuale, per volto interessante. I ritratti di questo libro, discreti, realizzati senza alcun artificio, confermano una volta di più lo speciale talento di Cartier-Bresson che istintivamente sapeva far scattare l'otturatore della sua macchina fotografica in una precisa frazione di secondo rivelatore.

Il silenzio interiore di Henri Cartier-Bresson.

Henri-Cartier-Bresson lo sguardo del secolo
La fotografia umanistica di Henri Cartier-Bresson.

La fotografia umanista è stata una corrente fotografica europea, ma prevalentemente francese, che poneva al centro delle proprie ricerche l’essere umano inserito nei suoi vari contesti sociali.

Nata alla fine della Seconda guerra mondiale si è protratta fino alla fine degli anni ’60. Anche se talora viene accomunata al cosiddetto fotogiornalismo, la fotografia umanistica si discosta per la tendenza ad osservare maggiormente il quotidiano, la strada, ed in non pochi casi, porre particolare attenzione alle classi sottoproletarie e alla condizione di svantaggio sociale.

I fotografi cercano di catturare, oltre alla scena in sé, anche le emozioni dei protagonisti in una sorta di realismo poetico, dove i protagonisti hanno lo stesso valore del contesto.

Precursori del movimento possono essere individuati in fotografi come Eugène Atget, André Kertész, Robert Capa, Ergy Landau o come Brassaï.

I Principali Esponenti della Fotografia Umanistica.

Tra i principali esponenti della corrente sono da annoverare:

Henri Cartier-Bresson
Robert Doisneau
Izis
Willy Ronis
Ed Van der Elsken
Lucien Lorelle
Emmanuel Sougez
Pierre Ichac
René-Jacques
Édouard Boubat
Sabine Weiss

La nascita della corrente fu, inoltre, facilitata anche dall’uscita, alla fine della guerra, di fotocamere leggere come ad esempio quelle a telemetro Contax IIa e IIIa e la reflex Contax S, anche se Leitz produceva le Leica a telemetro già da molti anni e nel ’38 aveva prodotto la Leica III, che veniva considerata, però, rispetto alle Contax, meno precisa e maneggevole.

Vedere è tutto. Interviste e conversazioni (1951-1998).

Questo libro riunisce dodici interviste e conversazioni con Henri Cartier-Bresson.

Realizzate tra il 1951 e il 1998, gran parte di queste interviste, dopo la loro prima pubblicazione, non sono mai state ripubblicate.

In questi testi incontriamo un uomo appassionato e appassionante, che racconta la sua opera, commenta lo stato del mondo e ripercorre parte del cammino fatto.

Momenti preziosi di incontro e di dialogo, lunghi quasi mezzo secolo: le interviste di “Vedere è tutto” ci permettono di conoscere e osservare l’evolversi del pensiero del fotografo.

L’immagine che emerge di Cartier-Bresson non è più quella fissa, quasi congelata, che la leggenda ci ha tramandato, ma quella di un uomo profondamente impegnato a vivere il suo tempo.

Vedere è tutto. Interviste e conversazioni (1951-1998)

Henri-Cartier-Bresson lo sguardo del secolo
Henri Cartier-Bresson. L’immaginario dal vero.

“Fotografare è trattenere il respiro quando tutte le nostre facoltà di percezione convergono davanti alla realtà che fugge: in quell’istante, la cattura dell’immagine si rivela un grande piacere fisico e intellettuale. Fotografare è mettere sulla stessa linea di mira la testa, l’occhio e il cuore. Per me fotografare è un modo di capire che non differisce dalle altre forme di espressione visuale. È un grido, una liberazione. Non si tratta di affermare la propria originalità; è un modo di vivere”.

L’immaginario dal vero.

Henri-Cartier-Bresson lo sguardo del secolo
Henri Cartier-Bresson. Scrap Book.

Lo Scrap Book è l’album che Cartier-Bresson preparò per la mostra al MOMA nel 1946.

Partito per gli USA con circa 346 foto nella valigia, all’arrivo acquistò un album (“scrap book” in inglese) e vi collocò le immagini per mostrarle ai curatori. Dopo la mostra, finì sepolto in una valigia e poi nella biblioteca di casa, dove passò inosservato alla stessa moglie dell’artista fino al 1992, quando Cartier-Bresson ne aveva rimosso gran parte delle immagini; a causa del deperimento della carta dell’album soltanto 13 pagine rimasero integre.

Nel 2007 la fondazione dedicata a Cartier-Bresson decise di editarlo in volume in un’edizione restaurata, ma il più possibile fedele all’album originale, pubblicata in Italia da Contrasto e che rappresenta una testimonianza eccezionale sulle scelte operate dal maestro per la mostra che l’avrebbe in un certo senso consacrato tra i maggiori fotografi del mondo.

Henri Cartier-Bresson. Scrap Book. Edizione Inglese.

Henri-Cartier-Bresson lo sguardo del secolo
La Fondazione Henri Cartier-Bresson.

Nel 2000, assieme alla moglie Martine Franck ed alla figlia Mélanie il fotografo crea la Fondazione Henri Cartier-Bresson, che ha come scopo principale la raccolta delle sue opere e la creazione di uno spazio espositivo aperto ad altri artisti; nel 2002 la Fondazione viene riconosciuta dallo stato francese come ente di pubblica utilità.

Dalla morte di Cartier-Bresson, per evitare sfruttamenti commerciali slegati dal valore artistico delle opere, la Fondazione non autorizza più alcuna stampa di fotografie del maestro, offrendo però un servizio di autenticazione di eventuali stampe in circolazione in gallerie o antiquari.

In una lettera datata 30 ottobre 2000, per evitare il commercio di stampe o lo smercio di copie sottratte, lo stesso fotografo dichiarava:

Io sottoscritto Henri Cartier-Bresson, domiciliato al 198 di rue de Rivoli, Parigi, dichiaro quanto segue. Ho sempre firmato e dedicato le stampe di mie fotografie a coloro ai quali intendevo donarle; tutte le altre stampe che recano solamente timbri o etichette Magnum Photos o il mio nome, Henri Cartier-Bresson, sono di mia proprietà. Tutti coloro che detenessero queste stampe non potranno invocare la buona fede

Henri Cartier-Bresson fotografo.

Henri Cartier-Bresson, fotografo, pietra miliare nell’editoria fotografica, è diventato nel tempo un classico, imprescindibile per conoscere “l’arte senza l’arte” del più grande fotografo del Novecento.

Questo volume torna oggi in libreria in una nuova versione aggiornata e oltre alle 150 immagini e l’introduzione di Yves Bonnefoy, un’intervista esclusiva che Ferdinando Scanna realizzò nel 1998 al fotografo permette di conoscere ancora meglio la personalità complessa e affascinante di Cartier-Bresson.

Con la sua Leica discreta e maneggevole, “L’occhio del secolo” ha calcato le strade e i sentieri del mondo intero per fermare la realtà e insieme comprenderne lo sviluppo, documentando e trasfigurando il nostro tempo, soprattutto il secolo ventesimo, in un insieme di immagini folgoranti e precise, intense e uniche. Questo libro propone una scelta molto ampia delle sue fotografie, selezionate dallo stesso autore.

Henri Cartier-Bresson fotografo. Ed. Inglese.

Henri-Cartier-Bresson lo sguardo del secolo
Henri Cartier-Bresson. Storia di uno sguardo.

Pierre Assouline, che conosciamo bene come biografo di Georges Simenon, ci regala, in questo libro, un ritratto attento e appassionato del grande fotografo francese.

“In amicizia, come in amore e in tutto ciò che aiuta a vivere, la prima volta è indimenticabile. O, almeno, dovrebbe esserlo. Ho incontrato per la prima volta Henri Cartier-Bresson nel 1994. Quel giorno lo scrittore, non il giornalista, ha bussato alla porta dello studio nei pressi di Place des Victoires a Parigi dove Cartier-Bresson si isolava abitualmente per disegnare. Aveva finalmente accettato l’idea di un’intervista, benché a una condizione: che tale non fosse. Mi avevano già messo al corrente del suo amore per il paradosso, e mi ero rassegnato all’idea di una conversazione. Se mi avesse proposto di prendere un tè, sarei accorso comunque tanto profonda era la mia ammirazione, antico il fascino che esercitava su di me e illimitata la mia curiosità…”

Henri Cartier-Bresson. Storia di uno sguardo. Ed. Illustrata.

Henri-Cartier-Bresson lo sguardo del secolo
Il Sito della Fondazione Henri Cartier-Bresson.
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