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L'aria di Parigi

L'aria di Parigi

La Parigi di Simenon e Maigret, del Cinema, dei Bistrot, delle Canzoni, della Malavita.


Morte di Edmond Vidal: l'ex leader della gang des Lyonnais.

Pubblicato da Fulvio Nolli su 10 Settembre 2024, 10:34am

Tags: #Criminali Francesi Famosi, #Il Grande Banditismo Francese

Edmond Vidal il Capo della Gang des Lyonnais.

Edmond Vidal, figura emblematica della criminalità organizzata francese ed ex leader della famosa “Gang des Lyonnais”, è morto nella notte tra l'8 e il 9 settembre, all'età di 79 anni. Conosciuto per una serie di rapine di alto profilo avvenute all'inizio degli anni '70, tra cui quella all'Hôtel des Postes di Strasburgo nel 1971, Vidal, soprannominato “Momon”, aveva segnato la storia del crimine in Francia. L'ex gangster, che ha ispirato il film Les Lyonnais (2011) di Olivier Marchal, è morto di cancro in ospedale.

Edmond Vidal il Capo della Gang des Lyonnais.

Edmond Vidal il Capo della Gang des Lyonnais.

Edmond Vidal: da Décines alle Rapine Leggendarie.

Nato nel 1946 da una famiglia Manouche (Gitani) a Décines, sobborgo di Lione, Edmond Vidal è cresciuto in un ambiente segnato da forti legami di amicizia con giovani di origini diverse: greci, armeni o zingari. Fu all'interno di questo crogiolo culturale che prese vita anche la "Gang des Lyonnais", una banda di criminali che sarebbe diventata famosa all'inizio degli anni '70 per le loro rapine attentamente pianificate.

Il Mitico Assalto all'Hôtel des Postes di Strasburgo.

Tra le loro imprese più note ricordiamo la rapina all'Hôtel des Postes di Strasburgo nel 1971, una delle più audaci dell'epoca, con un bottino di almeno 12 milioni di franchi, pari a 7 milioni di euro oggi. La rapina, pianificata da più di un anno, sorprese le autorità per la sua precisione e la totale assenza di violenza. Questa fu solo una delle imprese della banda e segnò l'apice della loro attività. Il susseguirsi di "colpi" finì per attirare l'attenzione della polizia. Dopo lunghe indagini la banda venne smantellata e si giunse all'arresto dei principali esponenti della Gang, quelli ancora in vita, e al clamoroso processo del 1975 dove, a fronte di una richiesta d'ergastolo, Edmond Vidal, venne condannato a dieci anni di prigione.

Dopo la Prigione una Nuova Vita per Vidal.

Rilasciato nel 1986, Edmond Vidal, si allontana dal suo passato di rapinatore, tenta di reintegrarsi aprendo un commercio all'ingrosso di tessuti nella regione di Lione. Nonostante questo, il suo passato di capobanda lo segue per tutto il resto della vita e continua ad alimentare le leggende metropolitane di Lione. Lungi dal rivendicare le sue imprese, Vidal trascorse i suoi ultimi anni cercando di reinventarsi come rispettato uomo d'affari, pur conservando il ricordo indelebile dei suoi anni trascorsi sotto i riflettori della criminalità.

Il passato criminale di Vidal ritrova gli onori della cronaca nel 2011 con l'uscita del film Les Lyonnais, diretto da Olivier Marchal, in cui l'attore Gérard Lanvin interpreta "Momon". Il film, che ripercorre la saga della banda, diede, ovviamente, nuovo lustro alla leggenda di Vidal, proponendo al pubblico l'immagine di un uomo diviso tra lealtà, amicizie giovanili e un passato criminale che non rinnega, ma che non rivendica più come proprio.

In concomitanza con l'uscita nelle sale del film di Marchal, Edmond Vidal, diede alle stampe, per i tipi delle edizioni Michel Lafon, una sua biografia dal titolo: Pour une poignée de cerises: Itinéraire d'un voyou pas comme les autres (Per una manciata di ciliegie: Itinerario di un delinquente come nessun altro).

Un’eredità controversa ma indimenticabile.

Edmond Vidal lascia dietro di sé un’eredità complessa, glorificata dal racconto delle sue spettacolari rapine e appena un po' offuscata dallo stigma della criminalità. La sua è la figura  di un uomo carismatico, leader spietato e nonno amorevole, che seppe segnare la propria epoca tanto con i suoi crimini quanto con la sua capacità di reinventarsi.
Oggi, la storia di Edmond Vidal e della "Gang des Lyonnais" rimane un capitolo affascinante della criminalità organizzata francese, che riflette un'epoca in cui le rapine potevano ancora essere considerate "opere d'arte" della criminalità. Ora, la sua morte segna anche materialmente, la fine di un'epoca tramontata da tempo, ma la leggenda di Momon continuerà ad affascinare, alimentata da racconti, libri e film, la memoria collettiva di una Francia che rimpiange quei tempi, in realtà mai esistiti, quando anche la criminalità organizzata aveva ancora un volto umano.

L'articolo originale in francese lo trovi qui!

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Il film Gang Story, ispirato alla Gang dei lionesi, lo trovi anche su Amazon. Se lo acquisti da questo link (o un altro prodotto qualsiasi), sostieni il blog senza spese aggiuntive.

La Vera Storia della Gang dei Lionesi.

Proviamo, ora, a ripercorrere la vera e lunga storia di questa banda di rapinatori, La Gang dei Lionesi, entrata nella storia del crimine francese, grazie ad alcune rapine eclatanti, certo, ma anche grazie alla particolarità della sua vicenda e a quella di alcuni dei suoi componenti.

La Gang dei Lionesi un Destino nel Crimine.

Quella della Gang dei Lionesi è una storia disperata e affascinante che, per due decenni, ha riempito le colonne di cronaca nera dei quotidiani francesi ed ha ispirato, nel 2011, il film dell'ottimo regista Olivier Marchal: A Gang Story (Titolo francese Les Lyonnais).

Una storia drammatica di uomini spietati, per scelta o per Destino, ritrovatisi insieme sul lato sbagliato del confine fra Crimine e Legalità.

La Gang dei Lionesi, un Destino nel Crimine
La Gang dei Lionesi, un Destino nel Crimine.

 

Lione Città con una Lunga Storia Criminale.

Lione, capitale dell'antica Gallia, della gastronomia e della criminalità organizzata.

Dalla Gang dei lionesi ai delinquenti di oggi, nonostante le famiglie e i metodi siano cambiati, Lione resta sempre sul podio della criminalità internazionale.

Lione, con circa 2 milioni e 300 mila abitanti nell'area metropolitana, è la seconda città più popolosa di Francia.

Una città importante sotto molteplici aspetti, urbanistici, culturali, storici e persino gastronomici. Purtroppo anche dal punto di vista criminale si distingue per l'elevata pericolosità del livello operativo dei malviventi che provengono dal suo territorio.

Per quasi un secolo, i gangster di Lione hanno dominato la regione attraverso rapine, regolamenti di conti e traffico di droga.

Tre i fattori fondamentali che hanno contribuito alla conquista di questo sinistro record:

la modernizzazione del dopoguerra, la vicinanza con la ricca Svizzera e la disponibilità della Strada Nazionale 7, che collega, da nord a sud, Lione con Parigi e Marsiglia.

Un bel documentario realizzato nel 2022 da Éric Merlen e Thierry Gerberon, "Gangsters, la recette lyonnaise", esplora le figure emblematiche della criminalità organizzata e ripercorre, a partire dal dopoguerra, il modo in cui gli ambienti criminali, le gang e le loro alleanze hanno plasmato la storia di Lione.

Gangsters, la recette lyonnaise - reperibile su Vimeno.

La Gang dei Lionesi dalle Molte Vite.

La Gang dei Lionesi (Le gang des Lyonnais) fu una banda criminale originaria della città di Lione, che nel decennio 1967-1977 mise a segno una notevole quantità di rapine a mano armata.

La più eclatante di queste rimane certamente quella alle Poste di Strasburgo che per l’imponente bottino fruttato alla banda venne definita al tempo: la rapina del secolo.

Alla Gang sono da attribuire anche una serie di omicidi, mai del tutto chiariti, come quello del giudice François Renaud nel 1975 a Lione, ed il rapimento di un bambino di nove anni, Christophe Mérieux figlio del fondatore di un'importante casa farmaceutica.

Qualcuno ha immaginato, a torto o a ragione, l’esistenza di un rapporto della banda con il famoso (o famigerato) Servizio d'Azione Civica (SAC), un’organizzazione piuttosto discussa per i suoi metodi violenti, legata ai Presidenti Charles de Gaulle, prima, e Valéry Giscard d'Estaing, poi.
Tuttavia, questi sospetti, ancora oggi, rimangono tali.

Negli ambienti della polizia, la gang, era anche nota con altri appellativi, come: la “banda delle Bluse Blu” (tute blu), la “banda delle Estafettes” (staffette) o la “banda dei Métèques" (meticci in senso spregiativo).

Quando e come Nasce la Prima Gang dei Lionesi.

Per raccontare la lunga storia della Gang dei Lionesi bisogna fare un passo indietro nel tempo. Dobbiamo tornare nella Lione del 1960, nel popoloso quartiere della Croix-Rousse.

Oggi il quartiere collinare, pur rimanendo pittoresco, è stato riqualificato ed è molto diverso da quei tempi. Allora erano solo vecchie case, passaggi angusti, un dedalo di stradine.

In alto, sulla collina, un punto panoramico dove osservare la città. Una grande pietra antichissima posta in bella mostra nell'aiuola di un giardino: è il Gros Caillou, simbolo del quartiere di Croix-Rousse.

La banda lionese del Gros Caillou.

Siamo nel cuore degli anni '60. Il secondo dopoguerra si allontana lentamente, il lavoro non manca ed il denaro torna a circolare con maggiore intensità. Non per tutti allo stesso modo, naturalmente.

C'è un giovanotto sveglio, nel quartiere che sorge sulla collina di Croix-Rousse, uno che vorrebbe guadagnare soldi in fretta e senza troppa fatica. Ha lavorato come cameriere in vari locali, ma le sue ambizioni sono ben altre. Frequenta gente poco raccomandabile e, nel milieu malavitoso, tutti lo conoscono come P'tit Dingue (Piccolo Pazzo). Il suo vero nome è Guy Reynaud.

Guy Reynaud il primo capo della banda lionese del Gros-Cailou.
Guy Reynaud il primo capo della banda lionese del Gros-Cailou.

Dicevamo che è un tipo sveglio, spregiudicato e poco incline al lavoro. Nel giro di poco, con quattro amici fidati, mette insieme una banda e si dedica a rapinare quei luoghi dove i soldi ci sono davvero: le banche. È la Banda del Gros-Caillou.

Il Gros Caillou, come abbiamo detto in precedenza, è in realtà un monolite di pietra eretto nel quartiere lionese di La Croix-Rousse e divenuto simbolo del quartiere stesso. La banda di Guy Reynaud è costituita, sostanzialmente, da elementi nativi di quella zona di Lione.

Il monolite detto Le Gros Caillou a Lione.
Il monolite detto Le Gros Caillou a Lione.

La carriera criminale di Reynaud non dura a lungo. Presto la polizia lo individua. Durante la rapina alla Banca Veuve-Morin-Pons, in Rue de la République, viene riconosciuto. Per i giornali diventa "Il nemico pubblico n° 1". È arrestato, processato e condannato a 20 anni di carcere. Morirà nel 1991 all'età di 47 anni.

I suoi complici son ancora in circolazione. Uno di loro, in particolare, possiede la stessa determinazione del suo ex capo. È Pierre Rémond, classe 1930, uno capace di pensare in grande.

Stiamo per arrivare ad una prima evoluzione della banda lionese. Da gang estremamente legata al proprio territorio e che opera principalmente in quella zona, a banda criminale con orizzonti ed obbiettivi ben più vasti.

Tutto ha inizio nel novembre del 1967, quando il quarantenne Pierre Pourrat, ricordiamolo bene questo nome, originario di Saint-Étienne, vissuto sempre ai margini della società, reduce da riformatorio e carcere, incontra e si lega d’amicizia proprio con Pierre Rémond, che in quel momento è uno dei principali esponenti della Mala lionese rimasto in circolazione e gode di una solida reputazione malavitosa.

La Prima Formazione della Gang dei Lionesi.

Pierre Rémond rimpolpa gli effettivi della gang. Tutta gente di fegato. Tutti nativi della zona lionese.

Non è più esattamente la Banda del Gros-Cailou, ma non è ancora nemmeno la Gang dei Lionesi.

Oltre al nuovo amico di Rémond, Pierre Pourrat, classe 1927, gli altri componenti sono:

Bernard SabatierRomeo Monari, Roger Decrossac, 27 anni, Gilbert Arnaud, 34 anni, Jean-Louis Beyneton, 38 anni, Michel Laurissier, alias Michel Louvois, 22 anni, Jacky Lamotte, 30 anni, Emile Périoche, detto le Chinois.

Questa la formazione della principale gang lionese dell'epoca.

Boulevard de Croix-Rousse a Lione.
Boulevard de Croix-Rousse a Lione.
Un Anno di Colpi e Rapine per i Lionesi.

È questo il periodo in cui la banda inizia ad allargare sensibilmente il proprio raggio d'azione. La Svizzera è vicina, con le sue ricche filiali di banca e le armerie da rapinare senza troppo rischio; la polizia elvetica non si aspetta quelle incursioni di malviventi francesi e, sulle prime, è colta di sorpresa.

Anche in Francia le cose sembrano andare alla grande. La banda compie rapine in varie cittadine, spingendosi, senza timore, fino alla zona di Parigi e, verso sud, a Barcellona, nella vicina Spagna.

In un solo anno di attività la banda inanella almeno una trentina di rapine. Il bottino complessivo si aggira intorno ai 500 mila franchi. Nemmeno una goccia di sangue versata.

La Polizia assedia i Lionesi in Francia come in Spagna.

Naturalmente la polizia francese e quella spagnola non rimangono con le mani in mano e, dopo un anno circa, il cerchio inizia a stringersi intorno al gruppo di malavitosi.

L'aria si è fatta pesante. Lo capiscono al volo i baldi giovanotti. Auto, mai viste, ferme nei luoghi dei loro abituali appuntamenti. Facce troppo nuove in circolazione nei quartieri, pedinamenti sospetti. Lione si è fatta troppo piccola e troppo rischiosa per loro.

La tempesta scoppia all'improvviso, all'alba del 19 giugno 1968. La polizia di Lione irrompe nelle abitazioni di Roger Decrossac e Gilbert Arnaud. Poco dopo, il 25 luglio, è il trentottenne Jean-Louis Beyneton a cadere nella rete.

La gang si disperde nel tentativo di sfuggire alla cattura, ma il destino dei Lionesi sembra ormai segnato.
Michel Laurissier, il cucciolo della gang, è abbastanza intraprendente da prendere un aereo e fuggire a Buenos-Aires, dove però viene arrestato prima ancora di mettere piede fuori dall'aeroporto.

Non miglior sorte tocca a Jacky Lamotte, che pensa, al contrario del compagno, di rifugiarsi presso la casa dei genitori a Pont-de-Claix nel dipartimento dell'Isère.
Lì, nascosto in un armadio, nella camera da letto del padre, Lamotte, viene arrestato dai poliziotti, che si presentano alle 10 e 30 del mattino. Il bandito è disarmato e non oppone resistenza.

È evidente che la polizia dispone di abbastanza informazioni per poter rintracciare anche il resto della banda. Le cose, però, sono destinate a complicarsi e non poco.

Sparatoria alla Rambla De Catalunya.

Quello stesso giovedì 28 novembre, verso le dieci di sera, in una stanza dell’hotel Ginebra in Rambla De Catalunya 1 a Barcellona, due uomini e due donne si stanno preparando per uscire a cena e trascorrere una tranquilla serata sulle Ramblas.

Sono Emile Périoche detto il Cinese, Pierre Rémond, il capo della banda, mentre le due donne sono: Monique Laurissier e Nicole Trouillet.
Le due ragazze hanno rispettivamente venti e trent’anni. Monique è la sorella di Michel, arrestato pochi giorni prima a Buenos-Aires.

L’hotel Ginebra in Rambla De Catalunya a Barcellona.
L’hotel Ginebra in Rambla De Catalunya a Barcellona.

(L'immagine proviene da questo sito in lingua inglese.)

Alle 22 in punto cinque agenti della polizia francese, in borghese, affiancati da colleghi spagnoli, irrompono nella stanza.

Périoche e  Rémond, pur colti di sorpresa, reagiscono aprendo immediatamente il fuoco e ferendo in modo lieve due agenti spagnoli. I poliziotti francesi rispondono. Périoche cade colpito a morte, una pallottola gli ha trapassato il cuore.

Rémond è ferito ad un braccio e ad una gamba, ma si getta dalla finestra calandosi sul balcone della stanza sottostante. Prende in ostaggio gli ospiti della camera e, facendosi scudo dei loro corpi, esce dall'albergo e giunge in strada.

Parcheggiata lì vicino c’è la sua Aston Martin bianca. Il ferito vi sale in fretta e sgommando prende la fuga. Strade, stazioni e Dogane vengono messe in allarme, ma di Rémond nessuna traccia. In qualche modo è riuscito a passare la frontiera e rientrare in Francia, scomparendo nel nulla.

Ritorno a Lione e nuovi Furti e Rapine.

La gang del quartiere di Croix-Rousse sembrerebbe dunque sgominata, ma la partita non può dirsi certo conclusa. In libertà, sebbene ferito e braccato, c’è ancora il pericoloso Rémond e, rintanati chissà dove, ci sono gli ultimi tre duri della gang: Pierre Pourrat, Bernard Sabatier e Romeo Monari.

Come anticipato, Rémond riesce a rientrare in Patria ed a rimettersi in contatto con i suoi complici. Le ferite non sono gravi e guariscono presto. Rimpiazzare gli uomini perduti non è difficilissimo e così la gang dei lionesi è nuovamente in pista dopo breve tempo.

Altre aggressioni, altre rapine, altro bottino, si aggiunge al precedente. Sembra ammontino a più di ottanta gli atti criminosi messi a segno da Pierre Rémond nel corso della sua non edificante esistenza.

L'Agguato al Café de la Mairie a Lione.

Lione, quartiere d'Ainay nel 2° arrondissement. Proprio in faccia agli uffici del Comune, dove il 3 dicembre 1940 Albert Camus e Francine Faure si sono uniti in matrimonio, c'è un piccolo locale: il Café de la Mairie. Oggi si chiama Bistro Martine e vi è una targa a ricordo del famoso matrimonio.

Il Café de la Mairie a Lione.
Il Café de la Mairie a Lione.

Poco più di un anno dopo la sparatoria di Barcellona il Destino suona nuovamente alla porta di Pierre Rémond e della sua banda.

Martedì 2 dicembre 1969. È un giorno freddo e piovoso. Il cielo è grigio quasi come se dovesse nevicare, ma è solo pioggia quella che scende copiosa dal cielo quel mattino.

Nel Café de la Mairie, all’angolo fra rue d'Enghien e rue Franklin, le luci sono accese come fosse sera. C’è calma nel locale; per l’aperitivo è ancora presto e sono pochi i clienti nella sala.

Quel mattino, due uomini se ne stanno appoggiati al bancone parlano fra loro a voce bassa, sembrano due operai in una breve pausa dal lavoro. Un terzo uomo è solo appoggiato al bancone dal lato opposto, di fronte ha un calice di vino bianco che non si decide a terminare. Ad un tavolino di lato all’ingresso altri due uomini siedono silenziosi ed assorti nei loro pensieri.

Non lo si direbbe vedendoli, ma sono tutti agenti della Sûreté Urbaine de Lyon.

Fuori dal locale alcune automobili sono parcheggiate lungo la via. In una di quelle più distanti dal Café siedono quattro uomini. Un quinto uomo è in strada, fuma una sigaretta e sembra intento nella lettura di un giornale.

Sono agenti del Groupe de Répression du Banditisme (GRB) di Parigi.

La segnalazione di un informatore ha indicato loro che Bernard Sabatier, quel giorno, ha un appuntamento al Café de la Mairie nella tarda mattinata. La polizia lo cerca perché lo ritiene implicato in una serie di furti d'auto di grossa cilindrata avvenuti di recente nella regione.

Poco prima della 11 una Renault 16 si ferma nella via a pochi metri dal Café de la Mairie. Scendono tre uomini. Uno di loro è effettivamente Sabatier, ma non è solo: con lui ci sono anche Pierre Rémond e Roméo Monari.

Sono giovani, spavaldi, per nulla preoccupati o guardinghi.

Si muovono con estrema tranquillità, quasi incuranti della pioggia insistente. Entrano nel locale. Siedono ad un tavolo al centro della sala, fanno cenno al barista di venire a servirli. Il gestore, che li conosce molto bene, smette di lucidare bicchieri con lo strofinaccio che ha in mano, lo depone sul banco e si avvicina per raccogliere l'ordinazione.

L’uomo solo, al banco, termina con molta calma il suo bicchiere di vino bianco. Quando il barista torna, gli mette una moneta, incassa il resto e se ne va senza guardare in faccia nessuno degli altri avventori.

È il Vice Brigadiere Jean Bianchini, quarantuno anni, dei quali venti passati in polizia. Traversa il viale, entra nella cabina telefonica vicino al Comune, chiama i suoi capi e chiede istruzioni.
“Bernard Sabatier è arrivato, ma non è solo. Con lui ci sono Rémond e Monari. Cosa facciamo capo?”
Segue un breve silenzio sulla linea telefonica. Poi una risposta secca:
“L’occasione è ghiotta. Prendeteli tutti!”

L'Ultima Sparatoria di Pierre Rémond.

Bianchini riattraversa il Boulevard. Passando accanto all’auto dei colleghi fa loro un cenno perentorio.

Quando entra nella brasserie ha già l’arma d’ordinanza in pugno. La punta dritta su Rémond e gli intima di arrendersi.
Pierre Rémond infila svelto la mano nella tasca del suo giubbotto e spara senza nemmeno estrarre l’arma.

Anche il Vice Brigadiere spara contemporaneamente. Bianchini vacilla colpito al ventre e cade a terra. Il miracolo di Barcellona non si ripete e, questa volta, Rémond muore sul colpo.

Anche i due agenti appartati al loro tavolino sono balzati in piedi armi alla mano. Romeo Monari tenta di fare fuoco, ma è abbattuto con un colpo alla testa.

La pattuglia che era in auto, irrompe a sua volta nel locale. Bernard Sabatier alza le mani e si arrende.

Pierre Rémond aveva con sé tre pistole ed una granata a mano. Monari, che di pistole ne aveva due, muore poco dopo in ospedale. Anche il coraggioso Vice Brigadiere Bianchini non sopravvive alla grave ferita al ventre. Riceverà una medaglia al valore, ma per la moglie e i tre figli la vita, per molto tempo, non sarà semplice.

Dopo l’arresto di Sabatier anche due nuovi affiliati alla banda vengono assicurati alla giustizia: Christian Visintainier, di 23 anni e Nicole Pontier ventiseienne.

Fine della banda dei Lionesi dunque? No non ancora. Il meglio deve ancora venire.

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Inizia la vera Epopea della Gang dei Lionesi.

Siamo ormai all'inizio degli anni '70 e, degli elementi di spicco, della vecchia banda del Gros-Cailou è rimasto in circolazione solo Pierre Pourrat detto Le Docteur.

Pourrat, che nella sua vita ne ha viste di tutti i colori, non sembra particolarmente impressionato dalla drammatica fine dei suoi complici.

Fino a quel momento, da uomo prudente qual è, è riuscito a mantenere un basso profilo ed a restare abbastanza defilato rispetto alle indagini della polizia.

Ha trascorso tutta la vita fra delinquenza, riformatorio, carcere e ancora delinquenza. La sua unica preoccupazione, durante il Natale '69 e il Capodanno del '70, sembra quella di rimettersi in pista al più presto e di organizzare una "sua" banda criminale.

Pierre Pourrat è nativo di Saint-Étienne, ma conosce ormai molto bene l'ambiente della malavita lionese. Può vantare un ottimo curriculum delinquenziale, sa come muoversi, quali luoghi frequentare, chi conviene incontrare e chi no.

I Tre Fondatori della Gang dei Lionesi.

La Gang dei Lionesi, quella destinata a restare nella storia, si costituisce intorno a tre uomini cui il Destino, in momenti diversi, ha sottilmente intrecciato le vite, in quel modo misterioso ed insondabile che gli è tipico.

Per Pierre Pourrat l'uomo del destino si chiama Joanny Chavel.

Joanny Chavel, detto “Gros Jeannot” o anche semplicemente le Gros, proviene da una famiglia di agricoltori di Villefranche-sur-Saône.

Ha solo 20 anni quando parte per combattere nella guerra d'Algeria. Al ritorno porta con sé il grado di caporale e tutta una serie di competenze militari che saranno di grande utilità alla futura banda lionese: capacità organizzative, conoscenza della lettura delle mappe e uso delle armi.

Di indole violenta e poco incline al lavoro, intraprende quasi subito la strada della delinquenza. Commette alcune rapine, insieme a un gruppo di cui diviene presto il capo: "la gang de la Vallée de la Saône".

Con questa banda, Chavel rapina uffici postali e piccole filiali bancarie situate in campagna. Gode molto presto di una solida reputazione nell'ambiente, proprio grazie alle sue non comuni qualità di organizzative.

Naturalmente, molto presto, è costretto ad affrontare l'esperienza del carcere.

Il Destino continua a muovere i suoi fili ed ecco che, proprio, in quei giorni, il 30 dicembre 1969, viene rimesso in libertà un giovane di origini gitane, finito in galera, anche lui, per alcune rapine: si chiama Edmond Vidal, ma per tutti è Momon le ferrailleur.

Joanny ChavelEdmond Vidal si sono conosciuti in carcere. Le Gros ha diviso con il gitano il suo pacco di Natale. È un legame che non si scioglie facilmente.

Vidal lavora come elettricista, ma fatica a tirare fine mese e sta giusto pensando di riprendere la via del crimine. Pourrat non ha mai nemmeno pensato ad una possibile redenzione: cerca solo una gang cui affiliarsi per ricominciare a rubare.

Joanny Chavel si rivela, per entrambi, l'uomo giusto al momento giusto. Lui ha capacità, esperienza e le giuste conoscenze.

Chavel propone ai due altri di unirsi e costituire una Gang. Ha progetti ambiziosi. Alcuni colpi per rodare il gruppo e il metodo operativo e, poi, un "Grosso Colpo" che resterà nella storia e frutterà un mare di denaro.

Nasce così la Gang dei Lionesi.

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