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L'aria di Parigi

L'aria di Parigi

La Parigi di Simenon e Maigret, del Cinema, dei Bistrot, delle Canzoni, della Malavita.


Fréhel vizio e poesia di una voce

Pubblicato da Fulvio Nolli su 13 Luglio 2024, 00:05am

Tags: #Belle Époque, #Cantanti e Canzoni Francesi

Fréhel Vizio e Poesia di una Voce.

Fréhel è stata una delle voci più significative e poetiche della Canzone francese. Una vita disperata, la sua, segnata da un successo fulminante e, insieme, da un vizio inesorabile.

La canzone francese, quella sofisticata e intellettuale e, soprattutto, quella popolare dei bals musette, non è solo musica, è evocazione di un'intero universo emozionale. Supera i confini della Francia e coinvolge tutti coloro che sono appassionati di quel mondo fatto di libri, film, ambienti, luoghi e personaggi.

Fréhel vizio e poesia di una voce.

Fréhel vizio e poesia di una voce.

Fréhel Vizio e Successo di una Voce Unica.

Fréhel è stata una donna strappata alla strada dalla poesia maledetta della sua voce unica. Un'artista unica nel suo genere, ma anche un tragico Personaggio travolto dal vizio e dalle proprie debolezze interiori. Uno di quelli più singolari e significativi di un'intera epoca.

Fréhel la donna e la cantante. Figura emblematica che attraversa tre epoche della nostra storia. La Belle Époque, prima, poi gli Anni Ruggenti del primo dopoguerra e infine, quasi sopravvissuta a se stessa, quelli del Realismo poetico.

Fréhel, come un fulmine impazzito ha lasciato un ricordo indelebile.

Fréhel come un Personaggio di Simenon.

Non è esagerato paragonare la vita di Fréhel a quella di un personaggio da romanzo.

Una vita segnata alla nascita, poi esaltante di successi, poi distrutta dal vizio: eclatante, tragica e disperata.

Non è fuori luogo trovare in lei i tratti di uno dei protagonisti di un romanzo, che potrebbe essere uscito dalla penna di Georges Simenon.

Uno scrittore, Simenon, che così a fondo ha indagato la tragica fatalità dei destini umani. Il punto di rottura cui, a volte, questi destini conducono, trascinando nel baratro esseri che il caso o le scelte, altrui o proprie, hanno condotto lontano da se stessi.

Certo Frèhel non è l'unica artista ad aver conosciuto un'infanzia miserabile, né l'unica ad aver conquistato il successo e perduto se stessa. Ma, vuoi che tutto questo accade a Parigi e vuoi che la sua voce ha rappresentato epoche simboliche della cultura e della società europea: la vicenda di Fréhel assume i tratti di una leggenda, triste e magnifica insieme.

Fréhel nasce a Parigi e si chiama Marguerite.

La ragazza che per il pubblico presto diventerà Frèhel, nasce a Parigi, venerdì 13 luglio del 1891, al civico 109 di Boulevard Bessières, nel XVII arrondissement. Una ex strada del demanio militare ai piedi della Butte Montmartre.

I suoi genitori sono bretoni, nativi di Primel-Trégastel nel Finistère, regione del Bas Léon. Un villaggio di case basse e fattorie, gettate qua e là fra mare e terra, sotto un cielo spesso uggioso e in faccia a un mare sempre imbronciato.

Lei viene al mondo con il nome di Marguerite Boulc'h. Il padre, Yves Marie, ex marinaio (da buon bretone), è poi approdato ad un lavoro nelle ferrovie e assegnato a Parigi, ma in un brutto infortunio, ha perso un braccio restando invalido.

La madre, Marie-Jeanne nata Daniel, fa la portinaia, ma si dice che arrotondi le magre entrate esercitando, a livello occasionale, il mestiere più vecchio del mondo.

Fréhel la bambina bretone con l'organetto.

Non se la passano tanto bene i Boulc'h e la piccola Marguerite finisce in Bretagna dalla nonna.

Rimane in Bretagna fino ai quattro anni, poi raggiunge i genitori, che ora abitano nel sobborgo parigino di Courbevoie. Evidentemente anche la nonna fatica a mantenerla o non è più in grado di farlo.

Con il padre perennemente al bistrot e la madre impegnata come portinaia, ma con la necessità di mantenere l'alloggio sgombro da marmocchi, Marguerite cresce nelle vie circostanti e già a cinque anni la troviamo che accompagna un mendicante cieco, canticchiando semplici motivetti su un organetto di barberia.

A sette anni sfugge ad un tentativo di stupro ad opera di un vagabondo che vorrebbe abusare di lei in un terreno abbandonato. Lei resiste e sfugge alla violenza, ma è così, senza alcun riguardo, che impara a conoscere, in tenera età, un lato oscuro degli uomini.

Sembra che il suo aggressore abbaia poi avuto dal destino la giusta punizione: ucciso proprio in quel campo incolto da un proiettile vagante.

Forse è accaduto veramente. Forse è solo parte della Leggenda di Fréhel.

Una bimba che potrebbe essere Fréhel in una bella immagine di Eugène Atget.

Una bimba che potrebbe essere Fréhel in una bella immagine di Eugène Atget.

Fréhel con il Canto e la Musica nel Sangue.

Fréhel deve averli nel sangue la musica e il canto perché da allora non smetterà mai di cantare.

Lavora, in quel sobborgo parigino che la modernità spinge a crescere sempre più. Prima si impiega presso la ditta Cérébos, che si sta facendo un nome nel commercio del sale da tavola. In seguito, per un farmacista di rue d'Aboukir, ma non smette di cantare per strada.

Nei caffè, nei bistrot, nelle tavole calde del vicino quartiere Batignolles, tutti la conoscono.

Poco più che bambina inizia forse a coltivare un sogno: quello di diventare un giorno una vera cantante. Di quelle famose e ammirate dal pubblico! O forse sogna solo di arrivare a sbarcare il lunario facendo quello che le piace di più e in cui riesce a meraviglia.

Nasce la mitica Mademoiselle Pervenche.

Fréhel ha ora iniziato ad uscire dal suo quartiere. Frequenta le Edizioni musicali Marcel Labbé in rue l'Echiquier e diviene prestissimo la mascotte dell'ambiente.

Risale a quest'epoca il suo incontro con il repertorio della canzone popolare e, in particolare, con quello di Montéhus. Continua a lavorare vendendo cosmetici porta a porta e, intanto, canta nei bistrots di Lavallois.

Forse è un caso, forse il destino. Oppure un estremo azzardo della ragazzina dalla voce incantevole e dal carattere sfrontato; fatto sta che questa sua attività porta a porta, la conduce a bussare a quella di una potenziale cliente che risponde al nome di Augustina Otero Iglesias: la Bella Otero! Simbolo stesso della Belle Époque.

Siamo nel 1905 e la futura Fréhel ha quattordici anni. La Otero di anni ne ha trentasette ed è da tempo all'apice del successo. Quella ragazzina dagli occhi azzurri e dalla voce così intensa, riesce a farsi notare dalla grande diva. Lei ne intuisce le possibilità, e la prende sotto la sua ala protettrice. Arrivano così i primi ingaggi.

Fréhel debutta alla brasserie l'Univers in Avenue de Wagram, poi si esibisce in apertura di sipario al Teatro de La Pépinière. Alterna un repertorio comico ad uno realistico. Ha preso un nome d'arte: Mademoiselle Pervenche.

I Duri Esordi di Fréhel e poi il Successo di Mademoiselle Pervenche.

I tempi rimangono duri per Fréhel. La ragazza continua a cantare, passando, quasi ogni sera, da un locale all'altro. Nessuna certezza. Non è raro che il suo compenso non sia altro che la garanzia d'un pasto.

Poi, improvvisamente come in un sogno, tutto cambia!

Il 1905 non è ancora terminato e lei inizia ad esibirsi alla Taverne de L'Olympia, prestigioso locale in Boulevard des Capucines.

Marguerite, ora Mademoiselle Pervenche, ha solo sedici anni. Certo non è ancora il successo. La pagano con un litro di caffè e due croissants e dorme regolarmente sui divani del locale.

Ma canta il repertorio di Montéhus e il pubblico inizia ad apprezzare  quella sua voce dalle singolari espressioni metalliche,  che così bene si accordano al suono delle fisarmoniche.

Nel 1909, cosa rara per le cantanti della sua generazione, registra un 78 giri per Odeon. Sarà l'unico della sua carriera con il nome di Pervenche. Contiene due canzoni: C'est une grosse di H. Christiné ed E. FavariFenfant d'amour di L. Daniderff e E. Ronn.

Un matrimonio, un figlio e un divorzio: voilà Fréhel.

Ecco ancora il destino, o il caso, intervenire nella vita di Fréhel in forma della più naturale delle espressioni umane: l'amore.

Tutti ci innamoriamo di qualcuno ad un certo momento della nostra vita. Spesso accade che ci si innamori più volte. Più raramente una volta sola. In ogni caso alcuni di questi amori cambiano la vita, la sconvolgono o la indirizzano su vie diverse da quelle in precedenza immaginate.

Fréhel incontra, all'OlympiaRobert Hollard, un giovane borghese infatuato del Varietà.  Lui si esibisce con il nome di Roberty e diviene il suo pigmalione, la segue, le insegna la dizione, l'aiuta a costruire un personaggio da presentare al pubblico.

I due si innamorano, lei rimane incinta e il 28 novembre 1907 si sposano. Il bambino nasce, si chiama Marcel, e, pare, sia affidato ad una balia in Normandia. Anche Marguerite, in fondo, era stata affidata alla nonna in tenera età. C'è da lavorare, a Parigi, per costruire il personaggio della nuova protagonista della canzone francese!

Nuovo nome d'arte: Frèhel, in omaggio alle origini bretoni di Marguerite. Nuovo ingaggio: il Moulin Rouge!

Fréhel Conquista il Moulin Rouge.

Il 15 giugno del 1908 l'esibizione nella rivista d'estate del Moulin Rouge, che è il simbolo stesso del divertimento a Parigi. Frèhel canta interpretando le canzoni di Jean Richepin ed è subito il successo.

Diventa immediatamente una delle interpreti più richieste di Parigi! Si esibisce al Bataclan, all'Ambassadeurs, alle Folies Belville, all'Alcazar. Presto approda all'Eldorado.

Il repertorio è quello della cosiddetta canzone realista di quegli anni. Canzoni composte da Léo DaniderffHenri ChristinéGaston Gabaroche.

Frèhel si distingue subito dalle altre interpreti della canzone realista. L'immediatezza e la semplicità con cui comunica con il suo pubblico e l'emozione che suscita la sua voce in chi ascolta, ne fanno un personaggio unico nel suo genere.

Un critico scrive di lei:

 

Canta il marciapiede perché ella ne è il fiore più autentico.

Fréhel Trionfa nel Canto non in Amore.

Per Fréhel è il trionfo, la popolarità, il denaro: la Ville Lumière è ai suoi piedi. Ma è anche la vita che si riprende in fretta un po' di quel che ha dato.

Probabilmente Robert Hollard non ama Fréhel. Il desiderio e l'ammirazione lo hanno spinto verso di lei e se la ragazza non fosse rimasta incinta non l'avrebbe sposata. Sono cose che capitano da sempre.

Marcel, il bimbo avuto da Roberty, muore a pochi mesi, forse trascurato da chi doveva accudirlo, forse perché allora era cosa assai comune.

Il marito, nel frattempo, si dedica all'educazione musicale e al lancio di una nuova artista: Damia, quella che diverrà famosissima, per gli abiti neri e attillati (anticipando di quarant'anni Èdith Piaf e Jiuliette Gréco), come "la tragédienne de la chanson". Presto Roberty, avrà con lei una relazione.

L'amour fou: Frèhel e Maurice Chevallier.

Frèhel si da alla gran vita, forse in rivalsa alla miseria conosciuta fin da piccola e alle ingiustizie che ha subito e che ancora subisce dal destino.

Il suo modo di vivere è prepotente e in qualche modo autodistruttivo. Alcol, etere e cocaina iniziano a farle compagnia.

C'è una fragilità di fondo in questo fiore del marciapiede. Una fame di vita e d'amore, che viene dalla solitudine e dalla fatica della scuola più dura del mondo: la strada.

Gli avvenimenti si susseguono per Fréhel, in questo 1908, al ritmo frenetico della sua stessa ossessione di vivere. È Damia a rubarle il marito, ma è sempre Damia che le fa conoscere il nuovo amore della sua vita.

Una sera fra le quinte del Casino de Montmartre (un café concerto di Boulevard de Clichy ormai scomparso) Damia presenta a Frèhel il bel Maurice Chevallier, anche lui all'inizio di una promettente carriera.

Per Fréhel, giovane stella nascente, è il colpo di fulmine.

Dimentica i tradimenti del marito e la prematura morte del figlio. Ora vuole Maurice a tutti i costi. Per attirare la sua attenzione ed ingelosirlo gli si nega e si accompagna ogni notte con un uomo diverso, fino a che lui, al colmo della gelosia, non cade fra le sue braccia.

Lei ha vent'anni, le Tout-Paris nel palmo della mano e Maurice Chevallier al suo fianco. È l'apoteosi, ma dura poco.

Spaventato dalle folli notti di Fréhel, fatte di alcol, etere, cocaina e sesso fino allo sfinimento, il bel Maurice fugge dopo circa un anno di follia. Di quell'epoca gli resterà una dipendenza dalla cocaina cui solo con difficoltà riuscirà a liberarsi.

Per lui l'ancora di salvezza sarà ancora l'amore. Uno nuovo: quello per la grande Mistinguett.

Con lei dividerà dieci anni di vita e professione e diverrà il Maurice Chevallier che tutti amiamo.

Il crollo nervoso e la fuga all'estero di Fréhel.

Per Frèhel, la fine della storia d'amore con Maurice Chevallier è l'inizio di un tracollo nervoso sempre più devastante.

Il matrimonio con Roberty finisce ufficialmente il 13 giugno del 1910 con l'inevitabile divorzio.

Il pubblico la pretende e lei continua a cantare. Spaccona e stravagante arriva ad affrontare ed intimidire l'intera sala quando la richiamano a gran voce sul palco per riascoltarla. Ma il pubblico la vuole e la chiama!

Ormai per tutti è la grande Fréhel.

Ma dentro di lei si è spezzato qualcosa. Continua ad inanellare storie occasionali con ricchi ammiratori, campioni dello sport, musicisti. Sempre più coinvolta con droghe ed alcol e sempre più depressa.

Decide di lasciare Parigi per sfuggire al disastro della sua vita sentimentale. L'occasione le arriva, nel 1911, quando riceve l'invito ad esibirsi a San Pietroburgo.

La proposta proveniente da una donna del "Gran Mondo" molto nota nella Belle Époque: la Granduchessa Anastasia di Mecklembourg.
 

La Vita di Fréhel fra Realtà e Leggenda.

Il viaggio di Fréhel a San Pietroburgo è stato forse nient'altro che una normale tourné come le tante che un artista di fama è chiamato a dover compiere.

Forse l'invito della Granduchessa Anastasia è un fatto reale o, quantomeno, lo potrebbe essere un suo interessamento  nello stabilire i necessari contatti.

La cosa, francamente, non è chiarissima e, forse, ancora una volta realtà e leggenda si confondono nella vita di Fréhel.

La Granduchessa Anastasia, nel 1911, è vedova da tempo e, alla morte del padre, ha ereditato un'immensa fortuna. Passa la gran parte della sua vita a Monte Carlo (in particolare al Casino), ma viaggia anche fra Londra e Parigi.

Donna estremamente indipendente, conduce una vita, che, a quei tempi, nessun aristocratico definirebbe diversamente da scandalosa. I suoi stessi famigliari la vanno a trovare di rado e con molta discrezione.

Il figlio è Granduca di Mecklembourg, dove lei è considerata "persona non grata", le due figlie sono sposate con i principi ereditari, rispettivamente, di Danimarca e Germania. Lei se ne sta tranquilla, nel Midi della Francia, cercando di non dare troppo nell'occhio.

Può darsi, in ogni caso, che l'invito vi sia davvero stato. Tutto è comunque possibile.

Dieci Anni Oscuri nella Vita di Fréhel.

Se Fréhel ha veramente lasciato la Francia nel 1911 per una toutné in Russia, è certo che deve pur essere rientrata in Patria almeno in alcune occasioni.

Il 16 aprile 1913, la rivista Comoedia pubblica un articolo a firma J.V. che annuncia: "Rantrée sensationelle de M.lle Fréhel".

L'autore non nasconde la sua ammirazione per lei. La definisce la più originale e significativa fra le artiste dell'epoca.

Tout en elle est original: la physionomie curieuse et jolie, qui tient de l'ange et de la pierreuse à la fois; elle passe d'une façon déconcertante à des sensations très différentes; elle fait succéder la terreur à la gaieté, la joie à la tristesse. Fréhel est restée un des seuls types d'artistes que nous ayons; elle est incapable de faire les petites concessions et les génuflexions nécessaires de nos jours...

Fréhel Canta in Francia nel 1913.

Ancora un articolo, del settimanale Le Frou-Frou, da conto di una serie di spettacoli all'Eldorado con in cartellone anche il nome di Fréhel.

La notizia è del 16 novembre 1913.

L'Eldorado esiste ancora, in Boulevard de Strasbourg, ed è oggi un teatro, ma in quegli anni era molto di più: era il più celebre Café-Concert di Parigi.

Le peregrinazioni di Fréhel per l'Europa iniziano dunque dopo il 1913.

È probabilmente nel 1914 che Fréhel lascia la Francia in modo definitivo, almeno per una decina d'anni, anche se, forse, con dei rientri occasionali a Parigi. Viaggia quindi, prima in Russia, poi a Vienna, a Bucarest, a Odessa e, infine, a Costantinopoli.

La Guerra la Sorprende proprio a Vienna.

Fréhel è a Vienna quando avviene l'attentato di Sarajevo e sembrerebbe che trascorra gli anni del primo conflitto mondiale a Bucarest, ma anche qui tutto non è così chiaro come sembra.

La leggenda vuole che i francesi non sappiano più nulla di lei, ma un trafiletto apparso su La Grimace,  il 15 ottobre 1916, - mentre annuncia l'apertura di un nuovo cabaret a Montmartre fra la rue Lafayette e la rue de Provence: le Perchoir - comunica al pubblico dei lettori che:

Retour de Roumanie. La bonne chanteuse Fréhel fera sa prèmiere réapparition dans un concert de Montmartre.

Non si dice il nome del locale dove la cantante intende esibirsi, ma, nella stessa pagina, viene presentata una intervista con lei, in cui ella racconta un aneddoto accaduto in Romania:

La Regina si complimenta con lei alla fine di un applaudito concerto, dichiara di essere molto felice di averla ascoltata cantare e le chiede se intende fermarsi molto in Romania. Fréhel risponde, con la consueta impertinenza, che si, probabilmente si fermerà a lungo, perché si è innamorata di un bell'ufficiale della guardia reale.

Comunque sia Fréhel, in questi anni, risulta essere più una "presenza" che una realtà. Chi dice di averla vista coperta di gioielli a Bucarest, chi la segnala morente di fame a Costantinopoli.

Comoedia, rivista specializzata dell'ambiente dello spettacolo, nel numero del 21 luglio 1914 arriva ad annunciarne, addirittura, la morte!

Questo la dice lunga sull'attendibilità della stampa: ieri come oggi!

Fréhel est morte.

La nouvelle que nous donnions il y a quelques jours était malheureusement exacte: la jeune et charmante artiste a succonbé en Roumanie, où elle était en tournée.

Elle est morte, tout seule, dans un pays inconnue, sans un parent, sans un ami.

Il Mesto Ritorno di Fréhel a Parigi.

Dopo il 1916 il pubblico francese non ha più avuto notizie certe riguardo Fréhel.

Cosa le sia veramente accaduto è cosa dubbia, ma è abbastanza certo che alcol, droga e relazioni senza domani non l'abbiano aiutata a migliorare la sua situazione.

Il vero, il verosimile e l'inventato si mescolano e, a questo punto, dobbiamo fidarci un po' della "leggenda", quando afferma che il fondo, lei, lo ha raggiunto proprio a Costantinopoli.

Anche l'Impero Ottomano è caduto e lei con esso.

Sono i funzionari dell'Ambasciata francese a prenderla in carico, dopo averla ritrovata, alcolizzata e drogata, ridotta a prostituirsi nei bordelli della capitale turca.

La impacchettano e provvedono a rispedirla in Patria! Le sue condizioni fisiche sono devastanti.

È nel novembre del 1923 che una Fréhel invecchiata precocemente, a soli trentadue anni, e quasi irriconoscibile, si ritrova sulle banchine di una stazione di Parigi.

Che ore sono? Non lo so proprio. Sulle banchine la folla di una grande stazione, come ogni giorno, o il silenzio quasi assoluto delle ore notturne.

Due uomini l’attendono, tra gli sbuffi di vapore della locomotiva immobile: Robert Holland, l'ex marito e l'affezionato Montéhus, autore delle sue prime canzoni.

Lo sguardo è più cupo, ma profondissimo e vivo. Lei è Fréhel e quella città è Parigi!

Fréhel in un'immagine degli anni '30.

Fréhel in un'immagine degli anni '30.

Fréhel L'Indimenticabile Indimenticata!

Il 25 novembre 1923 un trafiletto sul Paris-Soir annuncia il ritorno a Parigi di Fréhel da Costantinopoli, ma informa i lettori che la salute della cantante non è buona e che si dubita fortemente possa riapparire in pubblico.

Il 7 dicembre di quello stesso 1923, ancora, Paris-Soir esce con un articolo di Henri Jeanson che, entusiasticamente, annuncia il ritorno sulle scene di Fréhel.
La cantante si esibirà la sera successiva, un sabato, Au Canari, al civico 8 di Faubourg Montmartre, durante una serata in suo onore.

Molto presto, rivela lei stessa, tornerà sul palcoscenico dell’Olympia.

La serata del Canari è descritta dalla stampa come un successo. Parigi ritrova, dunque, l’interprete più autentica della “canzone realista”?

Quel che è certo è che non l’ha dimenticata!

Fréhel Ritorna ed è Subito in Scena.

Per quasi tutto il resto di dicembre, Fréhel si esibisce ogni sera Chez Camille Desmoulins, un locale al 5 di rue Beaujolais (Palais-Royal).

È di scena anche per il Cenone di Natale di quell'anno, dove compare al fianco di un’altra artista folle e disperata quanto lei: Maud-Loty.
Ma la grande serata, quella che tutta Parigi attende, è quella del 28 dicembre: all’Olympia!

Quella sera nasce la leggenda di Fréhel l’inoubliable inoubliée!

La Stampa parigina annuncia il ritorno alle scene di Fréhel.

La Stampa parigina annuncia il ritorno alle scene di Fréhel.

Fréhel Ritorna sul Palco dell'Olympia di Parigi!

Il ritorno di Fréhel sul palcoscenico dell'Olympia di Parigi è anticipato da un entusiastico articolo di Comoedia.
Chi lo scrive deve aver assistito alle prove aperte alla stampa e non nasconde il suo entusiasmo.

 

Fréhel, dopo un'assenza di dieci anni, ritorna finalmente da noi…! Colei di cui abbiamo pianto la morte, colei che qualcuno dice di aver incontrato a Costantinopoli morente di fame o a Bucarest contornata dal Gran Mondo, Fréhel sarà tra noi domani. L'artista curiosa e strana, l'indimenticabile e indimenticata Fréhel torna a noi, semplice, umana, sfacciata, tragica, e già leggendaria... Apparirà vestita con un abito scuro, tra un alone di luce bionda; canterà i dolori, gli amori, i vizi, le buffonate della vita...e chi l'ha vista una volta non potrà dimenticare il suo volto ironico e il suo sorriso sfacciato, la sua voce balorda e il suo sguardo accattivante.. Domani, finalmente, rivedremo Fréhel!

Fréhel alla Riconquista del suo Pubblico.

Se le serate de l'Olympia non possono essere certo definite un fiasco per la rediviva Fréhel, non rappresentano certo il clamoroso ed universale successo che ci si attendeva.
È vero che il suo nome rimane in cartellone ininterrottamente fino al 3 gennaio 1924, ma attribuirle quel successo incondizionato che la leggenda vorrà, in seguito, accreditarle non è del tutto corretto.

Il suo nuovo posto nel mondo della canzone francese, Fréhel, deve riconquistarselo.

Non tutto il pubblico è con Fréhel.

Chi si aspettava di ritrovare la ragazzina impertinente che Fréhel era stata in gioventù, con la voce da usignolo arrabbiato, che gettava in faccia ad un mondo di uomini adulti, l'arroganza della sua giovinezza cresciuta per strada, rimane sconcertato in quelle serate all'Olympia.

...quando abbiamo visto riapparire la fuggitiva all'Olympia, "l'indimenticabile e indimenticata Fréhel" come diceva il programma...abbiamo ritrovato per un attimo "la sua spalla di traverso e la sua bocca rossa, il suo labbro sollevato la cui peluria conserva dei baffi di polvere...

L'articolo di stampa che stiamo per citare ampiamente, appare ancora su Comoedia in data 3 gennaio 1924 e porta la firma di un delusissimo Gustave Fréjaville.

Non è sicuramente a lui che si può attribuire il pezzo, citato in precedenza, che annunciava il ritorno di Fréhel all'Olympia.

L'esibizione lo ha certamente deluso, ma quel riferimento ai residui di cocaina sul labro di Fréhel sembra sottintendere una severa critica alla donna prima ancora che alla cantante.

 

...Ma il contralto "ruvido e avvincente" che un tempo commuoveva fino al profondo ha subito duri attacchi e in questa grande sala sul boulevard, Fréhel non ha riscoperto l'atmosfera cordiale di allora in cui , così vicina alla sua infanzia, la popolare cantante vedeva molti volti familiari tra gli spettatori delle gallerie del suo piccolo caf'conç a Montmartre...

Gustave Fréjaville uno dei Massimi Esperti del Music-hall.

Gustave Fréjaville, firma di punta di Comoedia per lo spettacolo, fu scrittore, giornalista, storico del music-hall.

Ha relazionato per molti anni, sulla stampa, il mondo dello spettacolo. La sua attività di critico inizia nel 1914 e, a quell'epoca, è l'ambiente circense ad essere al centro della sua attenzione. Dal 1919 prende ad occuparsi del music-hall divenendone uno dei massimi esperti.

...L'incantesimo è rotto ed è una dolorosa impressione vedere questa artista privata del meglio di sé difendendosi a malapena dall'indifferenza stupita di questo pubblico che non riconosce. Tutto è cambiato per noi dalla tua partenza, o Fréhel, non sei "à la page", come si dice...

Il punto di vista di Gustave Fréjaville non è completamente privo di ragioni concrete. Non dimentichiamoci che nei dieci anni in cui Fréhel era pressoché scomparsa, c'è stata una guerra mondiale in cui la Francia ha pianto milioni di morti. Un mondo intero è scomparso: quello della Belle Époque. Nuove tensioni agitano l'orizzonte europeo.

Certo la vita è davvero cara e molte donne, durante la guerra, hanno imparato a fare lavori da uomini: come guidare i tram e gli autobus.

È anche vero, però, che le donne, nelle fabbriche francesi, lavoravano ormai da decenni!

...La tua canzone per ubriaconi ci mettono in imbarazzo... Il vino! costa caro, e non abbiamo tempo per bere...Tu sei, Fréhel, un personaggio del vecchio repertorio, ed è questo, ancor più di quella tua voce troppo crudelmente ferita, che sconcerta e mette sulla difensiva gli spettatori di oggi...

Una critica spietata e, a nostro avviso, viziata da una personale avversione al personaggio e all'ambiente che Fréhel aveva incarnato fin dagli esordi della carriera.

Evidentemente Gustave Fréjaville non ha mai amato o non ama più i "piccoli caf'conç" della vecchia Montmartre.

 

Probabilmente, se le cose in quelle serate all'Olynpia, fossero proprio andate così non avremmo più sentito parlare di Fréhel.

Forse non piacque proprio a tutti l'esibizione di Fréhel.

Ma conquistò di certo i tanti che l'amavano come era stata e che ora erano pronti ad amarla per quello che era diventata.

Un usignolo ancora arrabbiato e, soprattutto ferito. Un po' come ferito era anche quel pubblico che, dopo una tragedia immane cercava speranze nel futuro e conferme nel rimpianto malinconico del passato.

 

 

Gli anni venti furono come un periodo di mezzo della Storia. Anni in cui la gente, rimpiangendo un po' quello che non c'era più, si affidava alla speranza nel Futuro: nell'avvenire!

Senza sapere ancora, con chiarezza, quale sarebbe stato quell'avvenire.

Fréhel, indimenticabile e indimenticata, ritrova il suo pubblico ed il suo ruolo nella canzone francese.

Un ruolo malinconico e fatalista dove l'autenticità della sua voce, che si rivelerà, anche troppo presto, particolarmente adatta ad interpretare i tempi difficili in arrivo con gli anni '30 del novecento.

In quel momento sarà il Cinema francese a riscoprire la voce ed il volto di Fréhel.

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