Nato a Parigi, Jean Gabin, icona del cinema francese, ha lasciato un'impronta indelebile nella storia cinematografica. Scopriamo insieme il percorso straordinario di questo talento senza tempo.
La Vita e la Carriera di Jean Gabin.
L'Infanzia di Jean Gabin e l'Inizio dell'Avventura.
Jean Gabin, al Secolo Jean-Alexis Moncorgé, nasce nel cuore di Parigi il 17 maggio 1904. Cresciuto tra gli spettacoli di famiglia, trascorre un'infanzia rurale che ispirerà i suoi sogni futuri. Superati gli anni giovanili e gli studi, una serie di lavori assai eterogenei, poi il precoce ingresso nel mondo dello spettacolo.
Jean Gabin nasce il 17 maggio del 1904 al n° 23 di boulevard Rochechouart, nel 9° arrondissement di Parigi.
All’anagrafe il nome il suo nome è Jean-Alexis Moncorgé. Suo padre, Ferdinand Joseph Moncorgé, gestisce un caffè ed è un attore d’operetta, con il nome d’arte di Ferdinand Gabin. La madre, Hélène Petit, è anch’essa un’artista del teatro di Varietà e canta nei café-concert.
Causa l’attività artistica dei genitori, il giovane Jean trascorre l’infanzia in campagna, a Mériel nella Val-d’Oise (allora Seine-et-Oise), allevato dai nonni materni e dalla sorella maggiore Madeleine.
Dalla grande finestra, sul retro della casa dove abita, Jean vede la piccola stazione e le locomotive che manovrano.
Di questi anni gli resterà un grande amore per la vita agreste che lo accompagnerà per sempre e il sogno, giovanile, di condurre, un giorno, una vera locomotiva.
Gli studi li compie, in ogni caso, a Parigi. Ottiene la licenza media alla scuola di rue de Clignancourt, poco distante dalla casa paterna, e si iscrive al Liceo Janson-de-Sailly.
Quando la madre, Hélène, muore, il 18 settembre 1918, Jean ha 14 anni e non ama particolarmente lo studio.
Lascia la scuola ed inizia a lavorare. Sono molti gli impieghi che cambieranno in pochi anni.
Prima lo vediamo impiegato alla Compagnie parisienne de distribution d’électricité, poi è alla gare de la Chapelle, come muratore e, ancora, manovale in una fonderia, magazziniere presso un rivenditore di automobili, venditore di giornali.
Jean Gabin Figlio d’Arte. Dalle Folies-Bergère al Cinema.
Grazie all'incoraggiamento del padre, che ha amici nel mondo dello spettacolo parigino, il giovane Gabin abbandona i mestieri comuni per perseguire la sua passione per l'arte drammatica. I primi passi nel cinema, seppur modesti, aprono la strada a un destino luminoso.
A 17 anni, Jean,vorrebbe diventare conduttore di locomotive a vapore, come il nonno materno. Questa è, però, un’ambizione che, per nostra fortuna, non potrà mai realizzare.
Sarà il padre, nel 1922, a spingere Jean Gabin, ormai diciottenne, verso il mondo dello spettacolo. Sfruttando la sua amicizia con Fréjol, direttore delle Folies-Bergère, riesce ad ottenere per il figlio i primi ingaggi come figurante.
Così, Jean Gabin, il giovane dai “meravigliosi occhi azzurri” inizia a muovere i primi passi di quella che si rivelerà una carriera formidabile, sotto il benevolo sguardo del famoso comico e cantante di varietà Charles-Joseph Pasquier, in arte Bach, artista specializzato in ruoli di comique troupier (attore in costume da soldato, che recita battute o canta canzoni sulla vita militare).
Sono anni di gavetta, durante i quali, il giovane Gabin, che ha adottato il "cognome darte del padre, è confinato in ruoli di figurante o, comunque, di secondo piano. Sarà un’esperienza che tornerà utile negli anni futuri, ma che al momento non sembra promettere nulla di più di una tranquilla carriera simile a quella del padre.
Il servizio militare, svolto in marina a Cherbourg, interrompe brevemente questa sua attività fra il 1924 e il 1925.
Proprio all’inizio del ’25, durante una breve licenza, Jean Gabin sposa la sua prima moglie, Marie-Louise Basset detta Gaby, anche lei ballerina, cantante di rivista e futura attrice cinematografica.
Il matrimonio durerà, solo, fino al 1929 e la coppia non avrà figli.
I due resteranno comunque legati da un tenero sentimento di amicizia e quando, dopo la guerra, Gaby sembrerà un po’ trascurata dall’ambiente del Cinema, Gabin, ormai consacrato a mito francese, non mancherà di spendersi per inserire l’ex moglie in ruoli, anche secondari, in molti suoi film.
L’anno successivo alla separazione da Gaby Basset, 1930, il Bouffes-Parisiens mette in scena lo spettacolo Arsène Lupin banquier dove il nostro Jean inizia ad essere notato anche dalla critica.
Poi, fra il dicembre del ’30 e il gennaio del ’31, nel nuovo allestimento Les Aventures du roi Pausole, non vi sono ruoli per il nostro giovane attore e per lui sembrerebbe confermarsi una carriera da artista di secondo piano: dignitosa, ma priva di reali prospettive.
Jean Gabin alla Conquista del Cinema Francese.
Con il suo carisma e la sua versatilità, Gabin diventa rapidamente una star emergente. Attraverso film come "Zouzou" e "La Bandera", dimostra il suo talento e conquista il pubblico internazionale. L'incontro con il regista Julien Duvivier segna l'inizio di una collaborazione artistica epocale.
L’incertezza della carriera avviata nel Teatro di Varietà è, forse, alla base della sua scelta di indirizzarsi verso l’attività di attore cinematografico.
Grandi cambiamenti, quindi, in quegli anni fra il ’29 e il’30. Per il giovane attore francese. il principale dei quali (oltre la rottura del matrimonio, si capisce) sarà l’inizio dell’avventura nel Cinema. Un’avventura che non terminerà più fino alla sua scomparsa.
Proprio nella Parigi del 1930, mentre un giovane scrittore belga, Georges Simenon, si prepara a pubblicare i primi romanzi di Maigret, Jean Gabin inizia quella sua carriera cinematografica che lo vedrà protagonista di innumerevoli pellicole, destinate a segnare la storia del Cinema francese e del Cinema tout court.
Una carriera che copre gli anni dal 1930 al 1976, che è anche l’anno della sua morte. Quarantasei anni di lavoro e di successi.
Novantacinque pellicole realizzate, una trentina delle quali girate prima del secondo conflitto mondiale. Le statistiche riferiscono di 161 milioni di spettatori, solo per i suoi film girati nel dopoguerra.
Il giovane Gabin, che abbiamo visto impegnato sui palcoscenici del varietà parigino negli anni fra il 1922 e il 1930, inizia a cimentarsi con il cinema fin dal 1928, quando ancora calca, con incerta fortuna, i palcoscenici d’operetta e certo non pensa, allora, che diventerà uno dei più grandi attori francesi di tutti i tempi.
Si tratta di tre cortometraggi che egli gira al fianco del comico Raymond Dandy, realizzati, almeno due, da Michel du Lac: Ohé les valises, L’Héritage de Lilette e, il terzo, On demande un dompteur, del quale non è sicura l’attribuzione.
Pellicole comiche di breve durata, girate al “muto” e sonorizzate in seguito con il sistema monofonico. Gli unici interpreti Jean Gabin e Raymond Dandy.
Del 1930 è, invece, il primo vero film girato da Gabin: Chacun sa chance (Ognuno ha la sua possibilità). Si tratta di una commedia di produzione franco/tedesca diretta da Hans Steinhoff e René Pujol.
La storia è una commedia degli equivoci imperniata su di un commesso di negozio, che si spaccia per barone per conquistare la donna amata, interpretata, ironia della sorte, proprio dalla novella ex moglie di Gabin, Gaby Basset.
Un intreccio che ricorda vagamente “Il signor Max” che Mario Camerini girerà, in Italia, nel 1937 con un giovanissimo Vittorio De Sica.
Le Quattro Stagioni della Carriera di Jean Gabin.
La lunga stagione cinematografica di Jean Gabin può essere suddivisa in quattro “periodi” abbastanza ben definiti.
Il primo, chiamiamolo l’esordio, inizia appunto nel 1930 con il citato Chacun sa chance e comprende i film realizzati fino al 1934.
In questi 4 anni l’attore francese gira ben 16 pellicole, con 16 registi diversi e interpretando i personaggi più svariati. Dal bandito al poliziotto, dal corridore automobilistico all’ingegnere, e poi il soldato di cavalleria, il capitano di marina, il muratore e altri ancora.
Non solo i personaggi interpretati da Jean Gabin, in quell periodo sono molteplici, anche i generi affrontati sono i più diversi; si alternano polizieschi e commedie, drammi e avventura.
Jean Gabin si adatta bene ad ogni ruolo. Forse per la lunga gavetta di avanspettacolo, che gli ha insegnato ad assumere le sembianze dei più disparati personaggi.
Un bell’uomo, nonostante il naso che si ruppe a 10 anni tirando di boxe, una figura che “riempie lo schermo". Sa ballare, cantare e, evidentemente, recitare. L’uomo giusto al momento giusto.
Il Cinema è agli esordi del sonoro e c’è bisogno di un nuovo tipo di attore. Anche questo, nella storia di un uomo, può fare la differenza. Così il ragazzo che sognava di allevare mucche e cavalli e di guidare locomotive, si trasforma in uno degli interpreti più richiesti dal Cinema francese.
Un Nuovo Matrimonio e Nuovi Ruoli per Gabin.
Il 20 novembre del 1933 si risposa con una spogliarellista che lavora al Casino de Paris, tale Doriane Mauchain al secolo Jeanne Mauchain.
Il padre di lui è morto da tre giorni, ma i due decidono ugualmente per le nozze che sono celebrate nel Municipio del 16° arrondissement. Divorzieranno nel 1943.
Nel frattempo un’altra stella emergente sta spopolando letteralmente nella Parigi di quegli anni: Josephine Baker: La venere nera.
Josephine Baker è la nuova protagonista delle notti parigine. Impossibile che il cinema non tenti di sfruttare la sua eccezionale popolarità ed infatti la splendida creola girerà alcune pellicole anche se con scarso successo.
Evidentemente ammirarla mentre balla mezza nuda in teatro è una cosa, costruire intorno al personaggio di una negretta sculettante storie in cui il pubblico dell’epoca possa immedesimarsi, è un’altra.
Ad ogni modo l’esperimento viene tentato e, dopo un paio di filmetti, nel ’27 e nel ’28, arriva, nel 1934, un vero film: Zouzou, girato da Marc Allégret e con protagonista maschile proprio il nostro Jean Gabin e questo mostra bene il livello di successo cui il giovane Gabin è arrivato, già nel 1934: in soli quattro anni di carriera.
L'Incontro con Duvivier Decisivo per Jean Gabin.
Il 1934 è anche l’anno della svolta, per Gabin, l’anno del suo incontro con il regista Julien Duvivier. L’anno che segna l’avvio del “mito” Jean Gabin; secondo e fertilissimo periodo della sua carriera di artista, che si concluderà con lo scoppio della seconda guerra mondiale.
La svolta che trasforma Jean Gabin in un autentico “mito” del Cinema francese avviene, come abbiamo anticipato, nel 1934. Fino a quella data l’attore ha girato 15 pellicole, con altrettanti registi ed interpretando i ruoli più disparati.
Nel 1934 Jean Gabin partecipa alla realizzazione di due produzioni: il già citato Zouzou, dove recita al fianco di Joséphine Baker, e Maria Chapdelaine con Madeleine Renaud, per la regia di Julien Duvivier. In realtà il primo ad essere girato è Maria Chapdelaine, nel giugno del ’34 in Canada.
Jean Gabin, fino a quel momento, è certamente un attore molto richiesto, ma non si può ancora affermare che sia un interprete famoso. Pochi dei film da lui interpretati, fino a quel momento, rappresentano qualcosa di più di una dignitosa pellicola. Nessun successo eclatante. Poche le opere destinate a restare negli annali del Cinema.
Julien Duvivier, quando incontra Gabin, ha alle spalle una storia professionale già consistente: una ventina di film “muti” girati negli anni ’20 e, dal 1930, ha iniziato a farsi notare realizzando le sue prime pellicole “sonore”.
Il suo primo film “parlato” è David Golder del 1930, che si rivela subito un successo.
Duvivier è un poeta del cinema, un poeta pessimista e disincantato.
Fin dal primo incontro con Jean Gabin, nei primi mesi del ’34, il regista intuisce subito le potenzialità espressive di quel giovane attore e lo vuole con lui, in Canada, per realizzare appunto Maria Chapdelaine, storia drammatica di una giovane donna canadese desiderata da tre uomini diversi, archetipi di tre differenti scelte di vita.
Tratto da un famoso romanzo dello scrittore franco-canadese Louis Hémon, il film viene girato in Canada, in condizioni non facili, proprio per le avversità del clima di quelle terre.
Fra il regista e il suo interprete si instaura qualcosa di più di un semplice rapporto professionale; nasce una solida amicizia che porterà a collaborazioni artistiche straordinarie.
Al ritorno dal Canada Jean Gabin si ritrova sul set di Zouzou con l’irresistibile Joséphine al fianco e, a dicembre del 1934, entrambi i film saranno nelle sale francesi.
L’anno successivo Jean Gabin gira Variétés, un film sull’ambiente del Circo, realizzato da Nicolas Farkas, nel quale interpreta un trapezista, ma quando Duvivier gira, pochi mesi dopo, Golgotha, un film drammatico sulla vita di Gesù, dal suo arrivo a Gerusalemme alla resurrezione dopo la crocifissione, il regista vuole Jean Gabin nel ruolo di Ponzio Pilato e la pellicola resterà una delle pochissime in cui l’attore recita in “costume”.
Su questo film le critiche non sono del tutto positive. Almeno per come la storia di Gesù viene presentata.
La figura del redentore resta in secondo piano, rispetto alla situazione politica, e ad essere oggetto di indagine sono più i motivi che portarono alla sua crocifissione, piuttosto che le riflessioni sulla fede e gli aspetti religiosi della vicenda.
Dal punto di vista tecnico il film è notevole. Girato in esterni in Algeria avvalendosi di 20.000 comparse per realizzare scene di massa di indubbia qualità. Eccellenti le riprese.
Alcuni definiscono “improbabile” il Ponzio Pilato interpretato da Jean Gabin, altri lo giudicano da “non perdere”. Difficile dare un giudizio, almeno per me che critico cinematografico non sono.
Ad onor del vero, sembra che lo stesso Gabin non ci si vedesse proprio in quella parte e che l’abbia accettata solo per l’amicizia che lo legava al regista Duvivier.
Gabin, Duvivier, Mac Orlan: La Bandeira!
Forse Golgotha non avrebbe cambiato la vita di Gabin, ma il 20 settembre del 1935 esce nelle sale francesi La Bandera, terzo film girato dall'attore con la regia di Duvivier.
La storia, tratta dall’omonimo romanzo di Pierre Mac Orlan, è quella di un assassino che per evitare l’arresto fugge in Spagna e, rimasto senza mezzi di sussistenza, decide di arruolarsi nella Legione Straniera spagnola, passa in Marocco e lì muore combattendo i ribelli maghrebini.
Una storia di amicizia virile che inaugura la serie di quei personaggi che faranno la fortuna e il mito di Jean Gabin.
Avventurieri o ribelli romantici, che inseguono un sogno per loro impossibile e sono, inesorabilmente, sconfitti dal destino.
Girato in Marocco, anche grazie all’interessamento del Governatore militare dell’epoca, quello stesso Generale Francisco Franco che, l’anno successivo, si porrà a capo del “Pronunciamento” che darà l’avvio alla Guerra Civile spagnola, il film si rivela un successo e consacra Jean Gabin come astro nascente della nuova stagione del Cinema francese.
Il Realismo Poetico Consacra il Mito di Jean Gabin.
Dopo La Bandera, girato nel ’35 Jean Gabin gira, fra il 1936 e il 1939, altre 10 pellicole; alcune di queste sono destinate a rimanere negli annali del Cinema internazionale come capolavori di assoluto valore. Simboli stessi di un’epoca irripetibile e di un livello espressivo che il Cinema francese faticherà, in seguito, ad eguagliare.
Film magnifici come: La Belle Équipe e Pépé le Moko ancora con Duvivier, Les Bas-Fonds, La Grande Illusion e La Bête humaine, con la regia di Jean Renoir, Le Quai des brumes e Le jour se lève, girati da Marcel Carné.
A queste leggendarie pellicole vanno aggiunti i meno noti: Le Messager di Raymond Rouleau, l’ottimo Gueule d’amour di Jean Grémillon e Le Récif de corail di Maurice Gleize.
Sono gli anni del “Réalisme Poétique“, con suo inesorabile pessimismo sociale, che si accompagna alla volontà di riscatto di chi, a quel destino è incatenato.
Sono gli anni dello straordinario incontro fra un ristretto gruppo di registi, Renoir, Carné, Grémillon, Duvivier e un altrettanto ristretto gruppo di eccezionali scenografi e dialoghisti: Prévert, Aurenche, Jeanson, Spaak.
Sono anche gli anni di un nuovo cinema sonoro che scopre la necessità di sale cinematografiche specifiche e quella, altrettanto impellente, di riempirle con un pubblico sempre più vasto e popolare.
In questo contesto Jean Gabin si rivela essere l’interprete perfetto del nuovo eroe popolare anarchico e romantico, onesto, ma sconfitto in partenza dal destino.
Di lì a poco la guerra arriverà a scompaginare tutto e, dopo di essa, il mondo, anche quello del Cinema sarà diverso.
Ci sarà ancora un posto per il grande Jean, ma sarà completamente diverso. Sarà la terza fase della sua vita artistica, quella che potremmo definire come: gli anni del “Grande Patriarca".
Il 1939 vede Jean Gabin impegnato nella lavorazione del film di Duvivier, Le jour se lève, indimenticabile capolavoro, che uscirà nelle sale il 9 giugno di quell'anno. Il 3 settembre, alla dichiarazione di guerra, di Francia ed Inghilterra, alla Germania, Gabin è mobilitato in Marina e raggiunge la propria destinazione a Cherbourg.
Sono ancora i giorni della "strana guerra", le drôle de guerre, il giovane attore può tranquillamente chiedere un permesso e recarsi sul set del suo nuovo film in lavorazione: Remorques per la regia di Jean Grémillon.
Sul set Gabin lavora al fianco della magnifica Michèle Morgan e fra i due nascerà una breve storia. Il film vedrà la luce solo dopo il termine del conflitto.
Con l'armistizio del 1940 e la resa della Francia, inizia per Jean Gabin un esilio negli Stati Uniti. Naturalmente arriva ad Hollywood, la mecca del cinema. Lì ritrova l'amico Duvivier, ma anche altri come Jean Renoir e Charles Boyer.
Ad Hollywood gira due film. Una pellicola di propaganda gollista, diretta da Duvivier e prodotta dal Servizio di Propaganda americano: L'imposteaur e un film d'avventura del regista statunitense Archie Mayo La Péniche de l'amour (Moontide) al fianco dell'attrice italiana Ida Lupino.
Sono anni di successi e le porte della mecca del cinema sono aperte per il bel giovane dagli occhi azzurri, che ora si avvicina ai 40 anni. Porte aperte per lui anche presso la star americana Ginger Rogers, che Gabin frequenta per breve tempo, ma soprattutto sono spalancate quelle di Marlène Dietrich, che con l'attore francese farà coppia fissa più o meno fino al '47.
Per un breve periodo la più bella copia del cinema vive felicemente in California, in una villa prestata loro da Greta Garbo, poi la guerra torna a dividere, almeno temporaneamente, i due amanti.
Nell'aprile del 1943 Jean Gabin rompe il suo contratto con la Fox e si arruola nell'esercito gollista, per partecipare alla liberazione della Francia dai tedeschi.
Arruolato nelle Forze Navali della Francia libera è assegnato alla petroliera Elorn con il grado di capo-pezzo. Giunto a Casablanca dopo una difficile traversata è inquadrato come Capo carro nel 2° Reggimento corazzato dei Fucilieri di Marina.
Con questa unità Jean Gabin, "il più vecchio capo-carro della Francia libera" prosegue tutta la guerra fino alla conclusione del conflitto.
L'attore, al momento del congedo, è insignito della Medaglia Militare e della Croce di Guerra. Resterà sempre molto legato alla Marina e molto in amicizia con il Vice Ammiraglio André Gélinet, suo ex comandante.
Ritorno e Maturità e Nuovo Trionfo di Gabin.
Il dopoguerra porta Gabin a consolidare il suo status di icona del cinema francese. Attraverso ruoli memorabili e collaborazioni con registi di fama internazionale, come Marcel Carné e Henri Verneuil, l'attore riprende prestissimo ad incantare il pubblico con la sua presenza magnetica sullo schermo.
Il 18 gennaio del 1943, il tribunale di Aix, ha pronunciato la sentenza di divorzio dell'attore dalla seconda moglie Jeanne Mauchain, riconoscendo la colpa di lei.
La relazione fra Jean Gabin e Marlène Dietrich potrebbe riprendere tranquillamente, ora che non vi sono più la guerra e il matrimonio di lui, a tenerli divisi, ma le cose non vanno nel modo migliore.
Durante il periodo bellico, in Africa, l'attore incontra e sposa una certa Marie Camilleri, dalla quale divorzia, quasi subito, nel 1945.
Finita la guerra Jean e Marlène si ritrovano a Parigi e tentano di riavviare la loro storia.
Lui vorrebbe sposarla ed avere dei figli. Lei, di figli, ne ha già uno e non vuole divorziare dal marito, Rudolf Sieber, nonostante non vivano più insieme da tempo. Sono entrambi due caratteri duri, ma diversi. La relazione si trascina fino al 1947.
Gabin non accetta la situazione che gli impone Marlène e, ad un certo punto, tronca definitivamente la relazione. L’attrice vuole tornare negli Stati Uniti e questo per Gabin non è nemmeno pensabile. Il suo palcoscenico sarà anche il Mondo, ma il suo Mondo è la Francia.
Lei tenterà più volte di recuperare il loro rapporto, ma lui non le rivolgerà mai più la parola.
Cambia il Mondo e Cambia il Cinema Francese.
Gabin è cambiato: nel fisico e nell'animo. Ora ha più di quarant'anni e altri giovani attori si affacciano alla ribalta del nuovo cinema francese del dopoguerra.
Sono i nomi ed i volti dei nuovi eroi romantici beniamini del pubblico: Jean Marais, Gérard, Philippe, Daniel Gélin.
Gabin rinuncia ad un ruolo nel film Les Portes de la nuit di Marcel Carné; interpretazione che l'avrebbe visto al lavoro con la sua compagna Marlène Dietrich, ma lei si rifiuta di interpretare la figlia di un collaborazionista dei tedeschi.
Nel 1946 interpreta Martin Roumagnac, film di Georges Lacombe, unica pellicola che vede sullo stesso set Gabin e la Dietrich, che, del resto, di lì a poco si separeranno definitivamente.
Il film ha un notevole successo di pubblico, con più di 2 milioni di spettatori, e una distribuzione in una decina di paesi esteri. Non è però quanto si attendeva la Dietrich che medita di tornare negli Stati Uniti.
Sempre nel 1946 Gabin gira Miroir con la regia di Raymond Lamy. Al suo fianco Colette Mars e Martine Carol.
La storia narrata in Miroir (Lo Specchio) è liberamente ispirata alla vita di Alphonse Lecroq, sorta di bandito gentiluomo, che ebbe molta notorietà nella Parigi della "Belle époque". La pellicola, uscita nelle sale l'anno successivo, ebbe un discreto successo al botteghino, anche se inferiore al precedente.
Come abbiamo già detto, nel 1947 Gabin rompe con la Dietrich e, due anni dopo, il 28 marzo 1949, sposa Christiane Fournier detta Dominique, una indossatrice della Maison Lanvin conosciuta solo due mesi prima. La donna ha già un figlio e ne darà altri tre a Gabin: Florance, Valérie e Mathias.
Nello stesso anno, l'attore, interpreta con buon successo Au-delà des grilles ( Le mura di Malpaga) produzione italo-francese diretta da René Clément e ritorna trionfalmente in teatro con la pièce La Soif, diretta da Henri Bernstein, al fianco di Madeleine Robinson e Claude Dauphin.
Maturità e Nuovi Successi per Jean Gabin.
A definitiva consacrazione del ruolo di Jean Gabin nel Cinema francese del dopoguerra, arriva, nel 1950, il clamoroso successo de La Marie du port.
Il lungometraggio segna contemporaneamente il ritorno alla collaborazione con il regista Marcel Carné e l'incontro con lo scrittore Georges Simenon, dal cui omonimo romanzo il film è tratto.
Per Jean Gabin, La Marie du port, è solo il primo di ben dieci film tratti dalle opere di Simenon, fra i quali, ben tre con protagonista il famoso commissario Maigret, il più noto fra i personaggi del prolifico scrittore belga.
- La verité su Bebé Donge del 1952, regia di Henri Decoin;
- Le sang à la tête del 1956, di Gilles Granger;
- Maigret tende un piege del 1958, di Jean Delannoy;
- En cas de maleheur del 1958, di Claude Autant-Lara;
- Maigret et l’affaire Saint-Fiacre del 1959, di Jean Delannoy;
- Le Baron de l’ecluse del 1960, di Jean Delannoy;
- Le President del 1961, di Henry Verneuil;
- Maigret voit rouge del 1963, di Gilles Grangier;
- Le Chat del 1971, di Pierre Granier-Deferre.
Simenon e Gabin avranno anche un ottimo rapporto personale e l'attore resta, a tutt'oggi, l'interprete del maggior numero di personaggi tratti dai romanzi dello scrittore belga.
Il Quarto Capitolo della Carriera di Jean Gabin.
La carriera del grande attore francese continua così, di successo in successo, fino al trionfo internazionale di Les Misérables, trasposizione cinematografica del grande romanzo di Victor Hugo, diretto da Jean-Paul Le Chanois nel 1958. Un trionfo da circa 10 milioni di spettatori solo in Francia.
Frattanto, anche la sua situazione sentimentale si è finalmente stabilizzata e, nel 1956, l'attore e la famiglia scoprono, durante la stagione estiva, la cittadina di Deauville, luogo in cui Gabin si troverà sempre particolarmente bene e che non smetterà di frequentare durante i momenti di riposo.
Con gli anni '60 e la Nouvelle Vague i giovani registi emergenti tendono ad ignorare i mostri sacri come Jean Gabin e tutto o quasi il Cinema francese precedente: il cosiddetto "Cinéma de papa".
Nuove istanze politiche, poetiche e tecniche prevalgono nel nuovo cinema francese e trovano subito i favori del nuovo pubblico giovanile che vogliono rappresentare.
Ciò nonostante la carriera e la figura artistica di Jean Gabin godono ormai di un solido spessore e possono continuare tranquillamente, proponendo ruoli ed interpretazioni ancora intensi e di notevole valore.
Dal 1960 al 1976 Jean Gabin gira ancora ben 26 pellicole.
Molte delle quali con registi di assoluto rispetto come Henri Verneuil, Pierre Granier-Deferre, Michel Audiard, José Giovanni e molti altri.
L'ultimo film, che vede la sua partecipazione, sarà L'année Sainte, di Jean Girault, al fianco di Jean-Claude Brialy e Danielle Darrieux, attrice che era stata con lui in diverse altre pellicole fra cui La Vérité sur Bébé Donge tratto dal romanzo di Simenon.
L'Eredità di Jean Gabin.
La carriera di Jean Gabin, costellata da successi e sfide, rimane un faro nel panorama cinematografico mondiale. La sua eredità continua a ispirare generazioni di spettatori e artisti, confermandolo come una delle figure più influenti e indimenticabili della Settima arte.
Jean Gabin è stato sicuramente un uomo dal carattere non facile, ma capace di amicizie durature e sentimenti profondi. Attore dotato di una personalità formidabile, ha portato un qualcosa di se stesso in ogni pellicola, ma questo non ha sminuito né appiattito le sue interpretazioni, anzi le ha arricchite di uno spessore che solo i grandi interpreti del passato sapevano infondere e nemmeno tutti.
Di lui scriverà Jacques Prévert:
...è sempre lo stesso, è sempre uguale, sempre Gabin, sempre qualcuno.
Jean Gabin è stato uno degli attori più significativi del Cinema francese. Protagonista di quasi un centinaio di pellicole, molte delle quali rimangono, ancora oggi, nella Storia del Cinema.
Jean Gabin Mito del Cinema Suo Malgrado.
Sembra che Jean Gabin, molto prima di divenire il "Mostro sacro" del Cinema francese, sognasse, da bambino, di fare il macchinista e guidare ruggenti locomotive.
Era l’aspirazione di un bimbo in tenera età, allevato in campagna nella casa dei nonni. Dalla finestra di quella casa vedeva i treni manovrare nel vicino scalo ferroviario e fantasticava di viaggi e corse, su quei colossi d’acciaio che colpivano la sua fantasia.
Per nostra fortuna, Jean Gabin, non vide mai realizzarsi quel suo sogno d’infanzia, ma, al pari dei genitori che lavoravano entrambi nel mondo dello spettacolo, intraprese quella fulgida carriera nel Cinema destinata a farne uno dei protagonisti della Settima Arte.
I genitori di Jean Gabin sono entrambi gente di spettacolo. Il padre è un attore d'operetta e la madre canta nei Cafè-Concert.
Sostenuto dal padre, il giovane Jean Gabin si affaccia al mondo dell'avanspettacolo già a diciott'anni, nel 1922.
Le primissime esperienze cinematografiche sono, per lui, alcuni brevi cortometraggi comici girati nel 1928.
- L'Héritage de Lilette, regia di Michel du Lac - cortometraggio (1928).
- Les lions - cortometraggio (1928).
Il primo vero film di Jean Gabin è una commedia degli equivoci di produzione franco-tedesca del 1930.
Chacun sa chance, regia di Hans Steinhoff, René Pujol (1930).
Il Cinema francese, che, con l'avvento del sonoro, ha estremo bisogno di interpreti che sappiano muoversi in scena, accoglie a braccia aperte il giovane Jean Gabin ai suoi esordi.
Fra il 1931 e il 1934 si susseguono, per Jean Gabin, ben 16 pellicole di "cassetta", realizzate, quasi tutte, con differenti registi.
- Méphisto, regia di Henri Debain, Nick Winter (1931).
- Paris Béguin, regia di Augusto Genina (1931).
- Pour un soir, regia di Jean Godard (1931).
- Tout ça ne vaut pas l'amour, regia di Jacques Tourneur (1931).
- Cœurs joyeux, regia di Hanns Schwarz, Max de Vaucorbeil (1931).
- Gloria, regia di Hans Behrendt, Yvan Noé (1931).
- Les Gaietés de l'escadron (Lo squadrone si diverte), regia di Maurice Tourneur (1932).
- Cœur de lilas, regia di Anatole Litvak (1932).
- La Belle Marinière, regia di Harry Lachmann (1932).
- La Foule hurle, regia di Jean Daumery (1932).
- Pour un soir, regia di Jean Godard (1933).
- L'Étoile de Valencia (La stella di Valencia), regia di Serge de Poligny (1933).
- Adieu les beaux jours, regia di Johannes Meyer, André Beucler (1933).
- Le Tunnel (Tunnel), regia di Curtis Bernhardt (1933).
- Du haut en bas (Dall'alto in basso), regia di Georg Wilhelm Pabst (1933).
- Zouzou, regia di Marc Allégret (1934).
La Svolta Fondamentale con Julien Duvivier.
È il 1934 l'anno destinato a segnare la futura storia professionale di Jean Gabin. L'anno dell'incontro con il regista Julien Duvivier!
Il regista e l'attore si incontrano sul set del film Maria Chapdelaine. Dopo di ché niente sarà più lo stesso!
- Maria Chapdelaine (Il giglio insanguinato), regia di Julien Duvivier (1934).
- Variétés (I tre diavoli), regia di Nicolas Farkas (1935).
- Golgotha (Golgota), regia di Julien Duvivier (1935).
- La bandera, regia di Julien Duvivier (1935).
- La Belle Équipe (La bella brigata), regia di Julien Duvivier (1936).
- Les Bas-fonds (Verso la vita), regia di Jean Renoir (1936).
- Pépé le Moko (Il bandito della Casbah), regia di Julien Duvivier (1937).
- La Grande Illusion (La grande illusione), regia di Jean Renoir (1937).
- Le Messager (Il messaggio), regia di Raymond Rouleau (1937).
- Gueule d'amour, regia di Jean Grémillon (1937).
- Le Quai des brumes (Il porto delle nebbie), regia di Marcel Carné (1938).
- La Bête humaine (L'angelo del male), regia di Jean Renoir (1938).
- Le Récif de Corail (L'isola dei coralli ), regia di Maurice Gleize (1939).
- Le jour se lève (Alba tragica), regia di Marcel Carné (1939).
- Screen snapshots séries 19 numéro 6, regia di Ralph Staub - cortometraggio (1940).
- Remorques (Tempesta), regia di Jean Grémillon (1941).
Le Quai des Brumes Film di Marcel Carné - L'aria di Parigi
Il film Le quai des brumes. Vertice del Realismo poetico prebellico, Le quai des brumes, film realizzato dal regista Marcel Carné nel 1938, è una delle migliori opera del cinema francese fra le due
https://lariadiparigi.com/le-quai-des-brumes-film-di-marcel-carne.html
Con la Seconda guerra mondiale e la sconfitta della Francia, Jean Gabin espatria negli Stati Uniti. Ad Hollywood interpreta due pellicole, prima di decidere di arruolarsi e partecipare in prima persona alla liberazione della sua Patria.
- Moontide (Ondata d'amore), regia di Archie Mayo (1942).
- The Impostor (L'impostore), regia di Julien Duvivier (1944).
Con la fine del conflitto, Jean Gabin, torna a lavorare in Patria e ritrova ad attenderlo il Cinema francese e il suo pubblico.
L'attore che i francesi, ora, ritrovano sul grande schermo non è però più il giovane fascinoso e dallo sguardo malinconico che avevano imparato ad amare ai tempi del Realismo Poetico, ma un uomo maturo un po' segnato dagli anni e dalla vita, capace di portare tutto questo bagaglio di esperienze nella propria interpretazione.
- Martin Roumagnac (Turbine d'amore), regia di Georges Lacombe (1946).
- Miroir (Maschera di sangue), regia di Raymond Lamy (1947).
- Au-delà des grilles (Le mura di Malapaga), regia di René Clément (1949).
Dopo il successo di Le Mura di Malpaga, il Cinema italiano propone Jean Gabin come interprete in una pellicola non certo destinata a restare negli annali.
È più facile che un cammello..., regia di Luigi Zampa (1950).
I Mitici Anni Cinquanta di Jean Gabin.
Con ben 33 pellicole realizzate gli anni '50 sono il periodo professionale più prolifico di Jean Gabin ed anche quello segnato dal maggior numero di opere di grande successo.
- La Marie du port (La vergine scaltra), regia di Marcel Carné (1950).
- Victor (La donna del mio destino), regia di Claude Heymann (1951).
- La Nuit est mon royaume (La notte è il mio regno), regia di Georges Lacombe (1951).
- Le Plaisir (Il piacere), regia di Max Ophüls - episodio La maison Tellier (1952).
- La Vérité sur Bébé Donge (La follia di Roberta Donge), regia di Henri Decoin (1952).
- La Minute de vérité (L'ora della verità), regia di Jean Delannoy (1952).
- Leur dernière nuit (L'ultima notte), regia di Georges Lacombe (1953).
- Bufere, regia di Guido Brignone (1953).
- La Vierge du Rhin (La vergine del Reno), regia di Gilles Grangier (1953).
- Touchez pas au grisbi (Grisbì ), regia di Jacques Becker (1954).
- L'Air de Paris (Aria di Parigi), regia di Marcel Carné (1954).
- Napoléon (Napoleone Bonaparte), regia di Sacha Guitry (1955).
- Port du désir (Raffiche di mitra), regia di Edmond T. Gréville (1955).
- French Cancan, regia di Jean Renoir (1955).
- Des gens sans importance (Appuntamento al Km. 424), regia di Henri Verneuil (1955).
- Razzia sur la chnouf (La grande razzia), regia di Henri Decoin (1955).
- Chiens perdus sans collier (Cani perduti senza collare), regia di Jean Delannoy (1955).
- Gas-oil (I giganti), regia di Gilles Grangier (1955).
- Voici le temps des assassins (Ecco il tempo degli assassini), regia di Julien Duvivier (1956).
- Le Sang à la tête (Sangue alla testa), regia di Gilles Grangier (1956).
- La Traversée de Paris (La traversata di Parigi), regia di Claude Autant-Lara (1956).
- Crime et Châtiment (I peccatori guardano il cielo), regia di Georges Lampin (1956.)
- Le Cas du docteur Laurent, regia di Jean-Paul Le Chanois (1957).
- Le rouge est mis (Il dado è tratto), regia di Gilles Grangier (1957).
- Les Misérables (I miserabili), regia di Jean-Paul Le Chanois (1958).
- Maigret tend un piège (Il commissario Maigret), regia di Jean Delannoy (1958).
- En cas de malheur (La ragazza del peccato), regia di Claude Autant-Lara (1958).
- Le Désordre et la nuit (Il vizio e la notte), regia di Gilles Grangier (1958).
- Les Grandes Familles (Le grandi famiglie), regia di Denys de La Patellière (1958).
- Archimede le clochard, regia di Gilles Grangier (1959).
- Maigret et l'affaire Saint-Fiacre (Maigret e il caso Saint-Fiacre), regia di Jean Delannoy (1959).
- Rue des prairies (Mio figlio), regia di Denys de La Patellière (1959).
- Le Baron de l'écluse (Il barone), regia di Jean Delannoy (1959).
Il Mito Gabin resiste alla Nouvelle Vague.
Il Cinema di cui Jean Gabin è mito e simbolo, non piace particolarmente ai promotori di quella nuova corrente espressiva della Settima Arte che rimane nella storia con il nome di Nouvelle Vague.
François Truffaut e i suoi amici, che di quella nuova corrente del Cinema francese sono i fondatori, non hanno magari tutti i torti: un certo modo di fare Cinema ha fatto il suo tempo.
I tempi cambiano, le giovani generazioni sono protagoniste del loro tempo e c'è bisogno di aria nuova.
In realtà molto di quello che questi nuovi registi definiscono con un malcelato disprezzo, "le Cinéma de papa", ha ancora molto da dire, soprattutto quando a farlo sono grandi registi e grandi attori. Cosa a loro non sempre riuscita.
Jean Gabin, negli anni '60 riduce un po' la propria presenza sul grande schermo, ma riesce ancora ad offrire al suo pubblico memorabili interpretazioni.
- Les Vieux de la vieille (Gli allegri veterani), regia di Gilles Grangier (1960).
- Le Président (Il presidente), regia di Henri Verneuil (1961).
- Le cave se rebiffe (Il re dei falsari), regia di Gilles Grangier (1961).
- Un singe en hiver (Quando torna l'inverno), regia di Henri Verneuil (1962).
- Le Gentleman d'Epsom (Il re delle corse), regia di Gilles Grangier (1962).
- Mélodie en sous-sol (Colpo grosso al casinò), regia di Henri Verneuil (1963).
- Maigret voit rouge (Maigret e i gangsters), regia di Gilles Grangier (1963).
- Monsieur (Intrigo a Parigi), regia di Jean-Paul Le Chanois (1964).
- L' ge ingrat (Colpo segreto), regia di Gilles Grangier (1964).
- Le Tonnerre de Dieu (Matrimonio alla francese), regia di Denys de La Patellière (1965).
- Du rififi à Paname (Rififi internazionale), regia di Denys de La Patellière (1965).
- Le Jardinier d'Argenteuil (Un ombrello pieno di soldi), regia di Jean-Paul Le Chanois (1966).
- Le Soleil des voyous (Il più grande colpo del secolo), regia di Jean Delannoy (1967).
- Sous le signe du taureau, regia di Gilles Grangier (1968).
- Le Pacha (La fredda alba del commissario Joss), regia di Georges Lautner (1968).
- Le Tatoué (Nemici... per la pelle), regia di Denys de La Patellière (1968).
- Le Clan des Siciliens (Il clan dei siciliani), regia di Henri Verneuil (1969).
- La Horse (Il clan degli uomini violenti), regia di Pierre Granier-Deferre (1969).
Jean Gabin e Alain Delon nel film del 1973: Deux Hommes dans la ville (Due contro la città), di José Giovanni.
Gli Ultimi Film degli Anni ‘70.
Jean Gabin ci ha lasciati nel 1976, ma ha continuato a lavorare fino all'ultimo.
- Le Chat (Le chat - L'implacabile uomo di Saint Germain), regia di Pierre Granier-Deferre (1971).
- Le drapeau noir flotte sur la marmite, regia di Michel Audiard (1971).
- Le Tueur (Il commissario Le Guen e il caso Gassot), regia di Denys de La Patellière (1971).
- L'Affaire Dominici (L'affare Dominici), regia di Claude Bernard-Aubert (1973).
- Deux Hommes dans la ville (Due contro la città), regia di José Giovanni (1973).
- Verdict (L'accusa è: violenza carnale e omicidio), regia di André Cayatte (1974).
- L'Année sainte (La gang dell'Anno Santo), regia di Jean Girault (1976).