Overblog Tutti i blog Blog migliori Letteratura, poesia e fumetti
Edit post Segui questo blog Administration + Create my blog
MENU

La Parigi di Simenon e Maigret, del Cinema, dei Bistrot, delle Canzoni, della Malavita.

Curzio Malaparte a Parigi: il Giornale di uno Straniero

Curzio Malaparte a Parigi: il Giornale di uno Straniero.

Curzio Malaparte, vero nome Curt Erich Suckert, nasce il 9 giugno 1898 a Prato, in Toscana. Scrittore, regista, giornalista, corrispondente di guerra e diplomatico italiano. Muore il 19 luglio 1957 a Roma. 

È noto soprattutto in Europa per due sue opere principali: Kaputt e La pelle.

Adelphi ripropone al lettore italiano quest'opera di Malaparte, Giornale di uno straniero a Parigi, dov'è possibile cogliere il senso del profondo rapporto dello scrittore italiano con quella che egli considera sua Patria d'adozione: Parigi appunto.

Una Parigi ritrovata e perduta allo stesso tempo. Una città in cui, dopo la guerra e le tormentate esperienze politiche, Curzio Malaparte, nel 1947, si scopre respinto e straniero.

Giornale di uno straniero a Parigi, edizione Adelphi 2025.

Giornale di uno straniero a Parigi, edizione Adelphi 2025.

Giornale di uno straniero a Parigi edizione Adelphi.

Nel giugno del 1947 Malaparte torna a Parigi dopo quattordici anni: non di assenza ma «d’esilio», precisa, come se la Francia fosse per lui una seconda patria. Una patria anzitutto letteraria: non a caso lo scrittore moderno che sente più vicino è Chateaubriand, di cui condivide i gusti, l’indole, i sentimenti, le inclinazioni – e la profonda malinconia: «È in virtù di Chateaubriand che, talvolta, mi sento francese». Non si tratta però solo di inclinazioni letterarie: «Ogni volta che attraverso la frontiera francese,» confessa «respiro meglio, dormo, mi sento tranquillo, e sicuro».

È un’intera civiltà ad attirarlo irresistibilmente: la modernità «raffinatissima e intransigente» dell’età di Luigi XV, fiduciosa nell’«uomo perfetto»; la follia «fredda, chiara» di Cocteau e Giraudoux, che correggono con l’immaginazione quanto di troppo cartesiano c’è nello spirito francese; il colore del cielo di Parigi, degli alberi e dell’acqua della Senna, che Madame Schiaparelli sa catturare nelle sue stoffe. Ma il giornale di Malaparte è un racconto attorno a un «io» destinato al naufragio, in un’epoca che non gli appartiene più. I salons dove intreccia conversazioni con scrittori, gente di teatro, artisti e diplomatici sono ormai solo un riverbero del passato.

I quattordici anni trascorsi hanno scavato un solco: nello sguardo di Mauriac, Malaparte coglie ora un oscuro rimprovero, e in quello di Camus incomprensione se non odio. È lo scotto che deve pagare in quanto italiano, e sospetto di collaborazionismo. Intorno a lui ormai serpeggia la convinzione «che soltanto i Francesi abbiano lottato per la libertà»: il sogno di una patria ideale non ha retto all’impatto della Storia, e ha lasciato posto alla lacerante solitudine di chi si scopre straniero in due patrie.
 

La Parigi Giovanile di Malaparte nella Grande Guerra.

I primi contatti di Curzio Malaparte con Parigi risalgono al periodo, per lui cruciale, della Prima Guerra Mondiale.

Nell’autunno del ’14, quando l’Italia ancora non è entrata in guerra, Kurt Erick Suckert, che poi cambierà il suo nome in Curzio Malaparte, alunno sedicenne al famoso liceo Cicognini di Prato, dove aveva studiato anche il D’Annunzio, scappa dal collegio e si dirige verso Ventimiglia.

Va ad arruolarsi volontario nella Legione Garibaldina dei volontari italiani inquadrati nella Legione Straniera francese.

Per lui è il primo contatto con la terra di Francia, ma anche quello con la realtà della guerra.

« Ho dormito tranquillo. I rumori della strada penetravano dolcemente nel mio sonno, come le api nella cella dell’alveare. Tutti quei rumori, quelle voci notturne, quello scalpiccio, quel mormorio, quel rumore di pneumatici sul selciato, portavano nell’alveare del mio sonno tutto il miele degli ippocastani di Parigi, tutto il miele della notte di Parigi. Mi sono svegliato alle cinque, ho aperto la finestra, sono rimasto a lungo a contemplare i tetti d’ardesia umidi di rugiada, cosparsi qua e là di macchie nere, di macchie grigie, di macchie verdi. Un vento leggero e fresco spirava dal Bois de Boulogne, nuvole bianche, altissime nel cielo di un azzurro pallido, si allontanavano a poco a poco verso lo zenit rosa del mattino. Le rondini gridavano piano, per non svegliare i dormienti, sorvolando la strada. I gatti seduti sul bordo dei tetti, con le due zampe anteriori nell’incavo delle grondaie, guardavano immobili il cielo farsi a poco a poco più pesante, più denso, più azzurro. In quei lunghi attimi, tornavo giovane, avevo vent’anni. ». Curzio Malaparte, Giornale di uno straniero a Parigi.

Le fughe a Parigi e gli amici del Café de la Paix.

L'esperienza della guerra è terribile e lo segnerà per tutta la vita anche nel fisico. Ogni volta che gli è possibile "fugge" a Parigi dove stringe amicizia con molti intellettuali dell'epoca.

Lo si vede seduto ore ed ore al Café de la Paix o passeggiare in Boulvard des Italiens in compagnia di PeskowBlaise Cendras, Ricciotto Canudo, Guillaume Apollinaire.

Per il giovane italiano imbevuto di letteratura è l'incontro con la Parigi che ha imparato ad amare già a Prato, attraverso la lettura di Musset, Baudelaire, Gautier, Mallarmé e dello stesso Apollinaire che ora si ritrova come amico fraterno.

Il Fronte italiano e ancora quello francese.

Con l'entrata in guerra dell'Italia, nel maggio del 1915, Malaparte rientra con i commilitoni della Legione garibaldina, ora ribattezzati Cacciatori delle Alpi in onore della storica formazione risorgimentale fondata proprio da Giuseppe Garibaldi.

Dopo la disfatta di Caporetto, Malaparte è nuovamente sul fronte francese. Partecipa alla terribile battaglia di Bligny, dove i Cacciatori delle Alpi lasciano sul terreno ben 5000 uomini. Lo stesso Malaparte, promosso ufficiale al comando di una sezione "lanciafiamme", rimane gravemente intossicato dai gas.

La fine del conflitto, la Spagnola e la Conferenza di Pace.

Dopo l'armistizio dell'11 novembre 1918, Malaparte è per breve tempo in Belgio, poi nuovamente in Francia dove contrae l'influenza Spagnola ed è ricoverato in ospedale.

Nel 1919 assume l'incarico di direttore dell'Ufficio stampa e cifre presso il Consiglio supremo di guerra e, distaccato a Versailles dove sono in corso le trattative di pace con la Germania sconfitta. Ha occasione così di assistere alla grande manifestazione di protesta dei reduci di guerra del '14 a Place de la Concorde il 1° maggio e si ritrova catapultato di colpo in quello che definirà:

L’ambiente elegante, dilettantesco e
superficiale delle missioni militari e delle delegazioni diplomatiche che formavano
il mondo della Conferenza di Pace

L'ultima volta a Parigi prima del disastro.

Curzio Malaparte lascia Parigi dopo il primo conflitto mondiale. Torna in Italia. Scrittore e giornalista aderisce al neonato Partito Fascista, all'interno del quale è fin da subito voce autonoma e spesso critica. Viaggia molto. Visita la Germania, la Polonia, la Russia. Un'Europa che cerca nel sangue di ritrovare una sua nuova dimensione.

Nei primi anni '30 ritorna nella Capitale francese, dove scrive e pubblica il suo primo successo internazionale: Tecnica di un colpo di Stato (Technique du coup d'État).

Opera proibita nell'Italia di Mussolini e nella Germania di Hitler e violentemente criticata anche da Trotski.

In questo momento inizia a maturare la disillusione e il conseguente distacco di Malaparte dal fascismo.

Poi viene la Seconda guerra mondiale e tutto quello che ne consegue.

Un racconto di Curzio Malaparte.

Ecco un delicato e incantevole racconto di Curzio Malaparte, che ci trasporta nella Parigi che lui ha amato come e più di noi.

Lo scrittore Curzio Malaparte.

Lo scrittore Curzio Malaparte.

Malaparte straniero a Parigi nel dopoguerra.

Malaparte tenta di ritrovare la "sua" Parigi nel 1947, fuggendo da un'Italia in cui non riesce a riconoscersi.

Vi rimane per due anni, fino al 1949. Produce due drammi teatrali che non conseguono lo sperato successo: Du côté de chez Proust (1948) e Das Kapital.

Inizia a scrivere il romanzo La peste, poi intitolato La pelle per non coincidere con l'omonimo successo di Camus.

È in questo difficile momento che Malaparte scrive Journal d'un étranger à Paris (Giornale di uno straniero a Parigi), pubblicato postumo nel 1966, che offre uno sguardo diretto sulla sua vita e le sue percezioni nella capitale francese.

Ancora oggi, Malaparte è uno degli scrittori italiani del Novecento più riconosciuti e studiati in Francia.

Parigi, per lui, non fu solo una tappa, ma un vero e proprio laboratorio intellettuale, un luogo di successi internazionali e di una prolifica attività letteraria nella maturità, culminata proprio nel suo Giornale di uno straniero a Parigi.                               
                                    

Un interessantissimo studio, realizzato da Luigi Martellini, su una delle primissime opere di Curzio Malaparte.

Sostieni il Blog con un Acquisto.

Giornale di uno straniero a Parigi

Se fai un qualsiasi acquisto su Amazon partendo da questo link sostieni il blog senza alcuna spesa. Grazie.

E se proprio non hai in programma alcun acquisto...Offrimi un caffè!

Torna alla home
Condividi post
Repost0
Per essere informato degli ultimi articoli, iscriviti:
Commenta il post