Marcel Petiot vive a Parigi ormai da 6 anni, quando, il 3 settembre del 1939, la Francia dichiara guerra alla Germania.
Ha 42 anni, una moglie fedele, un figlio studioso, un ambulatorio medico in cui esercita la professione.
È un uomo dalla reputazione incerta. Se è vero che i suoi pazienti, in maggioranza, lo stimano, molti suoi colleghi oscillano nel loro giudizio su di lui.
C’è chi lo considera un ciarlatano fortunato e senza scrupoli e chi si spinge fino a definirlo, senza mezzi termini, un delinquente.
Cura i clienti con farmaci almeno discutibili, probabilmente procura aborti clandestini e, altrettanto probabilmente, rifornisce di sostanze stupefacenti i tossicodipendenti.
La Giustizia si è occupata a più riprese di lui, senza ottenere alcun risultato.
Mancano le prove e i testimoni d’accusa, quando ci sono, si volatilizzano immancabilmente o muoiono in circostanze poco chiare: un male improvviso, uno strano incidente.
Solo il Fisco è riuscito a metterlo in qualche difficoltà, ma gli accertamenti sono ancora in corso e gli eventi bellici rischiano di mettere in secondo piano molte questioni relative a privati cittadini.
Petiot è stato giudicato infermo di mente dai medici militari, al tempo del primo conflitto mondiale, ma un giudizio definitivo sul suo reale stato mentale non è mai stato emesso.
Nel 1936 è è stato ricoverato in un istituto per malattie mentali, dopo un processo per furto e aggressione, poi lo hanno ritenuto guarito e dimesso.
Parigi Occupata dalle Truppe del Terzo Reich.
Il 14 giugno del 1940, non è un giorno come gli altri a Parigi. Le vittoriose truppe del Terzo Reich sfilano sugli Champs Elysee.
La Francia è occupata, il Governo è fuggito a Bordeaux il 10 di quel mese e l’esercito francese si arrenderà il 22. Parigi è dichiarata città aperta. L’armistizio viene firmato il 25 giugno dal maresciallo Pétain che, nominato dal Governo con il suo ultimo atto ufficiale, è ora il Capo del nuovo Stato Francese.
Seguono quattro anni di dura occupazione per i parigini e per molti altri francesi.
La Vita continua anche con la Guerra alle Porte.
Non abbiamo notizie riguardo lo stato d'animo del dottor Marcel Petiot in quel fatidico giorno.
Certo non ama i tedeschi, li ha combattuti nel 1915, e la sconfitta francese lo avvilisce, probabilmente, quanto ogni altro parigino.
Ma Petiot, lo sappiamo, non è uomo dotato di particolare empatia verso il prossimo.
Riesce difficile immaginare le sue reazioni. Forse, come tutti, è preoccupato per l'incerto avvenire che si prospetta, anche se la sua è in ogni caso una posizione abbastanza "garantita": pazienti ve ne saranno sicuramente anche dopo l'occupazione tedesca, disturbi e malattie non cesseranno certo di assillare i parigini.
Un suo particolare tipo di pazienti, poi, non manca mai.
Qualche aborto clandestino, i soliti tossicomani da rifornire, il quotidiano tran-tran; le giornate passano come sempre, rapide e piene, nella tranquilla rue Caumartin.
La Nuova Missione di Petiot nella Parigi in Guerra.
È un suo paziente e vicino di casa, di lì a poco, a fornirgli un’idea originale che potrebbe dare un nuovo senso alla sua vita.
Petiot è colto da una vera e propria illuminazione!
Ecco finalmente il modo di rompere la monotonia dei giorni, ritagliarsi un ruolo attivo nel dramma collettivo che si consuma intorno a lui e, perché no, guadagnare un mucchio di soldi.
Joachim Guschinow è un pellicciaio ebreo di origini polacche, e possiede un negozio proprio al civico 69 della rue Caumartin. Petiot è il suo medico curante, di lui si fida e, un giorno, gli rivela preoccupazioni e timori che lo assillano.
Da quando i tedeschi sono entrati a Parigi, l'uomo è parecchio preoccupato per la propria incolumità.
È il pellicciaio a parlare per primo di una fuga in Sudamerica? Forse è Petiot a suggerirgli quella possibile soluzione?
Comunque sia andata, è certo che qualcosa scatta nella mente malata del dottor Petiot. Un’idea a cui inizia a lavorare, con l’indubbia capacità e decisione che lo hanno sempre contraddistinto.
Il Nuovo Ambulatorio di Rue Le Sueur.
Serve un po’ di tempo per organizzare le cose come si deve. Quello che Marcel Petiot vuole organizzare è un'attività molto delicata che necessita, soprattutto, di discrezione.
Il barlume d’idea iniziale si trasforma, rapidamente, da astratta possibilità in un preciso e concreto piano d'azione.
Il dottor Petiot è entrato in guerra e nessuno lo fermerà.
Logistica e Preliminari.
In primo luogo serve trovare un nuovo ambulatorio. Possibilmente in una zona tranquilla di Parigi e in un posto dove non dia troppo nell'occhio il movimento dei "pazienti".
L’11 agosto del 1941 Marcel Petiot può finalmente considerare risolto questo problema logistico.
A Maggio ha trovato quello che cercava: un palazzo nobiliare che ha certamente vissuto tempi migliori e che ora versa in condizioni di completo abbandono.
Lo acquista, per 495.000 franchi, parte in contanti e parte in quote che si impegna a versare annualmente. L'ex hôtel particulier sorge in rue Le Sueur al civico 22, nel tranquillo ed elegante quartiere Chaillot del 16° arrondissement.
La parte nobiliare del palazzo, appartenuto alla Principessa Maria Colloredo Mannsfeld fino al 1930, è in condizioni pietose e non si presta certo al progetto di Petiot, ma, in fondo al cortile interno, sorgono le vecchie stalle e gli appartamenti della servitù.
Lì, con gli opportuni lavori di adattamento, è possibile ricavare gli spazi necessari: un ambulatorio medico, una sorta di biblioteca-sala d’attesa ed un altro paio di locali indispensabili allo scopo.
Anche per Petiot la Pubblicità è Anima del Successo.
Un progetto imprenditoriale che si rispetti, ha bisogno di adeguate campagne pubblicitarie e di opportune attività di marketing.
Petiot si è già, in precedenza, rivelato un asso in questo settore, ma, questa volta, la discrezione è d'obbligo e non si può certo inondare Parigi di volantini che invitino gli interessati ad avvalersi dei preziosi servizi del dottor Petiot.
Anzi, molto meglio utilizzare un opportuno pseudonimo.
Così Petiot si trasforma, per l'occasione, nel fantomatico dottor Eugene e con questo nome lo conosceranno la maggior parte dei suoi clienti.
La Rete di Vendita del Dottor Eugene.
Probabilmente è una domenica mattina, del maggio 1941, il giorno in cui Marcel Petiot si reca dal suo barbiere di fiducia, Raoul Fourrier, nella rue des Mathurins che dista due minuti a piedi dalla rue Caumartin.
Barbiere e dottore parlano come sempre del più e del meno. Petiot porta abilmente la conversazione sull’attualità del momento: l’occupazione tedesca ha reso Parigi meno gradevole ed ospitale. Anzi, vi sono persone che, per motivi politici o di altro genere, vorrebbero tanto lasciare la città in tutta fretta, ma non è certo una cosa semplice.
A questo punto il tono di voce di Petiot diviene più cauto e confidenziale.
Vi sono organizzazioni clandestine in grado di portare fuori dalla Francia persone che ne abbiano necessità. Petiot fa parte di una di esse ed è in grado di fornire documenti falsi e tutto l’appoggio necessario, per portare in Spagna e poi in Argentina chi sentisse il bisogno di cambiare aria senza farsi notare.
Bastano 25 mila franchi, due terzi di quanto viene richiesto normalmente, per organizzare l’espatrio. Se, per caso Fourrier sentisse in giro qualcuno che abbisogna di questo servizio…Con molta discrezione...C'è anche un certo ritorno economico per chi collabora...
Petiot gode, evidentemente, di una certa reputazione presso il barbiere di rue des Mathurins, e poi le storie, sappiamo che le sa raccontare come si deve.
Fourrier non dubita minimamente e, anche se non si mette certo a strombazzare la cosa ai quattro venti, ne parla, anche lui con discrezione, all'amico Edmond Pintard: un artista di vaudeville, perennemente squattrinato, ma con molti contatti nel Milieu parigino.
La Centrale per Espatri Clandestini del Dottor Petiot.
Il 2 gennaio del 1942, dopo infinite esitazioni, il pellicciaio Joachim Guschinow rompe finalmente gli indugi. Si accorda in segreto con Petiot per organizzare la propria fuga all’estero. Nottetempo raggiunge l’indirizzo che il dottore gli ha fornito: 22 rue Le Sueur.
Come concordato, il commerciante, porta con sé cinque dei suoi migliori cappotti di pelliccia, un milione di franchi in contanti, oro, gioielli e mille dollari cuciti nella fodera dei cappotti.
Guschinow saluta e bacia la moglie e se ne va, promettendole di organizzare al più presto anche l’espatrio di lei: giusto il tempo di sistemarsi come si deve in Argentina.
Un mese dopo, la signora Guschinow, moglie del pellicciaio ebreo, non avendo più notizie del marito, si rivolge a Petiot sperando di poterne avere. Il dottore la rassicura senza esitazione: suo marito è arrivato in Argentina via Dakar.
Il medico, a conferma del successo dell’operazione, le consegna una lettera (scritta su carta intestata di un albergo di Buenos Aires) in cui il pellicciaio dichiara d'essere arrivato a destinazione, e che presto si occuperà di organizzare il loro ricongiungimento.
Dopo di lui, decine d'altri intraprenderanno, grazie ai buoni uffici di Petiot, il loro viaggio della speranza.
L'attività clandestina organizzata da Marcel Petiot ha da poco preso l'avvio e già alcune pericolose ombre si stendono a minacciarne la continuità.
Il medico, in rue Caumartin, non ha certo smesso di esercitare la professione: sia legalmente che meno legalmente.
Poco dopo la partenza del pellicciaio, nel febbraio 1942, Petiot viene convocato davanti al giudice istruttore Achille Olmi. È accusato di aver prescritto illegalmente eroina a un certo Jean-Marc Van Bever, pregiudicato e magnaccia, e alla sua amica, una tossicodipendente ed ex prostituta, di nome Jeannette Gaul.
Dopo molteplici dichiarazioni contraddittorie di Van Bever e Jeannette Gaul e altrettante veementi proteste di innocenza da parte di Petiot, tutti e tre vengono rilasciati in attesa del processo. Il 22 marzo, però, Van Bever scompare senza lasciare traccia.
Meno di nove mesi dopo, Jeannette Gaul, tornata alla sua professione precedente, muore di tetano.
Al momento della scomparsa di Van Bever, Petiot è coinvolto in un’altra vicenda simile, riguardante una ricetta di eroina goffamente falsificata da una giovane ragazza di nome Raymonde Baudet. L'ordine contraffatto dalla ragazza è stato scritto da Petiot.
La madre di Raymonde, Marthe Khaït, esige spiegazioni sulla vicenda e diviene insistente, al punto che Petiot inizia a temere una sua denuncia alla polizia.
Non vi sarà però alcuna denuncia.
Improvvisamente la donna scompare, il 25 marzo, appena tre giorni dopo la scomparsa di Van Bever.
La mattina dopo, sulla soglia di casa Khaït, vengono ritrovati due biglietti, scarabocchiati in fretta, la calligrafia è quella di Marthe.
La donna spiega, in poche righe, di aver assunto droghe, di nascosto, per anni e che ora è fuggita nella Zona Franca per non nuocere alla causa di sua figlia.
Alcune ore dopo, altre due lettere, il cui contenuto corrisponde a quello dei primi due messaggi, sono recapitate anche all'avvocato dei Khaït.
Il marito di lei non sembra avere dubbi, afferma che la moglie, in effetti, gli aveva accennato al suo piano di fuga, facendogli anche i nomi di alcuni suoi contatti nella Zona Franca (contatti che poi si riveleranno inesistenti).
Il caso Baudet viene dibattuto nel luglio successivo e Petiot viene condannato, per cattiva condotta professionale, a diecimila franchi di multa (come nel caso Van Bever) e ad un anno di reclusione con sospensione della pena.
Tutto risolto? Naturalmente no!
Nel giugno del ‘42 una giovane donna, Denise Hotin, che, l’anno prima, ha usufruito dei servigi di una mammana parigina per un aborto, ora necessita di un certificato medico che attesti il contrario, perché girano voci che screditano lei e la sua famiglia.
Decide di rivolgersi a colei che in precedenza l’ha già aiutata, tale Madame Mallard, e lascia, in treno, il natio paesello di Neuville-Garnier per recarsi a Parigi.
La megera la riceve e, ascoltata la dolorosa storia della giovane, le fornisce l'indirizzo di Petiot e la rassicura: quel medico potrà facilmente fornirle quanto le necessita.
Il marito e i suoceri, due giorni dopo, ricevono, per posta, un certificato attestante che Denise non ha mai subito aborti. Giunge anche una lettera in cui Denise stessa comunica di essersi trasferita a Bordeaux per riposare presso i genitori.
Nello stesso mese anche un medico sessantaduenne, Paul-Léon Braunberger, lascia il suo studio comunicando di avere un appuntamento con un collega alla stazione della metropolitana di Place de l'Etoile.
Lo stesso giorno la moglie di Braunberger riceve una lettera di spiegazioni in cui il marito dichiara di essere stato costretto a fuggire in tutta fretta.
Un biglietto simile giunge quasi contemporaneamente ad un amico e paziente del medico.
Numerosi episodi di questo genere si verificano quasi senza soluzione di continuità per tutto il ‘42.
Persone che, in qualche modo, potrebbero nuocere gravemente alla reputazione del dottor Petiot prendono il volo, una dopo l’altra, per il Sudamerica o per la Zona Libera della Francia. Lasciano dietro di sé biglietti o cartoline rassicuranti: dopo di ché svaniscono nel nulla.
Finalmente gli Espatri Prendono il "Volo".
Nel frattempo l’opera di proselitismo prudentemente avviata, dal parrucchiere e dal suo collega attore, inizia a dare i suoi frutti.
Sono sempre di più coloro che vorrebbero contattare il dottor Eugene, pseudonimo dietro il quale si cela nient'altro che Petiot, per lasciare la Francia verso lidi più sicuri.
Per la maggioranza sono cittadini francesi, olandesi o tedeschi, di religione ebraica, che vogliono porsi al sicuro, da soli o con le famiglie, ma vi sono anche malavitosi preoccupati per il loro futuro che vogliono battersela con le loro donne.
Petiot organizza una serie di incontri, attraverso i suoi intermediari, durante i quali si fa consegnare una parte del denaro necessario all’espatrio e le fotografie per gli indispensabili documenti falsi.
Quando tutto è predisposto, gli aspiranti fuggitivi vengono condotti, di notte, dal dottor Eugene, presso l’ambulatorio segreto di rue Le Sueur e, da lì, inizia il loro viaggio della speranza.
Le Prime Indagini della Gestapo.
Già sul finire del 1942 l'attività clandestina del dottor Eugene è, ormai, sulla bocca di molti e, inevitabilmente, arriva anche sulla scrivania dell’Hauptsturmführer SS (Capitano) Robert Jodkum.
A Parigi è operativa una rete che organizza l’espatrio di ebrei. Questo è quanto ritengono ormai i tedeschi.
L'ufficio di Robert Jodkum, nell'edificio di rue des Saussaies, è stato integrato nella sezione della Gestapo responsabile degli affari ebraici.
Nella primavera del 1943, dopo una serie di indagini, Jodkum è giunto alla conclusione che i rifugiati ebrei non sono stati gli unici a beneficiare dei servizi della rete di fuga del "Dr. Eugene". Anche partigiani prossimi alla cattura e persino malavitosi preoccupati per il futuro, hanno approfittato della rete clandestina per lasciare Parigi e la Francia.
Obbiettivo dei tedeschi: smantellare la rete e catturare gli organizzatori.
In un fascicolo completo, dell'aprile di quell'anno, la Gestapo mostra di aver individuato Fourrier e Pintard come principali intermediari, precisa che il prezzo della fuga è di cinquantamila franchi (cifra fornita da Pintard) e ipotizza che i fuggitivi siano stati condotti fuori dalla Francia attraverso Irun, un piccolo porto spagnolo situato dall'altra parte del confine. L'unica informazione mancante è l'identità del fantomatico dottor Eugene.
Le cose sembrano complicarsi piuttosto seriamente per il nostro dottor Petiot.
Tutti i post dedicati alla tragica figura del Dottor Marcel Petiot, li trovi a questi link: