Eliogabalo: Dramma in Quattro Atti.
Giugno 1942. Jean Genet è incarcerato nel carcere di Fresnes, condannato a otto mesi di reclusione per furto di libri. A trentuno anni il detenuto non ha ancora pubblicato nulla; ma la cella è un luogo favorevole allo sbocciare del suo talento letterario.
Lì scrisse il suo primo romanzo, Notre-Dame-des-Fleurs, e il lungo poema Le Condamné à mort.
L'attrazione per il teatro si fa già sentire, come testimonia Eliogabalo, questo antico dramma di cui è stato finalmente ritrovato un manoscritto presso la Biblioteca di Houghton.
L'esistenza di quest'opera è stata attestata, Genet l'ha letta ad alcuni amici intimi e ha espresso il desiderio che fosse pubblicata e realizzata - con Jean Marais nel ruolo del protagonista.
Niente di tutto ciò è accaduto e lo scrittore non ci è mai tornato. Ecco allora, a più di ottant'anni di distanza, la messa in scena delle ultime ore di Eliogabalo, giovane principe romano assassinato, così come Genet le sognava e meditava.
Attraverso questa figura solare, altamente trasgressiva e sacrificale, alla quale Antonin Artaud aveva dedicato uno fiammeggiante saggio nel 1934, Genet affronta i temi che gli sono cari, secondo le regole dell'arte, ma lasciando emergere un lirismo ben curato: la croce -vestimento e omosessualità, santità attraverso la decadenza, bellezza attraverso l'abiezione.
Un rovescio del mondo sociale in cui l'autore, apprendista drammaturgo, intende già trovare le sue verità, situare la sua opera futura e inventare la propria leggenda.
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