Seznec e Quéméneur, protagonisti di un caso criminale che ancora divide la Francia. Photo OUEST-FRANCE.
Ogni popolo ha le sue storie criminali. Tutte efferate, tutte ugualmente drammatiche. Alcune di queste sono però caratterizzate da quel tanto di eccezionalità o da quel tanto di mistero da suscitare nel pubblico un interesse particolare e da accrescerne la fama molto al di là dello squallore che vi è in ogni delitto. Così accade che la storia di un delitto divenga emblematica di un determinato comportamento o divisiva al punto da non potersi mai dire veramente conclusa e chiarita.
Per quanto riguarda la Francia in particolare, la più clamorosa vicenda giudiziaria, quella destinata a lasciare un segno indelebile dietro di se, è stata certamente quella del famigerato omicida seriale Henri Désiré Landru, che uccise almeno dieci donne negli anni che vanno dal 1915 al 1919. Una vicenda divenuta famosa non solo in Francia, ma in tutto il mondo. Famosa al punto che ancora oggi il nome di Landru viene utilizzato per indicare un omicida che si accanisce particolarmente contro le donne.
Meno nota, fuori di Francia, ma ugualmente emblematica è quella che ci apprestiamo a narrare in questa pagina ed in altre che seguiranno. Si tratta della tipica storia criminale destinata a dividere l'opinione pubblica fra colpevolisti ed innocentisti. Apparentemente semplice, ma dotata di quel tanto di mistero da impedire che si possa pronunciare su di essa una sentenza che possa dirsi veramente definitiva.
Si tratta del caso noto in Francia come: l'affaire Quéméneur-Seznec. Un caso così controverso che ancora oggi, a distanza di cent'anni esatti, ancora si dibatte su chi fosse realmente il colpevole e, gli eredi dell'accusato di allora, ancora insistono a chiedere la riabilitazione del loro congiunto.
Vi fu una vittima? Chi fu il colpevole?
Nella vicenda Quéméneur-Seznec vi sono diverse cose che non tornano completamente o che ancora risultano inspiegabili. Di certo il fatto che più di tutti ha contribuito ad intorbidire le acque è che il cadavere della vittima non venne mai più ritrovato e, come accade in questi casi, esso non ha potuto "parlare" agli investigatori per quel tanto che sarebbe stato possibile a diradare, del tutto o in parte, alcuni dubbi fondamentali.
Dove, come, quando e perché venne assassinato Pierre Quéméneur?
Pierre Quéméneur venne veramente ucciso, nella notte tra il 25 e il 26 maggio 1923? L'autore di questo presunto omicidio fu proprio l'amico e, forse, socio in affari Guillaume Seznec?
Cento anni dopo, la Francia ancora si interroga su questo caso giudiziario, controverso e divisivo: un caso che è secondo, come fama, solo a casi come Landru o Dreyfus.
Il cadavere del Consigliere generale del Finistère Pierre Quéméneur non venne ritrovato. L'accusato, Guillaume Seznec, si è sempre proclamato innocente. Ancora oggi i nipoti di Seznec si battono per la sua riabilitazione.
L'affaire Seznec, come lo chiamano i francesi, compie cento anni esatti in questi giorni, ma una verità definitiva ed accettata da tutti sembra lontana da trovare e, probabilmente, non la si troverà mai.
Alcuni fatti sono ben noti, altri meno, altri ancora non lo sono per niente.
Proviamo dunque a scorrerli insieme ed a ricostruire dubbi e certezze di questo misterioso caso, che ancora oggi divide l'opinione pubblica francese, in generale, e quella bretone, più in particolare.
Per coloro che non sono al corrente dei fatti è giusto riassumerli subito nelle loro linee più generali. I dettagli li vedremo poi.
Il 25 maggio del 1923, Pierre Quéméneur, 46 anni, e Guillaume Seznec, che di anni ne ha 45, partono in automobile, alle 5 del mattino, da Rennes, capoluogo della Bretagna, destinazione Parigi.
È un viaggio d'affari, dirà poi Seznec. A Parigi, un intermediario li attende per trattare la vendita di automobili, residuato bellico, che l'esercito americano ha lasciato in Francia alla fine della Prima guerra Mondiale. In ballo sembrano esservi grossi guadagni.
È un viaggio di circa 380 chilometri. Oggi, in auto, li si percorre in al massimo quattro ore, ma anche allora, seppur con i veicoli e le strade del tempo, non dovevano volercene più di una decina.
Purtroppo l'automobile su cui viaggiano, una Cadillac anch'essa residuato bellico, accusa infiniti guasti, forature ed un consumo spropositato di carburante.
Il tragitto si trasforma in un vero Purgatorio. I due uomini, sono ancora in viaggio al calar della notte e cenano alle ore 21, al ristorante Le Plat d’étain, à Houdan (Yvelines), e mancano ancora 55 chilometri alla periferia di Parigi.
La Cadillac riparte verso le 22, in direzione della Capitale: i due uomini sono entrambi a bordo. Seznec affermerà in seguito di aver lasciato l'amico alla stazione di Dreux (ma forse si confonde con quella di Houdan).
Preoccupato dalle condizioni della vettura su cui viaggia, Quéméneur, piuttosto che rischiare di non giungere in tempo a Parigi e mancare all'appuntamento, ha deciso di continuare il viaggio in treno.
Seznec è invece tornato in Bretagna, a Morlaix, dove giunge il 28 maggio. Un viaggio di 520 chilometri, giustificato dalla necessità di far riparare l’auto. Non un viaggio di tutto riposo, quello di ritorno, ma con molti meno intoppi, questa volta, a rallentare la corsa del veicolo.
Della sorte di Quéméneur non si saprà mai più nulla per sempre.
Sul momento nessuno pare porsi troppe domande sull'accaduto, ma di lì a pochi giorni le domande iniziano a fioccare come neve a Natale, mentre le risposte adeguate scarseggiano.
La ricostruzione dei fatti offerta da Seznac non convince i parenti dello scomparso, che finiscono con il denunciare il fato alla polizia.
Un laconico telegramma a firma Quéméneur, giunge alla famiglia dalla città portuale di Le Havre. Non spiega nulla, ma lascia intendere che il congiunto sta bene, anche se non può precisare la data del suo ritorno.
Un paio di settimane dopo, sempre a Le Havre, viene ritrovata, abbandonata in stazione, la valigia di Pierre Quéméneur: presenta segni di scasso, tracce d'acqua e sabia di mare e, forse, tracce di sangue.
A questo punto le cose si complicano sempre più per Seznec. Lui è l'ultimo ad aver visto vivo il Consigliere regionale. La polizia bretone e quella parigina aprono un'inchiesta ed è gioco forza che l'attenzione maggiore si concentri proprio sulla sua persona.
Le risposte di Seznec appaiono a prima vista abbastanza esaustive, ma ben presto cozzano contro solide testimonianze che lo smentiscono in tutto o in parte.
Alla fine dell'inchiesta, l'uomo viene accusato dell'omicidio (poi capiremo il perché), e, nel novembre del 1924, arriva la condanna ai lavori forzati a vita. Sfugge alla pena di morte perché non gli viene riconosciuta l'aggravante della premeditazione.
Guillaume Seznec trascorre ventitré anni di penitenziario nelle terribili isole della Guiana francese. Graziato nel 1946, torna in Francia, dove muore, a Parigi, nel 1956, investito da un furgone che poi si dilegua e non verrà mai identificato.
Le istanze di revisione del suo processo si susseguono incessanti durante tutti gli anni della sua detenzione. Anche dopo la sua morte i parenti continuano la loro battaglia. L'ultima istanza di revisione è stata presentata proprio in questi giorni: cento anni dopo i fatti che condussero al processo e alla condanna.
Questo, per sommi capi, lo svolgersi della vicenda.
Questo post e quelli che seguiranno, vogliono presentare al pubblico italiano un interessantissimo caso giudiziario, notissimo in Francia, ma scarsamente conosciuto in Italia.
Tutte le informazioni da me raccolte provengono da notizie di stampa e, soprattutto, dall'ottimo e preziosissimo blog curato da Liliane Langellier: http://seznecinvestigation.over-blog.com/
Altro strumento molto utile è stato il libro sull'argomento pubblicato da Yves-Frédéric Jaffré nel 1956: L'affaire Seznec.
Post successivo sul caso Seznec.