La Parigi di Simenon e Maigret, del Cinema, dei Bistrot, delle Canzoni, della Malavita.
Se pensate a Parigi, vi vengono in mente la Torre Eiffel, il Louvre, i caffè chic e le baguette croccanti, vero? E se vi dicessi che nel cuore della città si nasconde un angolo di Tokyo?
Non sto scherzando! Benvenuti nella rue Sainte-Anne, il paradiso culinario per tutti gli amanti del Giappone e non solo. Preparate le bacchette, perché stiamo per fare un viaggio tra i profumi di ramen fumante, i colori dei manga e i sapori autentici di uno dei quartieri più cool e meno conosciuti di Parigi.
La Rue Sainte-Anne non è nata come "Little Tokyo". Negli anni '90, un gruppo di imprenditori giapponesi, tra cui ristoratori e proprietari di negozi di alimentari, ha iniziato a stabilirsi qui, a pochi passi dal Louvre e dall'Opéra.
Hanno portato con sé i sapori, gli odori e le tradizioni della loro terra, trasformando una strada tranquilla in un vero e proprio santuario della cultura giapponese. Oggi, passeggiare per la rue Sainte-Anne significa immergersi in un'atmosfera unica, dove le insegne in kanji e hiragana si mescolano perfettamente con i classici bistrot parigini.
Il cuore pulsante di Rue Sainte-Anne è la sua scena culinaria, e il ramen è il re indiscusso. Troverete decine di ristoranti specializzati, ognuno con la sua ricetta segreta per il brodo e le sue specialità.
Due dei più famosi sono Higuma e il Sapporo, sempre pieni di gente. Le loro code sono una parte integrante dell'esperienza, ma valgono ogni minuto di attesa.
Ma non c'è solo il ramen. Non perdetevi:
Udon: I piatti a base di noodles di grano, serviti in brodo o saltati in padella.
Onigiri e bentō: Perfetti per un pranzo veloce e gustoso.
Dorayaki e mochi: Per concludere il pasto con qualcosa di dolce e tradizionale.
Oltre ai ristoranti, troverete anche pasticcerie giapponesi che offrono dolci unici, come le cheesecake al matcha o i dorayaki farciti, e negozi di alimentari che vendono ogni sorta di prodotto tipico, dalle salse al sakè.
La Rue Sainte-Anne non è solo un paradiso per il palato. Nei dintorni, potrete scoprire librerie specializzate in manga, negozi di giocattoli e di articoli da regalo che offrono un'ampia selezione di prodotti legati alla cultura pop giapponese, dai gadget di "Pokémon" ai personaggi degli anime più famosi.
È una strada che ti invita a esplorare, a curiosare e a scoprire un lato di Parigi che non ti aspetti. Ti fa capire che la vera magia della città non sta solo nei suoi monumenti iconici, ma anche nei suoi piccoli, inaspettati quartieri, dove le culture si incontrano e si mescolano creando qualcosa di straordinario.
E tu, sei pronto a fare un salto nella piccola Tokyo parigina?
Certo, il ramen è la star, ma la Rue Sainte-Anne e le strade limitrofe offrono molto di più. Prenditi il tempo per esplorare anche:
Negli ultimi anni, la rue Sainte-Anne ha visto l'apertura di un numero crescente di ristoranti e negozi coreani. Questo ha aggiunto un ulteriore livello di diversità al quartiere, creando una sorta di "Little Asia" nel cuore di Parigi.
Non è raro vedere ristoranti giapponesi e coreani l'uno accanto all'altro, che si contendono la clientela. È una dimostrazione di come la strada sia in continua evoluzione, pronta ad accogliere nuove culture e nuove proposte.
Quindi, che tu sia alla ricerca di un autentico ramen, di un dessert raffinato o semplicemente di un'esperienza fuori dall'ordinario, la Rue Sainte-Anne ti aspetta. È la prova che a Parigi, le sorprese sono sempre dietro l'angolo.
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La rue Sainte-Anne si trova nell'elegante quartiere de l'Opéra. L'arrivo dei giapponesi, nella vie e nelle zone adiacenti, data intorno agli anni 60 del novecento e piano piano essi hanno preso piede impiantando sempre nuove attività e caratterizzando la zona in modo sempre più significativo.
Oggi, grazie anche al diffondersi di una certa moda ispirata alla cultura giapponese come i manga e il sushi, la via è divenuta una vera piccola oasi giapponese nel cuore di Parigi. Little Japan! Nei 400 metri di lunghezza di rue Sainte-Anne si contano, oggi, non meno di una ventina di ristoranti e pizzerie giapponesi.
La storia di rue Sainte-Anne, del resto, non è nuova a queste situazioni di spiccata particolarità. Nel 1822, al numero 53 di questa via, un certo Nicolas, negoziante di vini, aprì la prima bottega per la vendita di vino in bottiglia. Probabilmente la prima "bottiglieria" d'Europa! Forse la prima del mondo!
Non è poco direi. Almeno per noi amanti del nettare d'uva. A partire dal primo '900 la via deve la sua notorietà, in un primo tempo, al concentrarsi di luoghi di ritrovo omosessuali. In particolare dal 1910 in poi, bar, ristoranti e cabaret a sfondo omosessuale si moltiplicano nella via parigina.
Durante gli anni della Prima guerra mondiale, al numero 63 di rue Sainte-Anne, apre i battenti "Les Bains Sante-Anne", un bagno pubblico (oggi si chiamano "centri benessere") noto alla Buoncostume come luogo di prostituzione maschile. Sono, però, gli anni '60 del novecento a caratterizzare maggiormente la vita della via parigina.
La liberazione dei costumi sessuali etero, a partire dagli anni '60 del novecento, spinse gli omosessuali a rivendicare sempre di più il diritto ad una nuova dimensione pubblica della propria vita e la rue Sainte-Anne divenne presto la capitale europea del mondo gay.
Durante il giorno la via non perse il suo tranquillo aspetto borghese. Le saracinesche dei locali erano abbassate e nulla avrebbe fatto immaginare l'esistenza e la vitalità di tanti locali che, al calare del sole, si aprivano ad un pubblico quanto mai variopinto e rutilante.
Andy Warhol, Yves Saint-Laurent, Simone Signoret e tanti altri artisti erano frequentatori abituali di ristoranti e discoteche distribuiti lungo la via.
In un certo senso si trattava di una novità, ma nel solco di una precedente tradizione.
Proprio al numero 12 della rue Sainte-Anne, già nel 1932 la famosa cantante ed attrice Suzy Solidor inaugurò il cabaret La Vie Parisienne, il più noto ed elegante locale di incontri omosessuali dell'epoca. La Vie Parisienne fu assai rinomato anche per il forte richiamo dato dalla qualità degli artisti che vi si esibirono.
Fra gli altri un giovanissimo Charles Trenet. La Solidor fu costretta a chiudere il suo locale e a lasciare la Francia nel 1954, perché accusata di collaborazionismo dalle nuove autorità francesi, a causa della sua continua attività artistica anche durante l'occupazione tedesca.
Evidentemente doveva essere rimasto "nell'aria" qualcosa di lei, se proprio in rue Sainte-Anne, aprirà nel 1968 il famosissimo Le Sept o Club Sept, tempio della musica "Disco" francese, definito come il più chic fra i locali Homo della Capitale.
Presto si uniranno altre insegne, destinate a divenire meno leggendarie ma altrettanto famose, come Le Bronx, le Colony, Le Club 18. Tutti luoghi frequentati da artisti ed attori famosi, dove si svolsero feste eclatanti e prestigiose cui i giornali di costume, dell'epoca, dedicarono ampio spazio.
Nel frattempo i giapponesi, cacciati dalle Filippine, hanno in sordina iniziato ad occupare Parigi. Non è dato sapere come mai vadano proprio a concentrarsi nelle vie intorno a rue Sainte-Anne. Almeno io non lo so e se qualcuno ha delle informazioni gradirei molto saperne di più.
Ad ogni modo, piano piano i nipponici arrivano e aprono le loro prime attività. Così quando negli anni '80 il quartiere del Marais, divenuto il nuovo centro dell'attività artistica e mondana, inizia ad attirare anche il mondo gay, ai ristoranti ed ai locali che avevano visto la rivoluzione sessuale si sostituiscono sempre più numerosi i samurai gastronomici del Sol Levante.
Nasce Little Japan. Oggi per turisti e parigini questo luogo è un angolo di oriente misterioso trasportato nel cuore stesso di Parigi e dell'Europa.
A detta del mio amico Adrien, in certi ambienti, vale anche la pena di farla una visitina a scopo gastronomico. Pare che quasi ogni ristorante abbia la sua caratteristica particolare. Lui me ne ha segnalati alcuni.
Adrien è un giornalista free-lance che conobbi anni fa a Parigi e con cui sono ancora, saltuariamente, in contatto. Adrien ha accennato ad un lavoro che lo tiene ancorato da diverso tempo in rue Saint-Anne, al centro di quella zona di Parigi che tutti ormai chiamano "Little Japan".
Ristoranti, negozi e altre attività gestite da giapponesi sono ormai un po' d'ovunque. Panetterie, librerie, agenzie di viaggio, corsi di ikebana, parrucchieri e, immancabili, i Karaoke.
Adrien è convinto che nel quartiere si celino locali molto riservati e molto segreti, animati da ragazze estremamente disponibili, utilizzati da uomini della Yakuza. Di ufficiale non vi è nulla, naturalmente, ma se così non fosse Adrien non se ne interesserebbe.
Mangiare in continuazione cibi orientali, questa è la cosa che lo infastidisce di più. Lui così amante della cucina tradizionale francese.
Unica consolazione, ammette, è che a Little Tokio, almeno, la maggioranza dei locali sono gestiti veramente da giapponesi e il cibo e le ricette sono originali e di qualità. Nella totalità o quasi dei locali che si spacciano per giapponesi, fuori dal quartiere, i gestori sono sempre cinesi, coreani o di Taiwan.
Adrien ha avuto la compiacenza di indicarmene alcuni.
Il primo è una specie di fast food giapponese: lo Juji-Ya, al 46 di rue Sainte-Anne.
Molto frequentato da francesi che lavorano in zona, offre una ventina di piatti della cucina popolare che possono essere consumati sul posto o portati via. Svolge anche attività commerciale vendendo una infinità di articoli giapponesi.
Il secondo ristorante è il Sushi Kilala, al n° 7 di rue des Moulins. Sull'ingresso c'è un cartello con scritto:
De vrais sushis japonais, faits et servis par des Japonais. C’est rare!
Quindi qui si mangia il vero sushi giapponese fatto e servito da giapponesi! Buono a sapersi!
Un uomo anziano e serioso, mai sorridente e, a quanto pare, anche un po' antipatico, un autentico chef omakase, ti prepara, a suo gusto, un piatto di pesce crudo sicuramente freschissimo.
Adrien mi ha avvisato, però, che è un po' caro. Anche perché, mi dice, se il pesce è buono, non si può dire sia eccezionale.
Intanto lui continua a gironzolare in zona e sembra che la parola che pronuncia più spesso in questo periodo sia Konnichiwa (buongiorno in giapponese).
Non è più come negli anni '60. Dopo le dieci di sera, terminate le code fuori dai ristoranti, tutte le vie di Little Japan cessano quasi ogni attività e tornano ad assumere un aria asiatico borghese silenziosa e deserta.
Chissà se veramente, da qualche parte in quelle vie cosi antiche, in un appartamento insospettabile o in una cantina seminascosta, misteriosi membri della Yakuza, coperti di tatuaggi rituali, stanno tranquillamente sprofondati in morbidi divani.
Magari circondati da compiacenti e starnazzanti ragazze asiatiche in abiti succinti. Bevono sakè o costosissimo whisky giapponese e discutendo fra loro di partite di droga e loschi affari internazionali.
Adrien, se avrà notizie mi farà sapere. Sempre che non lo trovino una mattina, sgozzano in fondo al Passage Sainte-Anne a Little Japan.
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