La Garçonne, di Victor Margueritte, in un famoso disegno di Sacha Zaliouk, pubblicato nel 1927 sulle pagine del periodico satirico « Fantasio ». Collezione Kharbine Tapabor.
La Garçonne, uno scandalo degli anni ruggenti.
La Garçonne è un romanzo di Victor Margueritte, il cui successo commerciale può essere paragonato solamente all'enorme scandalo suscitato dalla sua apparizione in libreria, nel luglio del 1922, per le edizioni di Ernest Flammarion.
Uno scandalo letterario che costerà al suo autore il ritiro della Legion D'Onore!
La protagonista del romanzo è una giovane donna indipendente che conduce una vita sessuale molto libera, con partner sia maschili che femminili, il cui anticonformismo è decisamente in anticipo sui tempi.
Non che nella realtà del primo novecento mancassero figure femminili di grande indipendenza, anche sessuale. Basti pensare alle mitiche figure femminili di Coco Chanel e Colette.
Quello che sicuramente è prematuro, nel 1922, è vedersi presentare, nero su bianco, una vita vissuta in totale opposizione a quelle convenzioni sociali che, pur iniziando ad essere messe in discussione, restavano imperanti.
Il linguaggio utilizzato da Victor Margueritte nel suo romanzo non si può certo definire scabroso, mentre lo sono sicuramente, per quei tempi, le pratiche sessuali di ogni tipo, orge comprese, presentate agli occhi del lettore.
La condanna del romanzo è unanime: dall'estrema destra all'estrema sinistra. Immoralità, voyerismo, pornografia e chi più ne ha più ne metta.
Il contesto sociale degli anni in cui il romanzo La Garçonne vede la luce è particolarmente delicato.
Certamente, da un lato, causa il primo conflitto mondiale che ha visto mobilitati milioni di uomini, il ruolo delle donne nella società è profondamente mutato e molti lavori tradizionalmente maschili si sono aperti giocoforza alle donne.
Figura e ruolo della donna nella società sono quindi oggetto di nuova considerazione e c'è, anche fra gli uomini, chi non ritiene più possibile eludere la modernità e disconoscere la sostanziale parità fra i sessi.
Dal lato opposto, però, le fortissime perdite umane della guerra hanno creato una situazione demografica preoccupante. Nel 1921, in Francia, si contano 120 donne, fra i venti e i quarant'anni, per ogni 100 uomini di pari età.
Per molte di queste donne, il non metter su famiglia, non è una conquista sociale, ma una impossibilità del tutto indipendente dalla loro volontà.
Incentivare l'emancipazione della donna in aperta opposizione alla morale corrente appare quindi come un vero attentato alla Nazione.
Coloro che vedono nel romanzo una sorta di incitazione al libertinaggio femminile ed un'attacco alla famiglia, non possono certo accogliere con entusiasmo il lavoro letterario di Victor Margueritte.
Persino le femministe dell'epoca non lesinano critiche severissime. Mescolare diritti civili con vagabondaggio sessuale, lesbismo e tossicodipendenza viene giudicato dannoso proprio alla causa dell'emancipazione femminile.
Senza contare che esiste un lato piuttosto conservatore nelle tesi del romanzo. Là dove il desiderio di maternità è mostrato come una vocazione essenziale per le donne.
Un capo d'abbigliamento giovane ed elegante per l'estate?
Di segno esattamente opposto sono i risultati commerciali del romanzo La Garçonne.
Quando, nel gennaio del 1923, il suo autore viene ufficialmente privato della Legion d'Onore, le copie vendute sono già 300.000 ed arriveranno ad un milione entro la fine del decennio.
E questo nonostante il Vaticano lo abbia messo all'indice e la Hachette rifiuti di distribuirlo.
Risultati economici di tutto rispetto non c'è che dire!
Nel 1925, Victor Margueritte, che è un assiduo frequentatore di Sainte-Maxime, gioioso paesello costiero nel Dipartimento del Var (Côte d'Azur), proprio con i proventi delle vendite del suo contestatissimo romanzo, acquista una vasta proprietà che partendo dal mare si arrampica sulla sommità del colle di Meinier.
Un luogo magnificamente esposto a sud ed ex oppidum ligure. La villa venne progettata dall'architetto René Darde e Margueritte le diede il nome di Le Clos de la Madrague, in ricordo della pesca al tonno che avveniva davanti alla proprietà solo qualche anno prima.
Victor Margueritte nasce a Blida, in Algeria, il primo dicembre del 1866. Come per il fratello Paul, classe 1860, anche il destino di Victor sembra segnato fin dalla nascita: la carriera militare.
Paul e Victor sono infatti i figli del generale Jean-Auguste Margueritte, un francese innamorato dell'Algeria fin dalla prima gioventù e che, arruolatosi appena quattordicenne nelle truppe coloniali (che non offrivano nessuna possibilità di carriera), giunse a conquistare il grado di Generale di divisione a soli quarantanove anni.
Paul e Victor, di anni ne hanno, rispettivamente, dieci e sei, quando, nel 1870, il padre cade eroicamente alla testa dei suoi squadroni d'Africa in una disperata carica contro i prussiani nella sanguinosa battaglia di Sedan.
Paul Bondois, nella sua Histoire de la guerre de 1870-71, così racconta gli ultimi momenti di vita del generale:
Non vi fu un attimo di esitazione in quel pugno di uomini, incaricati di lanciarsi contro le linee oscure e profonde della 3a Armata Prussiana; più volte decimati dal fuoco dei fucili Dreyse e dei cannoni , si riformarono per ributtarsi su quella linea che rigida avanzava sui francesi. Il generale Margueritte, le guance trafitte da un proiettile, la lingua mozzata e orribilmente sfigurato, indicò ancora ai suoi cavalieri il nemico il cui soffocante progresso doveva essere fermato a tutti i costi.
Gli orfani dell'eroico generale seguono le orme del padre ed entrano entrambi in scuole militari.
Paul, per primo, nel Collegio Militare di La Flèche (scuola militare voluta da Napoleone Bonaparte) e Victor, al suo turno, nella prestigiosa École militaire de Saumur, destinata a formare gli ufficiali di cavalleria.
Paul abbandona molto presto l'esercito per una carriera nell'amministrazione pubblica e, soprattutto, per dedicarsi alla letteratura.
Stessa cosa il fratello Victor che ottenuti i gradi di Sottotenente dei Dragoni abbandona quasi subito la carriera militare per dedicarsi anch'egli alle lettere.
Più vecchio di sei anni rispetto a Victor, Paul è il primo dei fratelli ad esordire in letteratura, facendosi subito notare.
Impiegato presso il Ministero della Pubblica Istruzione, Paul Margueritte pubblica nel 1882 una pantomima intitolata: Pierrot assassin de sa femme, ma è solo due anni dopo che il suo nome inizia seriamente a farsi notare.
Nel 1884 pubblica un'opera biografica, Mon père, in cui ripercorre la storia del generale Margueritte - che comandò, a Sedan, la famosa carica di cacciatori d'Africa.
Il 18 agosto del 1887 il nome di Paul Margueritte figura sulle pagine del Figaro, insieme a quelli di Paul Bonnetain, J.-H. Rosny aîné, Lucien Descaves, e Gustave Guiches.
Si tratta del famoso Manifesto dei cinque: una garbata, ma estremamente critica lettera aperta indirizzata allo scrittore Émile Zola, dopo che questi ha pubblicato il suo controverso romanzo La Terre.
I cinque giovani scrittori firmatari riconoscono il valore di Zola, ma gli consigliano di risolvere le proprie ossessioni ricorrendo alle cure del professor Jean-Martin Charcot, neurologo di grande fama considerato uno dei padri della Psicanalisi.
Analista dallo stile vigoroso e ricco di dettagli, Paul Margueritte pubblica molte opere, dal 1884 al 1896, tra queste: Tous quatre, Pascal Jefosse, La panca del Cuirassier, Vers l'honneur, l'Essor.
Contemporaneamente alle sue dimissioni dall'esercito, nel 1896, Victor Margueritte si presenta al pubblico con un primo lavoro letterario: La Pariétaire. È un'opera realizzata a quattro mani con il fratello Paul.
In realtà la collaborazione fra i due fratelli è iniziata ben prima.
Paul Margueritte soffre di una malattia cardiaca contratta ancora in Algeria, dov'è nato.
In quel 1896 la malattia si aggrava e Paul non ha più le forze per affrontare la fatica necessaria al suo lavoro. A malapena riesce a consegnare un paio di racconti da pubblicare sui giornali.
Il fratello Victor ha lo stesso amore per la scrittura, sono entrambi imparentati con Mallarmé per parte di madre, e Paul non esita a ricorrere al suo aiuto per fare fronte alla penosa situazione.
La sintonia fra i due fratelli è tale che nessuno si accorge dello strattagemma. In quel periodo Paul vive a Parigi, con la moglie e le due figlie Ève e Lucie. Il fratello Victor lo raggiunge e va a vivere con loro al 56 della rue Scheffer, nel 16º arrondissement.
Dopo tre mesi di intensa collaborazione i due decidono di uscire allo scoperto e pubblicare con entrambi i loro nomi.
I due fratelli collaborano senza difficoltà: sono molto legati fra loro. Hanno sensibilità simili e sono legati dal comune affetto per la terra d'Algeria e dal ricordo dell'amato genitore.
Ben presto si troveranno entrambi insigniti della prestigiosa Legion d'Onore.
Il loro sodalizio letterario durerà per ben quattordici anni, fino al 1910, anche se, recuperate le forze, Paul continua a scrivere firmando anche in proprio e, dal 1907, anche Victor da alle stampe le prime opere con il suo nome nome.
Paul Margueritte muore improvvisamente il 29 dicembre del 1918. È ospite dell'amico M. J.H. Rosny jeune a Hossegor nelle Lande di Guascogna.
Victor Margueritte ha condiviso con il fratello Paul una forte sensibilità per le questioni sociali. È in sostanza un uomo di sinistra, un pacifista convinto ed un sostenitore dell'emancipazione femminile.
Quando, nel 1922, pubblica il suo romanzo La Garçonne è certamente consapevole di affrontare un tema scottante, ma, probabilmente, non immagina la portata dello scandalo che finirà per investirlo, né quella del successo di pubblico che accoglierà la sua fatica letteraria.
Certo, egli rivendica le sue convinzioni già nella prefazione all'opera:
Diamo alle nostre figlie e alle nostre donne, nella prassi e nella legge, diamo a tutte le madri (anche non sposate) le libertà di cui non concepiamo più che gli uomini si riservino, dispoticamente, il monopolio.
In realtà Victor Margueritte non racconta nulla di veramente nuovo nel suo scandaloso romanzo. La sua garçonne, la sua maschietta, non vive nulla che già non abbiano vissuto e, provocatoriamente, mostrato di vivere, protagoniste della Belle Époque come Colette, Coco Chanel o Musidora.
Poco dopo l'apparire del romanzo, la penna sulfurea di Maurice Sachs gli dedica alcune considerazioni:
Hanno venduto 100.000 copie di La Garçonne e già stanno parlando di rimuovere Victor Margueritte dalla Legion d'Onore. […] Che anno pazzo abbiamo vissuto e quasi liberato dall'orribile ipocrisia dei falsi rimpianti.
Eppure il romanzo di Victor Margueritte contraddice, in parte, le proprie stesse tesi, le mescola ad un conservatorismo di fondo e non riesce ad andare troppo al di là dei tanti cliché caratteristici dell'epoca.
Cliché antisemiti, che certamente sono comuni nella letteratura del periodo tra le due guerre, e cliché sulle donne: sotto l'aspetto femminista, il discorso rimane androcentrico, soprattutto nei passaggi che si dichiarano erotici.
Su tutto: la giovane età della protagonista. Ritroviamo, per quanto riguarda l'eroina giovanile del romanzo e il "rapporto di età" che intrattiene con coloro che la circondano, una contraddittoria miscela di proposte progressiste e conservatorismo.
Ed è significativo come i contemporanei non abbiano minimamente colto il volto conservatore del romanzo: ossessionati dal carattere pornografico dell'opera e dalle tesi d'avanguardia della liberazione sessuale delle giovani donne.
Per ritrarre il suo personaggio, Monique Lerbier, l'autore riassume rapidamente, in ordine cronologico, le fasi principali della sua vita dall'età di 5 anni.
La piccola non è amata da una madre, che rifiuta di invecchiare:
Preoccupata solo per la sua persona, Mme Lerbier aveva, a 50 anni, un solo obiettivo: dimostrarne trenta.
È con sua zia Sylvestre, "vecchia zitella, vecchia, così vecchia" che trova un po' d'affetto. A 10 anni, Monique si ritrova una "persona adulta".
Sua madre: “Sei cresciuta come un'erbaccia."
A 12 anni, età della sua comunione, Monique ha vissuto emozioni mistiche, che non le hanno impedito, a 14 anni, una volta diventata una "pianta giovane e robusta", di scoprire la sensualità con l'amica Zabeth.
A 17 anni, "la Francia è già in guerra da tre anni", ha frequentato i corsi alla Sorbona e si è offerta volontaria come infermiera in un ospedale di guerra, mentre la fabbrica dei suoi genitori, che rifornisce l'esercito di esplosivi, prospera.
Ha 19 anni quando l'"incubo" finisce. Studia letteratura e filosofia, pratica sport e non flirta, ma si comporta comunque in modo non convenzionale.
La madre si lamenta di lei: "In fondo sei un maschiaccio. Guarda le tue amiche, Ginette o Michelle. Queste sono ragazze vere."
Lei risponde alla madre: "Devi prendere una decisione, mamma. Dopo la guerra, siamo diventati tutti, più o meno des garçonnes."
Il romanzo inizia davvero con il ventesimo compleanno di Monique. Un matrimonio combinato la promette a Lucien Vigneret, produttore di automobili. È innamorata di questo fidanzato al quale, "ingenuamente", si dona. Ma Lucien, trentacinquenne, "si avvicina al matrimonio come quando si entra in porto, dopo una traversata burrascosa".
L'uomo mantiene ancora un'amante, Cléo, "una giovane donna dissoluta che aveva, da giovane, ora sistematasi come modista". Scoppia la tragedia: la scoperta da parte di Monique dell'esistenza di Cléo.
Doppiamente tradita dal fidanzato e dai genitori (che le hanno nascosto la posta in gioco economica di questo matrimonio combinato), Monique sente che la sua giovinezza è finita bruscamente, mentre suo padre le ricorda che non è maggiorenne e che gli deve obbedienza. Non le importa e rompe con il suo ambiente familiare.
Diventata indipendente, all'età di 22 anni, a capo di un negozio di arte antica e moderna, Monique si è trasformata in una garçonne, con i capelli corti tinti di mogano che sembrano invecchiarla un po'.
Appare nelle sale da ballo con Niquette, "star del music hall", che ha più del doppio della sua età. Ma questa cinquantenne è "così prodigiosamente preservata, dalla ginnastica e dall'idroterapia, che non dimostra, in pubblico come sul palcoscenico, più di 35 anni, sotto il segreto del trucco".
Il divario di età ed esperienza conferisce a Niquette una posizione dominante. Monique è amata con dolcezza e tenerezza come una “bambina” e raggiunge la “mezza rivelazione della voluttà”.
Nella vita di Monique, che non rinuncia ai suoi desideri omosessuali, si susseguono diversi tipi di uomini.
Peer Rys, il danzatore nudo che lei ha scelto come "stallone" per avere il figlio che desidera, e che è l'unico ad avere la sua stessa età.
Dopo di lui, uomini maturi: un deputato, un eminente ingegnere, uno scrittore.
Dello scrittore si innamora veramente, ma lui, geloso, tenta di ucciderla.
Salvata da un altro uomo, il dottorando Georges Blanchet, la vicenda si avvia ad un finale decisamente...convenzionale.
La donna sta cambiando ed ha diritto di cambiare e quello che oggi giudichiamo inappropriato nelle donne e poco femminile, sarà parte della nuova femminilità di domani.
È la convinzione che Georges Blanchet esprime nel romanzo, ma non è esattamente una novità: le stesse idee le aveva espresse Léon Blum in un suo studio del 1907: Du mariage.
Si riconosce alle giovani donne il diritto di fare le proprie esperienze, anche sessuali, prima del matrimonio: per poi rientrare, come gli uomini, nella normalità delle convenzioni sociali.
Victor Margueritte non si spinge troppo oltre, da questo punto di vista. Matrimonio d'amore e maternità rimangono gli obbiettivi finali anche per la sua garçonne.
Niente sulle pratiche anticoncezionali, niente sull'aborto, niente sul mito della verginità, niente sul rapporto fra una donna più anziana con un uomo più giovane di lei.
Colette si era spinta molto oltre e molto prima!
Ma lo scandalo è tutto per Margueritte che si vede sottrarre la Legion d'Onore e la carica di vice-presidente della Société des gens de lettres.
Anni davvero folli, se si pensa che è proprio di quei giorni l'incredibile successo, nei teatri parigini, di una giovanissima Josephine Baker vestita solo con un gonnellino di banane!
Forse lo scandalo nasce proprio da quel non prendere posizioni più forti e definitive, da quel restare a metà del guado che lascia Victor Margueritte come un uomo di una certa età davanti al corpo di un'adolescente un po' mascolina, dalla pelle abbronzata dal sole e dai muscoli forgiati nello sport.
Lui quel corpo lo spoglia spesso e volentieri nel romanzo, sembra offrirlo ad altri guardoni come lui e questo è quanto colpisce in negativo i suoi contemporanei, a destra come a sinistra, lasciandolo solo con la sua opera in bilico perenne fra modernità e conformismo.
Sono, in fondo, gli stessi motivi che decretano l'enorme successo commerciale del romanzo.
Victor Margueritte sfonda porte già spalancate da altri, senza avere l'intenzione di attraversarle del tutto.
Ma un risultato, magari inconsapevolmente, lo ottiene.
La garçonne, il romanzo, ma soprattutto l'omonima moda, caratterizzerà effettivamente quei “ruggenti anni Venti”.
È un caso raro, nella storia della cultura occidentale, che una figura femminile arrivi ad incarnare la sua epoca.
L'autore proverà a negarlo, ma è un fatto: la sua eroina, Monique Lerbier, è percepita come "il tipo di ragazza di quegli anni; la giovane donna francese che si affaccia sul futuro del novecento".
La garçonne di Victor Margueritte non sdogana i diritti civili delle donne, ma anticipa certamente quel ruolo centrale che la gioventù andrà acquisendo sempre di più nella società occidentale, già a partire dagli anni '30 e che, dopo un altro conflitto mondiale e la rivoluzione culturale che ne segue, farà dei giovani, prima, un soggetto sociale ed economico, poi ai giorni nostri, un mito esistenziale assoluto.