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L'aria di Parigi

L'aria di Parigi

La Parigi di Simenon e Maigret, del Cinema, dei Bistrot, delle Canzoni, della Malavita.


Seznec e Quéméneur: un viaggio senza ritorno

Pubblicato da Fulvio Nolli su 19 Settembre 2023, 00:16am

Tags: #Il Caso Seznec, #Scandali Delitti e Misteri, #Delitti e Castighi

Pierre Quéméneur e la sua fine misteriosa.
Il tragitto del misterioso viaggio di Seznec e Quéméneur.

Il tragitto del misterioso viaggio di Seznec e Quéméneur.

La fine misteriosa di Pierre Quéméneur.

Il caso Seznec-Quéméneur divide ancora la Francia dopo cento anni dall'accadere dei fatti.

L'innocenza di Seznec è, a tutt'oggi, rivendicata dai suoi discendenti che ancora si battono nelle aule dei tribunali per la riabilitazione del loro avo.

Noi stiamo ricostruendo questa vicenda, a beneficio del lettore italiano che poco ne conosce.

Negli scorsi post abbiamo ricostruito il percorso temporale dei fatti ed oggi affrontiamo il momento più drammatico della vicenda: il misterioso viaggio da cui Pierre Quéméneur non farà più ritorno, scomparendo per sempre.

Giovedì 24 maggio 1923: vigilia della partenza.

Siamo alle fatidiche ore che precedono la partenza per Parigi, dei due amici e soci in affari.

Pierre Quéméner si sveglia, come sempre, di buon ora e, alle otto e trentacinque, prende il treno da Landerneau per Rennes. L'appuntamento con Guillaume Seznec è alle quattordici e trenta all'Hôtel Parisien.
Anche Seznec, a Morlaix, si sveglia al mattino presto: controlla attentamente la Cadillac, poi parte, verso le dieci e trenta, dopo aver telegrafato a Quéméner, all'Hôtel Parisien, per avvisarlo della sua partenza.


Quéméner arriva a Rennes verso l'una meno un quarto. Pranza con calma e si accinge ad attendere l'arrivo del socio.

L'attesa si prolunga, però, ben oltre ogni ragionevole aspettativa e, verso le quattro e mezza del pomeriggio, Quéméner, preoccupato di non vedere arrivare Seznec, chiama al telefono la moglie di quest'ultimo, Marie-Jeanne. Lei non sembra per nulla preoccupata ritenendo probabile che il marito possa aver avuto dei guasti alla vettura lungo la strada.

 

L'aperitivo di Quéméneur a Rennes.

Quéméneur inganna il tempo in qualche modo, ma non vi sono dettagli su questo suo lungo pomeriggio d'attesa.

Dalla telefonata a Marie-Jeanne, alle 16 e trenta, fin quasi alle 19, nessuno nota il Consigliere aggirarsi preoccupato nei pressi dell'Hôtel Parisien.

Nessuno fino alle 18 e quarantacinque.

Due amici, entrambi residenti a Rennes, si sono dati appuntamento, per quell'ora, per gustare insieme un aperitivo al bar dell'Hôtel Parisien.

Quando, il secondo dei due a giungere sul posto, entra nel bar, vede l'amico al tavolo con uno sconosciuto. Lo sconosciuto altri non è che Monsieur Quéméneur.

Gioviale e simpatico com'è di carattere, il Consigliere generale del Finistére non fatica dunque a trovare compagnia e si intrattiene con i due uomini discorrendo del più e del meno.

Ben presto confida loro le proprie preoccupazioni:

Aspetto un amico, da Morlax, che deve venire qui. È partito in macchina questa mattina, ma ha avuto diversi guasti; in particolare grosse difficoltà a mettere in moto la vettura, l'avviamento automatico e la manovella non funzionavano a dovere.

Sono dettagli, questi, che l'uomo può aver appreso soltanto dalla moglie di Seznec, durante la telefonata delle sedici e trenta.

I nuovi amici lo rassicurano: si tratta di inconvenienti facilmente risolvibili, che qualsiasi automobilista esperto sa come affrontare.

Quéméneur chiede dunque ai nuovi compagni consigli sul percorso più veloce per giungere a Parigi e loro glielo indicano puntualmente.

Con una Cadillac non impiegherete più di sette ore a compiere il viaggio ed arriverete a Parigi in tempo per la cena...

«In ogni caso» dice a questo punto Quéméneur «Se il mio amico tardasse troppo, mi risolverò a prendere il treno. Tengo assolutamente a giungere a Parigi il più presto possibile»

La conversazione continua così, gioviale, fra i tre uomini.

L'arrivo a Rennes di Seznec.

Ed ecco finalmente giungere Seznec. Sono circa le 19 e trenta. L'uomo appare teso, stanco e di malumore.

Quéméneur gli va incontro ad accoglierlo. Indica la sala del bar e, dopo un breve scambio di parole, lo conduce al tavolo dove attendono i suoi nuovi amici.

Il Consigliere generale è uomo di mondo ed ora è anche visibilmente sollevato. Offre un giro di aperitivi alla compagnia. Seznec, al contrario e tutt'altro che gioviale e loquace. Sul principio si schernisce e rifiuta l'offerta, poi, data l'insistenza dell'amico accetta un boccale di birra.

Dopo un viaggio piuttosto accidentato è evidentemente stanco, scontroso, ed assetato.

I quattro rimangono ancora un po' di tempo seduti al tavolino, poi Quéméneur e Seznec si congedano per andare a depositare l'auto nel parcheggio dell'albergo.

Seznec non ha quasi proferito parola per tutto il tempo e non ha mai accennato ai guasti che lo hanno rallentato lungo il percorso.

Sciolta la compagnia e parcheggiata l'auto i due uomini salgono nelle proprie stanze, probabilmente a prepararsi per la cena che consumano, di lì a poco, in albergo.

L'ultima notte di Seznec e Quéméneur.

A questo punto avviene una cosa che se non è del tutto inspiegabile è quanto meno curiosa.

Verso le nove di sera, Quéméneur, invia un telegramma al cognato, Jean Pouliquen, per fornirgli indicazioni sull'indirizzo a cui deve inviare il famoso assegno da 60.000 franchi, indispensabile per portare a termine l'affare delle automobili americane.

Quéméneur chiede che l'assegno sia "barrato", quindi che porti il nome del beneficiario cui è destinato. Si tratta di una cosa piuttosto normale e non stupisce.

Chiede anche, e questo è più strano, che il titolo di credito sia depositato presso un istituto bancario diverso rispetto a quello normalmente utilizzato. Perché?

Soprattutto stupisce che Quéméneur, che ha passato tutto il pomeriggio a far nulla, attenda fino a tarda sera per avvertire il cognato di una cosa così importante e, in sovrappiù, decida di inviare un telegramma piuttosto che telefonare semplicemente al cognato.

Domande che non avranno mai una risposta certa.

Dopo cena, i due novelli speculatori commerciali, sono evidentemente di buon umore e decidono di trascorrere un'oretta serena in un vicino café-concert di terz'ordine: La Source.

Ritornano in hotel e chiedono al personale di svegliarli alle 5 del mattino.
 

L'alba fatidica del 25 maggio 1923.

 

Di Venere e di Marte non si sposa e non si parte né si da principio all'arte.

Ma quel venerdì 25 maggio i due intraprendenti uomini d'affari non tengono minimamente conto di questo saggio proverbio.

Sono circa le quattro del mattino quando Pierre Quéméner bussa alla porta della camera di Guillaume Seznec, all'Hôtel Parisien, svegliandolo un'ora prima del previsto.

Può darsi che la cosa irriti non poco il proprietario della segheria, che non è particolarmente amante delle levatacce mattutine.


Solo il tempo per una tazza di caffè e, intorno alle cinque, i due uomini, sono pronti a partire e lasciano Rennes a bordo della Cadillac.

Al volante dell'auto siede Seznec, indossa un maglione marrone a righe bianche, calzoni, un cappello floscio e una tuta da meccanico; il suo bagaglio è tutto in una valigetta di vimini. Il Consigliere regionale, al contrario, indossa un elegante abito da città ed ha con se una valigia gialla con biancheria di ricambio.

Una valigia che, in seguito, avrà grande importanza nell'intricata vicenda.

A quell'ora, in maggio, le temperature delle mattinate bretoni non sono troppo confortevoli, il Consigliere regionale indossa un cappotto con il collo di velluto per proteggersi dal freddo, Seznec, come abbiamo detto, sotto la tuta ha un maglione.

Prima colazione ad Ernée per Seznec e Quéméneur.

La prima sosta avviene ad Ernée, villaggio di quattromila anime, ad una settantina di chilometri da Rennes.

Hanno impiegato ben tre ore per percorrere 70 km: non sono poche, ma con le auto e le strade dell'epoca, è possibile fosse abbastanza normale.

Non dimentichiamoci che la sera precedente, a Rennes, i due personaggi che hanno preso l'aperitivo con Quéméneur, ipotizzavano 15 ore di viaggio, fino a Parigi, e l'arrivo per l'ora di cena.

In una qualche osteria affacciata sulla route de Mayenne, i due viaggiatori, consumano finalmente la prima colazione.

Poi di nuovo in viaggio, fra i boschi che costeggiano d'ambo i lati, quasi ininterrottamente, la via: destinazione Parigi.

Al momento di ripartire, Quéméner prende il volante, almeno a detta di Seznec, e lo terrà fino a quando i due uomini non si separeranno.

L'assegno del notaio Pouliquen.

Intanto, verso le nove, il notaio Jean Pouliquen, cognato di Quéméneur, riceve il telegramma inviatogli da Rennes la sera precedente. Si reca prontamente all'ufficio postale per spedire lo chèque richiesto, ma la posta per Parigi è già partita.

È solo nel pomeriggio che l'assegno da 60.000 franchi prende finalmente la via per la Capitale.

Quéméneur ha esplicitamente richiesto un assegno barrato, difficilmente incassabile da terze parti. Il notaio, al contrario, invia un assegno normale. A suo dire lo avrebbe fatto per semplificare le cose al cognato, ma la cosa non ha mai avuto una spiegazione veramente plausibile.

Il pranzo e le introvabili lampade americane per la Cadillac.

Verso mezzogiorno, Quéméner e Seznec pranzano in piazza del Mercato, a Mêle-sur-Sarthe, altre quattro ore per percorrere poco più di 100 km; ripartono intorno  all'una e mezza senza dimostrare una premura particolare.
Quindici km dopo, giunti a Mortagne-au-Perche, cercano invano lampade elettriche con attacco americano, per i fanali dell'auto.

La ricerca delle lampade di riserva può aver portato via un po' di tempo più del necessario, tanto più che è stata infruttuosa, certo è che i guai per i due viaggiatori iniziano ora.

C'è il rischio di viaggiare senza fanali nella notte che ormai si approssima.

 

Sosta, riparazione auto e aperitivo a Dreux.

Sono le quattro, o al massimo le cinque, del pomeriggio e la coppia si presenta in un'autofficina di Dreux, per riparare un guasto alla vettura e fare scorta di carburante.
Poco più di 70 km percorsi in 4/5 ore: sono un tantino in ritardo sulla media oraria, ma ancora i tempi sembrano ragionevoli.
La macchina viene riparata presso il garage di un tale Émile Hodey.

I due bretoni non sembrano eccessivamente preoccupati per il tempo che scorre, visto che ringraziano il meccanico offrendogli un aperitivo

Quando la Cadillac riprende il viaggio sono quasi le otto di sera.

Un momento decisivo per il futuro di Seznec.

Siamo ad un momento molto importante della vicenda, perché, in seguito, la testimonianza del meccanico Émile Hodey, metterà seriamente in crisi la versione offerta agli investigatori da Seznec.

Vero è che la riparazione della vettura porta via un po' di tempo, ma durante l'aperitivo, che i tre consumano insieme, il meccanico rassicura ampiamente i due viaggiatori sulla capacità dell'auto di portarli senza problemi fino a Parigi.

Le riparazioni sono state eseguite e la scorta di carburante è sufficiente per il viaggio che resta da compiere loro.

Di più! Il generoso meccanico (probabilmente dietro un qualche compenso), propone ai due una soluzione che risolverebbe ogni problema: prendere il treno per Parigi e lasciare la vettura nella sua officina.

Il giorno dopo, il meccanico, che deve recarsi anch'egli a Parigi per motivi suoi, si dichiara disposto a riconsegnare loro la vettura nella Capitale.

Quéméneur e Seznec declinano l'offerta e ripartono. Sono, come abbiamo visto, le otto di sera.

L'ultima cena di Quéméneur.

Meno di un'ora di viaggio, 17 i km percorsi, e i due avventurosi bretoni si concedono una nuova sosta ad Houdan.

Sono circa le 21, nell'hotel-ristorante Le Plat d'Étain i camerieri stanno già iniziando a sbarazzare i tavoli della sala da pranzo.

Con un po' di insistenza i due viaggiatori riescono a farsi servire una cena, probabilmente fredda, che consumano abbastanza rapidamente visto che alle 22 sono nuovamente in strada.

Il personale ed il titolare del locale si ricorderanno benissimo di questo episodio, quando sarà il momento!

È a questo punto che Seznec sostiene di essersi separato dall'amico.

L'improbabile viaggio in treno di Quéméneur.

A dire di Seznec, il ritardo inizia ad essere troppo elevato, l'auto non garantisce che il viaggio si possa compiere regolarmente e, andando verso la notte, le possibilità di eseguire eventuali riparazioni sono esigue.

Quéméneur decide dunque di prendere il treno per Parigi, per essere certo di giungere in tempo all'appuntamento con il fantomatico intermediario delle "auto americane".

Seznec sostiene di aver accompagnato l'amico in stazione e di essere a sua volta ripartito in auto verso Parigi. Rimasto senza carburante, dorme in auto e, al mattino dopo, recuperata da un contadino la benzina necessaria, provvede a far riparare sommariamente la vettura e decide di tornare a Morlaix, dove abita.

Che fine ha fatto Quéméneur? Chi lo sa? Forse è negli Stati Uniti a "comprare" auto americane!

Tutto perfetto, regolare e lineare. Se non fosse che un numero consistente di testimoni lo smentisce su ogni cosa.

Le improbabili verità di Seznec.

In un primo tempo Seznec, che non ricorda nemmeno di aver consumato la cena con l'amico ad Houdan , afferma di aver portato Quéméneur fino alla stazione di Dreux. Lo avrebbe visto scendere dalla vettura e dirigersi all'interno della stazione ferroviaria, poi sarebbe ripartito.

Il problema, per lui, è che almeno quattro testimoni, fra cui il capostazione di Houdan, hanno visto la Cadillac con i due viaggiatori a bordo presso lo scalo merci di quella cittadina.

L'automobile, guidata da Seznec, ha urtato una barriera, senza gran danno ma con molto rumore. I due viaggiatori si sono fatti indicare, dai ferrovieri, la via per Parigi e sono ripartiti entrambi in quella direzione.

L'ora? Le dieci di sera.

Troppo tardi per l'ultimo treno diretto a Parigi.

A questo punto, Seznec, afferma che, in quel frangente, a guidare la Cadillac era Quéméneur e che questi, percorsi alcuni chilometri in direzione Parigi e costatato l'impossibilità di proseguire il viaggio, avrebbe invertito la rotta, mentre Seznec è assopito al suo fianco e non si sarebbe reso conto di nulla.

Tornati a Dreux, i due si separano di fronte alla stazione.

Gli inquirenti gli chiederanno conto del suo mancato arrivo a Parigi, ma Seznec afferma che è stato lo stesso Consigliere regionale a lasciarlo libero di decidere sul da farsi.

Quéméneur avrebbe congedato il socio esortandolo a dirigersi verso Parigi con la Cadillac. Gli fornisce anche il recapito dove intende passare la notte (l'hotel de Normandie, di fronte alla Gare Saint-Lazare), ma questo solo se il viaggio si rivelasse possibile. In caso contrario: torni pure in Bretagna e faccia riparare l'auto.

L'epilogo del 26 maggio 1923.

Il mattino dopo, 26 maggio, verso le 5, un agricoltore che trasporta i suoi bidoni di latte, con un camioncino, verso la stazione di Montfort-l'Amaury è il primo ad incontrare Seznec, solo, nella sua automobile ferma in panne e senza benzina. M. Schwartz, così si chiama, lo incontra a circa 5 chilometri oltre la località di Queue-les-Yvelines (una quindicina di chilometri da Houdan e una cinquantina da Parigi).
Il contadino vende al bretone 5 litri di carburante e il conducente riprende il suo viaggio; volte definitivamente le spalle a Parigi, Seznec riguadagna l'abitato di Queue-les-Yvelines.

Parcheggia l'auto nel cortile dell'hotel Nourrisson e si accinge a riparare la camera d'aria di un copertone, ma non ha più con se il pesante cric in dotazione alla macchina e contatta quindi un meccanico, M. Coulomb, che gliene presta uno, lo aiuta nelle riparazioni per tutta la mattinata e gli vende poi undici taniche di benzina da 5 litri l'una, per il viaggio di ritorno.

Che fine a fatto il cric della Cadillac? Il meccanico di Dreux, Émile Hodey, se ne ricorda bene: uno strumento piuttosto ingombrante, del peso di circa 15 chilogrammi. A tempo debito non mancherà di far notare la cosa agli agenti che lo interrogheranno.

Fino alle 13 Seznec rimane all'Hotel Nourrisson. Dopo le riparazioni e il pieno di carburante ha bisogno di un po' di riposo.

La nipote del proprietario della struttura, Hélène Conogan, ha solo 14 anni, ma lo sguardo acuto. Gironzolando attorno alla grande automobile americana non manca di notare una valigia gialla sistemata sul sedile posteriore.

La polizia le chiederà, ovviamente, se riconosce la valigia, mostrandole quella di Quéméneur.

Lei è solo una ragazzina, ma si dimostra di grande equilibrio.

"Non posso esserne certa" dira: "ma il colore è lo stesso".

Seznec rimane cinque ore a Queue-les-Yvelines, poi riprende il suo viaggio.

La sera del 26 maggio dorme a Pré-en-Pail. Riparte il mattino di domenica 27 per giungere a Morlaix, a Traon ar Velin, casa sua.

L'inutile viaggio a Parigi si è concluso. Per il Consigliere regionale Pierre Quéméneur si è trattato di un viaggio senza ritorno, ma anche Guillaume Seznec ha varcato la soglia di un punto di non ritorno.

 

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L'Affaire Seznec - opera a fumetti realizzata dal disegnatore Gérard Berthelot.

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