Georges Simenon, lo scrittore più prolifico del ‘900, al quale siamo debitori della creazione di tanti splendidi romanzi e del famoso commissario Maigret, nasce a Liegi, al numero 26 di rue Léopold, in un quartiere centrale della Cité Ardente il 13 febbraio 1903: era un venerdì.
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Suo padre, Désiré Simenon, lo registra all'anagrafe come nato il giorno precedente, giovedì 12 febbraio, alle ore 23 e trenta. È un uomo meticoloso e tranquillo, Désiré Simenon, impiegato in una Società di Assicurazione, non si sarebbe mai sognato di mentire sulla data di nascita del figlio. Sua moglie, Henriette Brüll, la madre del futuro scrittore, al contrario è superstiziosa, teme, registrando la nascita al giorno 13, di porre il figlio sotto una cattiva stella. Henriette non è donna alla quale si può dire di no: non Désiré almeno.
Infondo si tratta di una menzogna innocente ed innocua: il bimbo è nato dieci minuti dopo la mezzanotte; una menzogna rivelatrice, però, del costante timore del futuro che domina Henriette, al quale, la donna tenterà di opporsi con ogni mezzo per tutta la vita.
Solo cinque mesi dopo la nascita del piccolo Georges, la famiglia si trasferisce in rue de Gueldre. L'appartamento si trova a pochissima distanza dalla vivace rue Leopold e dall'abitazione precedente, ma qui la strada è stretta, defilata e un tantino triste.
Poco male, dopo soli due anni, i Simenon, si trasferiscono nuovamente: questa volta al numero 3 dell'allora rue Pasteur, oggi rinominata rue Geoges Simenon in onore dell'illustre concittadino.
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Siamo nel cuore del quartiere d’Oltremosa, a due passi da quella chiesa di Saint-Pholien che ispirerà all’autore una delle primissime inchieste del suo commissario Maigret. Vicinissima anche la rue de la Loi, che Simenon rievoca, pur collocandola a Parigi, nelle pagine del racconto Le témoignage de l'enfant de choeur, scritto in Quebec nel 1946.
Quelli citati saranno solo i primi di una quasi infinita serie di traslochi, che scandiranno l'intera vita dello scrittore.
Per lui, vi saranno altre case ed altri traslochi, negli anni della sua vita a Liegi, fino a quel fatidico dicembre 1922 in cui lo scrittore, appena ventenne, lascerà Liegi per cercare fortuna a Parigi.
Per il momento Simenon è solo un bambino come tanti, che gioca per strada con gli amici sul pavè della Cité Ardente.
All’epoca, Liegi è, in realtà, una città grigia almeno quanto Londra. Grigia a ragione dello spesso fumo di carbone che la sovrasta e l'impregna. Di veramente ardente, in città, vi sono solo i tanti forni fusori e le mille officine meccaniche, disseminati, gli uni e le altre, un po' ovunque.
Questa atmosfera scura e pesante, penetra in profondità nell’animo dello scrittore e Simenon la trasferirà inevitabilmente in tanti dei suoi romanzi.
... Jusqu'à peu près 1940, presque tous mes romans étaient tirés d'images de cette époque, de mon enfance.
Désiré Simenon ed Henriette Brüll Uniti e divergenti.
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Désiré Simenon è un giovane alto, con baffi impomatati, studi da ragioniere ed una posizione di tutto rispetto: impiegato in un'agenzia delle assicurazioni Génerale e Winterthur: Ha ventiquattro anni, nel 1901 quando incontra quella che sarà la donna della sua vita: Henriette Brüll.
Lei è commessa presso i Grandi Magazzini L'Innovation di Liegi. Si fidanzano presto e si sposano il 22 aprile del 1902.
Sono due personalità e due caratteri molto diversi, Désiré ed Henriette. provengono, anche, da due storie familiari diversissime.
Désiré viene dall'ambiente vallone del quartiere operaio di Outremeuse, dove suo padre, Chrétien Simenon, lavora come cappellaio. La famiglia Simenon è originaria del Limburgo belga, una regione di pianura vicino alla Mosa, crocevia tra le Fiandre, la Vallonia e i Paesi Bassi.
Anche la famiglia di Henriette proviene dal Limburgo, ma della parte fiamminga; una terra pianeggiante di zone umide e nebbie, canali e fattorie. Le sue origini sono olandesi e prussiane.
Lei è la più giovane in una nidiata di tredici figli. La sua famiglia ha conosciuto momenti di agiatezza quando il padre, Guillaume Brüll, commerciava in generi alimentari. Una cattiva gestione degli affari, i debiti crescenti ed il progressivo sprofondare nell'alcolismo del genitore, portano la famiglia alla miseria ed Henriette è costretta ad impiegarsi giovanissima.
Pare che, da parte di madre, Henriette, vantasse una discendenza da tale Gabriel Brüll, contadino originario forse di Neeroeteren e, in seguito, criminale della banda Green-Goat, che dal 1726 batté il Limburgo depredando fattorie e chiese, e i cui membri finirono impiccati nel settembre 1743 sulla forca di Waubach.
Forse sono solo maldicenze valloni, ma c'è chi sostiene che questa lontana ascendenza materna sia all'origine, almeno in parte, del particolare interesse che lo scrittore nutrirà per le persone comuni che, inseguito ad una crisi interiore, si trasformano in assassini.
Può darsi. Tutto è possibile. Che l'animo umano sia insondabile ce lo insegna proprio Simenon.
Proprio nella regione del Limburgo, Simenon, ambienterà un suo romanzo del 1933, La Maison du canal. Un dramma potente che ha al centro una figura di donna controversa e dominatrice.
Henriette ha un carattere autoritario che contrasta fortemente con quello mansueto ed accondiscendente del marito. Lui è soddisfatto della propria vita, ama il suo mondo e la propria casa, che vede come un angolo tranquillo e sicuro, dove trascorrere un'esistenza borghese priva complicazioni.
Al contrario del marito, lei vive nel perenne timore per l'incertezza del futuro, in particolare quello economico, e rimprovera a Désiré di imporle una vita grama, per scarsa ambizione e volontà di carriera.
Molto devota, ma, come abbiamo visto, anche molto superstiziosa, la donna vive un rapporto molto conflittuale con il figlio primogenito che, al contrario del padre, è ribelle ed insofferente verso di lei.
Nous ne nous sommes jamais aimés de ton vivant, tu le sais bien. Tous les deux, nous avons fait semblant…
Per Henriette l'unico vero figlio sarà sempre il secondogenito, Christian, nato nel 1906, molto più devoto ed accondiscendente e, in definitiva, molto più simile alla madre.
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Un uomo, Christian Simenon, con un carattere completamente diverso dal fratello Georges ed in cui, probabilmente, le radici fiamminghe hanno fatto più presa. Molto diverso sarà anche il suo destino, ma di questo parleremo in un altro post.
Il sentimento preferenziale che la madre nutre per il figlio minore, Christian, segna profondamente Simenon. Di questo malessere troviamo traccia in alcune delle sue opere. Il primo romanzo della serie Maigret, Pietr le letton, del 1929, ne è un esempio, come lo è altrettanto il romanzo Le Fond de la bouteille, scritto in Arizona nel 1948, durante il periodo "americano" di Simenon.
La grande Casa dei Simenon in Rue de la Loi a Liegi.
Nel febbraio del 1911 la famiglia Simenon si trasferisce nuovamente. Questa volta si tratta di una grande casa al 57 di rue de la Loi.
Qui i Simenon abiteranno fino al 1917, ed è in quella casa, troppo grande per una sola famiglia, che Henriette ha modo di imporre al marito ed ai figli un suo nuovo progetto.
La donna intende affittare alcune stanze della casa, al fine di integrare il reddito familiare che ritiene troppo magro ed incerto. Gli ospiti mangeranno a tavola con la famiglia.
Désiré, come al solito, non reagisce, ma vive questa nuova situazione come una forma di violenza ed un'invasione della sua sfera del privato.
Il giovane Georges vive questo cambiamento con curiosità, ma si rende conto della sofferenza del padre, al quale è molto legato, ed accusa, in cuor suo, la madre anche di questo.
Gli inquilini di sua madre sono studenti di svariate nazionalità, quasi tutti poverissimi. Per Simenon si tratta della prima esperienza di contatto con persone diverse dal suo ristretto ambito familiare.
Georges, nella Liegi del primo '900, si ritrova così a stretto contatto con un variegato campionario umano, ed anche questa sua esperienza finisce per trasferirsi nella sua futura opera letteraria.
Da quei giovani studenti, come da alcuni parenti e vicini di casa, prenderà vita tutta una serie di personaggi, anche molto singolari, che andranno ad animare le pagine dei futuri romanzi dello scrittore.
Questa nuova esperienza si somma a quelle derivanti dalla guerra, con la conseguente invasione tedesca del Belgio, e dall'avvio degli studi scolastici.
Simenon studia, prima, presso l'Istitut Saint-André des Frères des ecolés chrétiennes (1908-1914), poi, al collegio Saint-Louis, gestito da gesuiti e dove l'indirizzo scolastico è rivolto alle scienze umanistiche.
Subito il ragazzo si pente di questa scelta. Siamo nel 1915 e, nonostante la giovane età, ha ormai deciso che sarà un giorno uno scrittore.
Cambia indirizzo scolastico passando al collegio Saint-Servais, in rue Saint-Gilles, sempre condotto dai gesuiti, ma di più moderno indirizzo scientifico e letterario.
Se negli anni dell'infanzia, quando frequentava la scuola primaria e serviva messa la mattina presto, si è dimostrato un allievo modello, sempre fra i primi tre della classe, le cose cambiano molto con il passaggio al collegio.
I gesuiti, grazie all'insistenza della madre, hanno accettato il promettente allievo a metà retta, ma qualcosa è cambiato nell'animo del giovane Simenon.
Simenon rimarrà per tre anni al collegio Saint-Servais, ma saranno tre anni di continuo, costante distacco dallo studio e dalla scuola.
Nel frattempo la famiglia si è nuovamente trasferita. Questa volta l'indirizzo è in rue de l'Enseignement 27.
L'attività scolastica gli interessa sempre meno, mentre legge avidamente ogni cosa gli capiti a tiro. In particolare, Simenon, ama Alexandre Dumas, Dickens, Balzac, Stendhal, Conrad e Stevenson.
Nel 1915 avviene la sua prima esperienza sessuale, durante le vacanze estive, con una ragazzina di 15 anni che ne ha tre più di lui.
Se l'incontro con il sesso e le sue naturali manifestazioni, mettono il giovane in urto aperto con tutti i castigati precetti religiosi, inculcatigli a scuola e dalla madre, l'esperienza della discriminazione cui è soggetto al liceo, da parte dei compagni più abbienti, a retta intera, gli fa sentire tutto il peso della sua inferiorità sociale.
La sua situazione scolastica si compromette sempre più, fino a quando, nel giugno del 1918, avviene una prima importante svolta nella sua vita.
La Svolta Decisiva nella Vita di Georges Simenon.
Il giovane Simenon ha solo quindici anni nella tarda primavera del 1918. La Grande Guerra ha i mesi contati, ma questo, nella Liegi occupata dai tedeschi, dove vive Simenon, nessuno ancora lo sa.
Lui è un giovane studente in procinto di diplomarsi, ma gli studi li ha trascurati molto negli ultimi tempi. Colpa della guerra, forse, che ha travolto tutte le regole di convivenza. Colpa dell'animo inquieto del giovane, divorato dal quel desiderio di autoaffermazione tipico degli adolescenti, ma che in lui sembra amplificarsi a dismisura. Spende soldi, trascura gli studi, frequenta amicizie discutibili e pericolose.
Sono anche i mesi delle prime prime esperienze sessuali, ma anche del mercato nero e del contrabbando di alcolici. Pomeriggi trascorsi nei locali alla moda della Cité Ardente: partite a biliardo, prostitute, debiti e piccoli furti. L'adolescenza è un'età pericolosa.
Il giovane futuro scrittore, è inquieto e preoccupato. Di lì a pochi mesi lo attendono gli esami scolastici e lui non riuscirà a superarli. Per i genitori sarà una cocente delusione. Per lui un'umiliazione che vorrebbe non dover subire, ma è ormai troppo tardi.
Ed ecco che lo scenario muta inaspettatamente. Un improvviso attacco di cuore svela la reale gravità della malattia cardiaca che affligge da tempo Désiré, il padre di Simenon. L'uomo sopravvive, ma è segnato. Non vivrà a lungo e, certamente, non potrà più lavorare.
Lo stipendio da impiegato delle assicurazioni di Desiré Simenon, è l'unico reale sostentamento della famiglia. Il denaro che la moglie riesce ad ottenere, affittando a studenti alcune stanze dell'appartamento dove vivono, serve al massimo a far quadrare un po' meglio il bilancio, ma non certo a mantenere tutta la famiglia ed a curare un malato di cuore.
I timori che da sempre assillano la madre di Simenon sembrano improvvisamente concretizzarsi. Il futuro si prospetta più incerto. Soprattutto economicamente.
Il quindicenne Georges deve lasciare gli studi e trovarsi un lavoro e deve farlo subito. Per lui, con grande stupore, è quasi un sollievo. Tanto che un po' se ne vergogna. Dovrebbe essere affranto dal dolore e, invece, l'idea di mollare gli studi ed evitare gli esami, quasi gli fa apparire accettabile anche la pericolosa malattia del padre.
Forse le cose sono andate veramente così, forse è una "leggenda", come altre, che Simenon ha costruito per ammantare di una certa nobiltà la scelta, ormai maturata dentro di lui, di abbandonare gli studi. Forse entrambe le cose.
Simenon impara presto dalla vita quanto l'animo umano sia complesso e quanto difficile sia arrivare a comprendere le ragioni profonde di una scelta. Persino le proprie. L'individuo, a volte, fatica a capire se stesso.
Ecco quindi che la madre, Henriette Brüll, gli trova un'occupazione nel laboratorio di un pasticcere. Lei, donna pratica e sempre preoccupata per le incognite del futuro, vede una discreta sicurezza in questo lavoro. Quel tipo di lavoro, artigianale, che si "impara" e che poi ti garantisce sempre il pane in tavola. L'esperienza non dura, perché a Georges, questo lavoro, proprio non piace.
Eccolo, poco dopo, commesso in una libreria. Un amico di suo padre si è adoperato a procurargli quel posto. Si tratta di un lavoro che offre meno garanzie per il futuro, ma Simenon è un avido lettore di libri e, forse, in quell'ambiente si troverà più a suo agio e l'attività gli peserà meno.
Niente affatto! Anche questa esperienza è deludente ed effimera. Dopo poche settimane il ragazzo è licenziato. Ha osato contraddire il proprietario della libreria davanti ad una cliente.
Georges Simenon giornalista a 15 anni!
Così arriviamo al gennaio del 1919. Georges Simenon si presenta alla redazione de La Gazette de Liege. La guerra è finita da pochi mesi e lui gira la città alla ricerca di un posto di lavoro.
Quello che accade a questo punto è, oggi, assolutamente impensabile, ma anche allora non doveva essere proprio una cosa normale. Certo è che gli uomini adulti scarseggiano perché, dalla guerra, molti non sono più tornati.
Il giovane, nemmeno sedicenne, ma certamente molto sfrontato, chiede ed ottiene di essere assunto come redattore, in un giornale quotidiano che tira dalle 25 alle 30 mila copie.
Joseph Demarteau che, a quei tempi, dirige La Gazette (detto anche Demarteau III, perché la sua è una vera dinastia di direttori: se ne conteranno ben quattro alla fine), lo assume sui due piedi e lo invia per la strada a raccogliere notizie. Inizia così la professione giornalistica di Simenon.
Non è il lavoro cui dedicherà tutta la sua futura esistenza, ma certamente sono quattro anni ben spesi, quelli trascorsi lavorando al giornale di Liegi.
Simenon frequenta i bar, le brasseries, i commissariati e le case di appuntamenti. Va a teatro, alle manifestazioni pubbliche, ai funerali della gente che conta. Molte di queste cose le faceva anche prima, da studente, ma ora non è più un perditempo: è un giornalista! Il suo amor proprio non può che esserne appagato.
Nel lasso di tempo che trascorre lavorando alla Gazette de Liege, Simenon, scrive molti articoli di costume, firmati con lo pseudonimo di Monsieur le Coq, per la rubrica Hors du poulailler (quasi 800), 155 articoli a firma Georges Sim e circa diciotto tra racconti e novelle.
Nei suoi articoli Simenon affronta temi di ogni genere: politica, attualità, cinema, scienza, condizioni atmosferiche. Veramente un po' di tutto.
In questa mole di lavoro figurano anche i 17 articoli della rubrica Le Péril Juif (il pericolo giudaico), pubblicati tra il 19 giugno e il 13 ottobre 1921. Sono sicuramente articoli a carattere antisemita.
Sappiamo bene quanto Simenon sia stato, per tutta la vita, assolutamente distante dalla politica. Questo non significa che lo fosse allo stesso modo anche in quei suoi anni di gioventù.
Aggiungiamo poi che, La Gazette de Liege, è allora un quotidiano cattolico ultra conservatore e, di conseguenza, fortemente antisemita. Oggi può certo apparire scandaloso, ma non lo era per niente a quel tempo.
La campagna contro gli ebrei, scatenata dal giornale belga, in quell'estate del 1921, prende le mosse da rivelazioni "sconcertanti", pubblicate a Londra dall'autorevole quotidiano The Times, riguardo i noti "Protocolli dei Savi di Sion".
In un primo momento la prestigiosa testata inglese sembra avallare l'autenticità del documento, che pretende rivelare l'esistenza di un complotto mondiale del giudaismo allo scopo di impadronirsi del potere!
Solo più tardi, il giornale inglese, farà marcia indietro, affermando che il testo fatto circolare è un falso e chiedendo scusa ai suoi lettori.
Niente di più facile che al giovane e promettente Simenon direttore de La Gazette, abbia affidato il compito di redigere quegli articoli e che lui lo abbia fatto semplicemente perché era quanto gli si chiedeva di fare, senza porsi particolari remore o nutrire troppe perplessità. Rifiutarsi, poi, avrebbe significato solo perdere il posto.
Nel 1921 il giovane belga è giornalista ormai da due anni e ci tiene a quel posto. Sente in cuor suo che è proprio il lavoro giusto per fare la gavetta che gli occorre.
Si veste e si atteggia come il personaggio creato dallo scrittore Gaston Leroux e reso famoso da romanzi polizieschi come "Le Mystère de la chambre jaune": il giornalista investigatore Rouletabille.
Simenon gira Liegi in lungo e in largo a caccia di notizie eclatanti e viaggia anche nelle località vicine. Frequenta i bassifondi malfamati allo stesso modo del Gran mondo e dell'alta società. Segue avvenimenti sportivi di grido, come le gare automobilistiche e le manifestazioni aviatorie.
Pubblica articoli sempre più vivaci e ben accolti e, quel che più conta, ha iniziato a pubblicare anche novelle e brevi racconti. Ne appariranno una ventina sotto pseudonimo, nei quattro anni scarsi che trascorre a La Gazette.
Due di questi racconti sono pubblicati anche da Le Rappel, quotidiano cattolico di Charleroi. Il giornale è diretto dal giovanissimo Jean Valschaerts, amico personale del direttore de La Gazette de Liege, Joseph Demarteau III.
Entrambi sono nati a Liegi, come del resto Simenon. I due racconti sono pubblicati nell'edizione domenicale del giornale di Charleroi, il 23 e il 30 maggio del 1920, dopo essere apparsi su La Gazette il 13 e il 27 dello stesso mese. Entrambi portano la firma Georges Sim e sono intitolati rispettivamente, "Bourlingue marie ses filles" e "Oh! Mademoiselle".
Sono l'opera di un ragazzo di soli 17 anni, ma sorprendono per l'acuta conoscenza dell'animo femminile che vi emerge.
Georges Simenon ha trovato la sua strada e vi si avvia con decisione. I passi sono ancora incerti, ma il percorso è chiaro e non lo lascerà mai più.
Questa esperienza, importantissima per lui, dura circa quattro anni. Nel 1921, altro anno decisivo per lui, Simenon svolge il servizio militare obbligatorio.
Un periodo assai breve, grazie ad alcune conoscenze, poi torna a Liegi.
Il 28 novembre di quell'anno muore, improvvisamente, l'amato padre. Désiré, se ne va a 44 anni a causa dell'ennesimo infarto.
Georges si è da poco fidanzato con Régine Renchon, giovane pittrice che Simenon ha conosciuto frequentando l'ambiente degli artisti con cui ama accompagnarsi.
Dopo la morte del padre più nulla lo trattiene a Liegi. Chiede a Régine di aspettarlo, lascia La Gazette de Liége, nonostante i tentativi del suo redattore capo di trattenerlo e parte per Parigi, deciso a giocarsi in quel luogo il suo avvenire privato e personale.
Simenon abbandona la città ardente, la sua Liegi, che porterà nel cuore e nella mente, ma dove non tornerà mai più ad abitare.
È il 10 dicembre 1922, sono le undici di sera e Simenon sale sul treno che lo conduce a Parigi. Vi giunge verso le sette di un mattino grigio e livido almeno quanto i binari della Gare du Nord, che lo accoglie, silenziosa e un po' spettrale e che tanta parte avrà in molti dei suoi romanzi con e senza Maigret.
Finisce un periodo della vita dello scrittore belga, mentre uno nuovo si approssima. Il futuro è ancora incerto, per lui, e non potrebbe essere diversamente, ma la volontà ferrea di Simenon nel perseguire il suo sogno non cesserà mai di sostenerlo, nemmeno per un istante.
Alle sue spalle la famiglia e Liegi, la sua città. Innanzi agli occhi di quel giovane, nemmeno ventenne, Parigi con tutto quello che rappresenta per lui. Nella mente un futuro che sa di meritare ed intende conquistarsi.
Il 24 marzo del 1923 torna a Liegi e sposa Régine, nella chiesa di Sainte-Véronique; ultima concessione alla madre Henriette, che ci tiene moltissimo. Poi riparte subito per Parigi con al fianco la moglie.
È l'inizio di una nuova vita per Georges Simenon.
Il rapporto di Georges Simenon con la Città di Liegi.
Anche se la sua scelta di vita, nel 1922, conduce Simenon lontano dalla città dove è nato, Liegi rimane in qualche modo dentro di lui per il resto della sua vita e, infondo, è naturale che sia stato così.
Molte delle sue opere sono ispirate ai suoi ricordi di Outremeuse, come "Le pendu de Saint-Pholien", "La danseuse du Gai-Moulin", "L’âne-rouge", "Les trois crimes de mes amis", "Pedigree" o "Crime impuni".
Ma anche quando Simenon ambienta i suoi romanzi in luoghi lontani da Liegi, l'atmosfera e gli ambienti della sua infanzia influenzano la descrizione dei luoghi immaginati nella narrazione.
Il testo più noto, in questo senso, è di certo il racconto con Maigret protagonista, che Simenon scrive nel 1946, quando si trova in Canada, intitolato "Le témoignage de l'enfant de chœur", ambientato in Francia, in una città non ben definita, ma molto somigliante alla Liegi della sua infanzia.
Probabilmente vi sono altri romanzi dove, anche se in modo meno evidente, Liegi con le sue vie e le sue atmosfere compare in qualche modo fra le righe dei testi di Simenon.
Liegi è la città dove Simenon è nato ed ha trascorso i primi diciannove anni della sua vita. Sarebbe assai strano se non avesse lasciato in lui una traccia indelebile.
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