Nascita e sviluppo del Cinema.
Nato ufficialmente il 28 dicembre 1895, con la prima rappresentazione pubblica a pagamento nel Salon Indien del Gran Café di Boulevard des Capucines (oggi ristorante Le Lumière dell’Hotel Scribe), il Cinema, in quegli anni, cerca ancora quella sua dimensione specifica che lo identifichi.
Il dibattito sul cinema e sulle sue potenzialità si apre praticamente fin da subito. Quasi non si contano le figure di rilievo, della cultura dell’epoca, che si impegnano a definire ambiti, luoghi e significati del nuovo mezzo espressivo.
Nato come fenomeno quasi circense, il Cinema, sorprende, per il suo rapido successo, gli stessi artefici della sua creazione. I fratelli Lumière non avevano nessuna fiducia nelle possibilità espressive della loro creatura ed arrivarono a definirlo:
Il Cinema? Un'arte senza futuro.
Contrariamente alle fosche previsioni dei suoi stessi ideatori, in breve tempo la diffusione degli spettacoli cinematografici, che allora duravano pochi minuti, diede vita ad una vera produzione industriale.
In principio si trattava soprattutto di brevi documentari o pièces comiche, ma molto presto apparvero le prime riduzioni di racconti, romanzi o soggetti teatrali. Francia, Italia, Germania e Stati Uniti furono le prime nazioni a realizzare una fiorente industria cinematografica, con un conseguente sviluppo delle possibilità tecniche e dei materiali.
Le produzioni rimanevano fondamentalmente artigianali e, pur nell’accanita concorrenza, le varie cinematografie combatterono sostanzialmente ad armi pari almeno fino alla Grande Guerra.
La crisi post bellica in Europa colpì soprattutto Italia e Germania, ma anche la Francia vide calare di molto le sue posizioni sul mercato. Gli Stati Uniti, al contrario, acquisirono una supremazia mai più venuta meno e che dura tutt’oggi.
Nel decennio successivo alla conclusione della prima guerra mondiale, l'industria cinematografica francese attraversò una crisi economica e produttiva. Tale crisi fu amplificata dalla crescente concorrenza proveniente dall'industria cinematografica di Hollywood.
In questo periodo, emerse il movimento conosciuto come "impressionismo cinematografico", il quale mirava a ridurre i costi di produzione dei film e a promuovere il concetto di "cinema d'arte".
Attraverso il contributo attivo di autori come Epstein e Gance, insieme alla riflessione condotta da critici e teorici come Delluc e Moussinac, si delineò un movimento che faceva della "photogénie" il suo tratto distintivo.
La "photogénie" significava la capacità del cinema di trasformare esteticamente oggetti e realtà visibili e conferire loro un nuovo significato.
Sulla linea tracciata da un altro grande teorico, Ricciotto Canudo (inventore della definizione di cinema come Settima Arte che compendia tutte le altre), Louis Delluc traccia una linea netta fra il cinema di élite, destinato ad un pubblico preparato in grado di coglierne le implicazioni artistiche, e un cinema, da lui definito “inguardabile”, che è solo puro intrattenimento popolare e di consumo corrente.
Forse Delluc esagera un po’ nello stroncare così nettamente il cinema commerciale. Ma la banalità di tanta produzione dell’epoca provoca il suo disgusto per la superficialità delle storie narrate e la mediocrità dello stile narrativo.
La sua polemica ha senz’altro il merito di aver focalizzato l’idea che il cinema dovesse trovare un suo linguaggio specifico e che un film non è semplicemente una rappresentazione teatrale proiettata su uno schermo.
Il Cinema come "Settima Arte".
Con Delluc e con i registi e i critici che si riuniscono attorno a lui, la Settima Arte acquista una nuova consapevolezza di se.
C’è la voglia di cercare una maggiore profondità dei contenuti e di indagare le potenzialità ancora tutte da scoprire del nuovo linguaggio.
Lo scenario, per esempio, cessa di essere semplicemente un addobbo secondario ricalcato sul modello teatrale. In un film ogni particolare acquista importanza; anche gli oggetti che compongono la scena, le luci, i luoghi stessi in cui l’azione si svolge. Una particolare predilezione è riservata alle riprese in esterno dal vivo. I nuovi autori sono convinti assertori della poesia intrinseca nella natura.
Per Delluc vi è una qualità poetica intimamente legata alle cose. Qualità che solo il cinema può rivelare, grazie alle sue specifiche caratteristiche di arte visiva. Si tratta di concetti fondamentali che aprono la strada ad una nuova poetica e ad un linguaggio specificatamente filmico.
Il dibattito culturale intorno al Cinema si sviluppa in particolare in Francia. Non poteva essere diversamente perché Parigi è ancora, in quel momento, la capitale culturale d’Europa. Patria elettiva di una geniale bohème di intellettuali e artisti che provengono da ogni dove: il brasiliano Cavalcanti, l’italiano Canudo, l’americano Man Ray, l’ungherese Lászlo Moholy-Nagy e il boemo Bartosch, l’estone Kirsanoff e l’ucraino Deslaw, lo svedese Eggeling, i russi Survage, Mosjoukine, Alexeïeff e Boris Kaufman, gli spagnoli Dalì e Buñuel.
In quest'ansia generale di rinnovamento, la necessità di trovare sempre nuove risposte alle questioni espressive che il Cinema pone continuamente, produce un proliferare di attività, correnti e movimenti artistici in continua evoluzione.
Il particolare momento di difficoltà in cui versa l'industria cinematografica francese, consente un ampio margine di manovra a queste nuove iniziative artistiche. Un margine che, probabilmente, in tempi di "vacche grasse", gli investitori non avrebbero così facilmente consentito.